Anche nel Sol Levante non mancano i problemi nel portare avanti regolarmente lo sport d’élite
Nel solco dei rinvii e delle sospensioni dei tornei in giro per Ovalia – arrivati plurimi nel corso di questa prima parte di settimana, tra Coppe Europee e Sei Nazioni femminile/Under 20 -, anche il rugby giapponese – dove lavorano, tra gli altri, anche elementi del calibro di Beauden Barrett e Brodie Retallick -, colpito dalle ormai note faccende sanitarie, è costretto a fermarsi, ancora prima di iniziare la stagione, almeno per una quindicina abbondante di giorni.
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La Top League, il massimo campionato nipponico, che avrebbe dovuto prendere il via nel weekend entrante, infatti, ha dovuto rimandare la propria partenza, per i 67 casi di positività riscontrati nelle squadre (ancora da capire quanti siano giocatori, e quanti facenti parte degli staff) del torneo, almeno fino alla metà di febbraio.
“E’ estremamente deludente dover rinviare il via del torneo, ad un passo dal kick-off, anche perché avevamo lavorato duramente per rispettare la data che ci eravamo prefissati, ma tutto è cambiato repentinamente negli ultimissimi giorni”, ha spiegato Kensuke Iwabuchi, CEO della federazione nipponica, che spera ancora il torneo si possa concludere entro la metà di maggio.
Concreto, però, è il rischio che i tempi si dilatino, andando ad impattare così sulla preparazione della nazionale giapponese, ferma da un anno e due mesi, in vista dell’attesissima sfida nel Regno Unito, a fine giugno, al cospetto dei British and Irish Lions.
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