Il selezionatore della nazionale giovanile soddisfatto nonostante la sconfitta di Bastia: “Ottimi sull’approccio alla partita e nello scontro fisico”
La nazionale italiana under 20 è uscita sconfitta da Bastia, in Corsica, dove ha affrontato sabato pomeriggio i pari età della Francia in uno scontro finito 25-24 per i padroni di casa, che hanno saputo rimontare 17 punti di svantaggio negli ultimi dieci minuti per uscire vincitori dall’incontro.
Massimo Brunello, selezionatore dell’Italia under 20, è comunque positivo: gli obiettivi principali di questo test sono stati centrati, nonostante il rammarico per il risultato.
Un bilancio di questa partita? Conta più quanto dimostrato nei 70′ in cui si è stati la squadra migliore in campo o ci portiamo a casa soprattutto il peso dei 17 punti subito negli ultimi dieci minuti?
“Era una partita di preparazione programmata sia da noi che dai francesi in vista del Sei Nazioni di categoria che poi è stato posticipato. Abbiamo messo in campo tanti giocatori alla prima esperienza internazionale, che a causa della pandemia non avevano potuto l’anno scorso disputare partite a livello under 18. Il nostro obiettivo era testarli, verificarli.
Credo che sia andata bene: tutto lo staff è pienamente soddisfatto di quello che abbiamo visto contro una Francia con diversi giocatori che hanno già debuttato in Top 14, o che hanno fatto in questa stagione tanti minuti fra campionato espoirs e ProD2. E’ chiaro che poi quando perdi così, quando arriva una sconfitta del genere, brucia. Non ci nascondiamo su questo: quando sei in vantaggio di 10 a due minuti dalla fine pensi ormai alla vittoria.”
Che cosa ha detto ai ragazzi alla fine della partita?
“Ho detto che la mia valutazione su di loro era la stessa a prescindere dal fatto che il drop fosse entrato oppure no. Avrei detto le stesse identiche cose anche in caso di vittoria. I ragazzi erano distrutti, dispiaciuti, ma la prestazione c’è stata e quello che volevamo vedere è emerso nel corso dell’incontro.
Ci sono state anche situazioni strategiche che magari potevamo gestire meglio, come qualche cambio fatto prima o dopo, ma in sostanza tutto era programmato perché il nostro primo obiettivo non era il risultato. Credo che abbiamo centrato tutto ciò che ci eravamo prefissi. Perdere così, lo ripeto, fa male: è anche una questione di esperienza e di gestione della partita, proveremo a farne tesoro.”
Quali sono gli aspetti che avete giudicato in maniera positiva e quali quelli da rivedere? Una delle preoccupazioni principali era quella di un gruppo azzurro che poteva dimostrare limiti di ritmo gara, visto il diverso minutaggio rispetto agli avversari.
“Personalmente l’aspetto che mi faceva più paura alla vigilia della gara era quello mentale. Non avendo esperienza, l’approccio alla gara è sempre un frangente delicato. Devo dire che invece sono stato sorpreso dall’attitudine e dalla presenza mentale continua dei ragazzi nella partita: questo mi ha fatto molto piacere. Abbiamo un gruppo molto unito, che ci tiene, aggressivo.
Secondo, l’aspetto fisico: il primo tempo è stato di un’intensità sbalorditiva. Anche con i colleghi francesi, scambiando qualche parola, abbiamo notato come entrambe le squadre abbiano tenuto un ritmo molto alto nella prima frazione. Credo che in questo caso la preparazione fisica sia stata fondamentale per essere protagonisti nell’incontro, e dobbiamo riconoscere i meriti al lavoro che si sta facendo in questo senso in Accademia e anche, non dimentichiamolo, nei club del Top 10 dove giocano diversi dei nostri giovani.
Infine, dal punto di vista tecnico e tattico devo dire che, visto anche che sull’impatto fisico reggevamo, avremmo forse dovuto avere più fiducia nei nostri mezzi, soprattutto al largo. Rivedendo la partita, ci sono state delle situazioni di superiorità numerica che avremmo dovuto sfruttare meglio. Analizzando con lo staff, la cosa era emersa anche a metà tempo e avevamo provato a incoraggiare i ragazzi in questo senso. Una ragione per cui non siamo andati ad esplorare queste situazioni forse sta in una fiducia che ancora un po’ manca: eravamo un po’ tesi, preoccupati dell’errore, specie nel reparto arretrato, e questo ci ha influenzato nelle scelte. Non è una scusa, o un alibi, ma questa è la situazione su cui dobbiamo lavorare un po’ di più per far passare questo messaggio.”
Quali sono le prospettive dell’Italia under 20 in questa stagione? Si tornerà in campo? Siete riusciti a fare un minimo di programmazione per i prossimi mesi?
“Inutile dire che servirebbero altre partite. Volevamo essere protagonisti al Sei Nazioni, ma ora ci troviamo a fare di necessità virtù. In questo incontro abbiamo usato tanti 2002, quindi giocatori al primo anno di under 20, un po’ per necessità e un po’ pensando già al futuro: più avanti andiamo, più dobbiamo puntare sui giocatori del 2002 in vista anche della prossima stagione.
Per programmare meglio il futuro, aspettiamo di capire quando sarà fissato il Sei Nazioni di categoria. La decisione dovrebbe arrivare a fine gennaio, e allora faremo un piano più preciso. Vorremo fare qualche altra verifica, qualche altra partita. Vedremo se possiamo riuscire ad organizzare incontri con altre nazionali, altrimenti proveremo a ripiegare su qualche squadra del nostro Top 10, se troviamo qualche finestra per inserire un appuntamento.”
Lorenzo Calamai
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