Il 67enne siciliano ci racconta il suo programma e la sua visione per il rugby Italiano del prossimo quadriennio
Dopo la candidatura alla presidenza FIR per il quadriennio 2013/2016, a distanza di quattro anni, Gianni Amore ripropone la propria candidatura anche per il mandato 2021/24. Così come gli atri sei candidati lo abbiamo raggiunto telefonicamente per una chiacchierata in cui ci ha illustrato il suo programma rispondendo alle nostre domande. In fondo a questo articolo trovate il link per consultare le biografie e programmi completi di tutti i sette candidati, nonché il link per leggere le rispettive interviste che abbiamo pubblicato.
Gianni Amore, quali sono le linee guida del suo programma elettorale?
La mia idea di Federazione è rivolta soprattutto verso la base, perché curarla adeguatamente vuol dire garantire il miglior futuro al vertice. Per me un aspetto determinante dovrà essere il progetto scuola, che parta direttamente alle scuole per l’infanzia. Si cercherà di stabilire un protocollo d’intesa col MIUR (il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ndr) e per avere insegnanti di educazione fisica a carico della FIR, che tramite le società nel territorio insegnino il rugby ai più piccoli. Un bambino di 3-4 anni è molto facile da far innamorare della palla ovale. Per loro ha grande appeal, il rugby gli permetterebbe di fare cose divertenti a quell’età, “trasgredendo” secondo le regole.
Un altro passaggio importante sarà il ripristino dei trofei delle regioni – che una volta era il primo obiettivo a livello giovanile – Under 16 e Under 18.
Vorrei anche passare dall’attuale sistema “punitivo” per le società che non hanno le giovanili a uno premiante: non ci sarebbero più sanzioni e punti di penalità per le squadre senza Under, ma premi in base al numero di formazioni giovanili che ogni società sarà in grado di schierare.
La novità più grossa per quanto riguarda i settori giovanili quale sarebbe?
L’Under 20 diventerebbe l’unica categoria obbligatoria per le formazioni di Serie A e Top10. Per me sarà difficile che un ragazzo dopo l’Under 18 possa già avere le qualità per salire in prima squadra, ancora non è pronto fisicamente o mentalmente (per la grande maggioranza). Purtroppo in quelle categorie c’è un elevato abbandono, quindi bisogna avere un altro step. Ci vorrebbe dunque la creazione di un campionato Under 20, che sarebbe speculare a quello delle prime squadre di Serie A e Top10, così da avere maggior interesse di pubblico (si potranno vedere due partite insieme) e i giocatori stessi potranno mettere il fiato sul collo a quelli della prima squadra che vedranno impegnati poco dopo.
Inoltre penserei di abolire le Accademie, perché creando un campionato giovanile ci sarebbe la possibilità di osservare e lavorare con un numero molto maggiore di ragazzi. Questo restando in loco, dando diretta continuità all’Under 18 e alimentando lo spirito del club.
per quanto riguarda l’attuale Top10 e al Serie A cosa penserebbe di fare?
Per quanto riguarda il Top10 non ci sono grandi modifiche da operare a mio avviso, se non, ma dipende molto dalle società, ridurre il semi-professionismo che i ragazzi si illudono di avere pensando più al futuro dei giocatori. Idee come le borse di studio potrebbero funzionare per giocare e studiare, così come facevano e fanno alcune squadre. In particolare in Serie A dove ha senso parlare di giocatori-lavoratori e ragionare con l’offrire posti di lavoro o borse di studio.
Capitolo Pro14, la soddisfa l’attuale gestione delle rose? Opererebbe dei cambiamenti?
Il Pro14 è nato per avere un ulteriore livello tra massimo campionato italiano e la Nazionale. Siccome con l’Italia giocano giocatori italiani, per me dovrebbe essere riservato solo a chi ha possibilità di andare con gli Azzurri. Prenderei come modello quello dei Jaguares, che hanno uno staff argentino e solo giocatori locali, e sono anche riusciti a ottenere grandi risultati come la finale del Super Rugby. In Argentina hanno avuto un progetto a media-lunga scadenza che punta solo sui giocatori “nazionalizzabili” e sono riusciti a creare un sistema molto virtuoso.
Discorso Zebre: nel tuo programma affari che “l’obiettivo è quello di arrivare a condurre la propria attività come quella del Benetton” dunque andando avanti con sponsor propri e buona parte di risorse trovate autonomamente. Come si può arrivare a questo?
Penso che la strada migliore sia quella dei risultati. Così sarà possibile avere spazio su giornali e televisioni “costringendoli” a interessarsi a noi. Per arrivarci bisognerà che tutto il sistema sia in grado di fornire dei giocatori di livello alle due franchigie, e grazie all’internazionalità del Pro14 ci sono tutte le possibilità per trovare degli sponsor importanti.
