Secondo uno studio, che ha evidenziato un grosso aumento dall’avvento del professionismo, lo sviluppo fisico del rugby è al massimo possibile
Per la prima volta da quando il rugby ha abbracciato il professionismo, la crescita fisica dei giocatori si è fermata. È questo il risultato di uno studio condotto da Ross Tucker (ricercatore scientifico attivo nell’ambito dello sport) coadiuvato da Stuart Lancaster, Gary Street e Phil Davies. L’analisi, resa nota dal Times, è stata condotta con l’aiuto di sistemi capaci di analizzare i dati scientifico-sportivi in maniera molto dettagliata. Tutto questo quando si è arrivati a un punto dove, come dimostrato dal Sudafrica Campione del Mondo 2019, non si può prescindere dalla potenza e dalle dimensioni fisiche, soprattutto parlando degli avanti che hanno raggiunto taglie a dir poco enormi.
Per sottolineare quest’ultimo dato basta pensare al fatto che guardando la Coppa del Mondo 1991 (dunque ancora non in epoca professionistica) il 25% dei giocatori più pesanti sarebbe stato nella categoria “leggeri” nell’ultima Webb Ellis Cup disputata. Questo però succedeva 28 anni fa, un’età che nel rugby corrisponde praticamente a un’era geologica, e nel quale si sono viste esplosioni importanti dal punto di vista della massa muscolare. Si può dire che ora lo sport ovale è arrivato praticamente al limite? Secondo lo studio eseguito sì, il peso ora si è stabilizzato, perché secondo gli esperti aumentare ancora vorrebbe dire andare a inficiare in maniera troppo negativa le prestazioni, in particolar modo per quanto riguarda velocità e mobilità.
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Analizzando singolarmente l’aumento di peso nei giocatori tra li diverse edizioni della Coppa del Mondo , si vede come l’88% dell’aumento di peso si sia verificato tra il torneo del 1991 e quello del 2011, andando poi a stabilizzarsi, o anzi addirittura diminuendo: questo è il caso dei trequarti nella Coppa 2019. Lo studio ha rivelato dunque come sia stato raggiunto, o forse superato, un certo limite. Un’affermazione che si basa sul fatto che non ci sono stati aumenti di massa media evidenti tra il 2011 e il 2019, con una percentuale appunto in decrescita tra gli ultimi due Mondiali.
I motivi per i quali i giocatori sono aumentati di peso in maniera esponenziale con l’arrivo del professionismo sono parecchi, e tutti ben dimostrati. Innanzitutto le squadre hanno modo di allenarsi molto più a lungo e insieme, i giocatori divenuti professionisti possono dedicarsi al 100% al rugby. Grazie alla creazione delle accademie i giocatori sono formati come professionisti fin da inizio carriera. C’è poi anche un altro interessante punto, legato alle regole del rugby: con l’aumento del numero delle sostituzioni, gli allenatori hanno potuto lavorare su dei giocatori “a cottimo”, che puntano tutto sulla breve esplosività. Questo chiaramente favorisce lo sviluppo di forza e potenza permettendo al giocatore di avere più massa da spostare, contando però che dovrà farlo per un tempo ridotto. E il Times fa un accenno importante scrivendo che questa situazione – ben presente negli ambienti di World Rugby- è già in fase di esame e non sarebbe da escludere una riduzione del numero delle sostituzioni, fatto questo che ovviamente avrebbe un grande impatto sullo sport odierno. Sia dal punto di vista del gioco sotto il profilo tecnico e tattico sia per quanto riguarda la salute degli atleti.
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