Il suo programma si apre con la proposta che le prossime elezioni federali si svolgano in via telematica o nelle sedi dei comitati regionali senza andare a Roma nel prossimo marzo. Ci spiega tutte le ragioni di questa proposta?
Io mi sono esposto a favore di questo essenzialmente per tre motivi. Il primo è la salute, serve evitare ogni rischio spostandosi quando non del tutto necessario. Anche se ci sarà spazi ampi dove si terrà l’assemblea ci saranno comunque dei rischi nello riunirsi in centinaia di persone.
C’è poi un discorso economico. Partendo da regioni lontane, con la seconda convocazione alle 9.30 bisogna muoversi il giorno prima. Se ci sono società con tre persone al seguito quanto dovranno spendere? Non meno di un migliaio di euro, decisamente troppi in questo periodo.
Infine la possibilità di dare davvero a tutti la possibilità di votare, senza più delegare nessuno. Chiunque muovendosi di pochi chilometri avrà modo di votare, dunque il risultato sarà estremamente veritiero. Purtroppo a quanto mi stato risposto da un funzionario CONI la cosa potrebbe poi prestarsi a possibili ricorsi…
In queste elezioni ci saranno ben 7 candidati, un numero più che triplicato rispetto all’ultima volta (2) e più che raddoppiato in confronto con due elezioni fa (3). Ci sarà uno frazionamento eccessivo dei voti? Non si rischia di andare incontro a un ballottaggio che possa favorire degli accordi tra i candidati?
Sette candidati vuol dire sette teste pensanti che hanno i propri sostenitori, dunque è innegabile che il risultato sarà molto spezzettato. Mi auguro che chi andrà a votare comunque lo faccia pensando prima di tutto alla lettura del programma, per poi scegliere quale sia il migliore, anche se sempre non succede così.
Ritengo scontato il ballottaggio, mi sembra difficile che al primo turno ci sia subito un vincitore, dunque qualsiasi discorso di accordi è rimandato al momento in cui si conosceranno i due che si sfideranno al secondo turno. Per quanto mi riguarda, se uno dei due fosse l’attuale Presidente, io appoggerei l’altro candidato. Altrimenti, chiunque mi andrebbe bene.
Diventasse Presidente FIR, quale sarebbe la prima cosa che vorrebbe realizzare?
Cercherei di portare il rugby negli asili accordandomi con MIUR. È un contesto che conosco perché collaboro con due società che si occupano di fare motricità con la palla ovale ai bambini dell’asilo. Per esperienza posso dire che è un sistema che funziona, in passato sono stati creati letteralmente dal nulla delle squadre di bambini, quindi va esportato il più possibile per attrarre il più alto numero possibile di giovanissimi.
Per quanto riguarda lo sviluppo del rugby femminile, che sta regalando grandi soddisfazioni al movimento italiano negli ultimi anni, quali sarebbero i passi da compiere?
Prima di tutto i club di alto livello dovrebbero avere una sezione femminile. Ci vorrebbero poi degli incentivi per le giocatrici che possano aumentare la loro diaria durante i giorni nei quali sono impegnati con la Nazionale, quantomeno per dare loro un aiuto visto che non sono professioniste ma lavoratrici o studenti. Ci sarebbe anche bisogno di un campionato Juoniores (cha coinvolga le ragazze dai 16 a 19 anni) per permettere alle giovani ragazze più importanti di sfidarsi in un contesto di alto livello. Da non sottovalutare anche l’indennità di formazione quando una giocatrice passa da una squadra all’altra. Penso che vada inserito qualcosa del genere per premiare la società che ha formato l’atleta, altrimenti il sistema andrebbe solo a vantaggio delle squadre con più possibilità economiche.
Un’ultima domanda su un tema che sicuramente ti sta particolarmente a cuore: come aiutare lo sviluppo del rugby nel sud Italia?
Prima di tutto bisogna partire dalle strutture sportive, che attualmente presentano tante situazioni di disagio. Bisognerebbe aiutare le società nei rapporti con le istituzioni e nel modo in cui si interfacciano ai bandi pubblici. La FIR dunque dovrebbe aiutare direttamente le società intervenendo nei bandi stessi, per poi assegnarlo ai richiedenti. Questo permetterebbe di avere dei risultati senza spendere tanti soldi ma portando un po’ alla volta dei piccoli miglioramenti.
Con questo sistema si potrebbero anche reperire altri impianti, visto che quelli che ci sono spesso non bastano.
Le biografie e i programmi completi dei sette candidati alla presidenza FIR sono consultabili a questo link.
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