L’head coach dei patavini ci ha parlato del brillante avvio di stagione, e di altri interessanti temi a latere
Al giro d boa – solo teorico (con 13 partite complessive da recuperare) – del campionato di Top10, in vetta alla classifica c’è, in solitaria, il Rovigo di Umberto Casellato, a quota 26 punti. La squadra che, tuttavia, ha maggiormente impressionato in questi primi, difficilissimi mesi di stagione è sicuramente il Petrarca di Andrea Marcato, terzo in graduatoria con 21 punti, ma ancora imbattuto (5 vittorie su 5 uscite) e con ben 3 gare disputate in meno rispetto ai Bersaglieri, sconfitti a domicilio 18-12 nel derby d’Italia, a fine 2020.
Dopo i noti problemi legati all’emergenza sanitaria, ad inizio ottobre, il team dei neri si è messo in marcia a ritmo sostenuto, mostrando una solidità difensiva degna di nota. Sensazione corroborata dai numeri: mai più di 13 punti concessi ai rivali – domenica contro una big del torneo come il Valougby -, per una media di 9,9 punti di media subiti in 5 partite oltremodo significative (Viadana, Mogliano e Valorugby in casa, Rovigo e Lyons fuori), soprattutto vista la presenza nel lotto di sfide disputate di quelle contro emiliani e Bersaglieri, due delle candidate nella corsa al titolo.
“Siamo in un momento molto buono, sia sul profilo mentale che su quello fisico. Con una buona confidenza”, esordisce Andrea Marcato, head coach dei patavini, commentando lo stato di forma dei suoi ragazzi, reduci dalla vittoria casalinga sui diavoli di Roberto Manghi.
“A inizio anno, programmando la stagione con Victor (Jimenez, allenatore degli avanti, ex Viadana e Zebre, ndr), il desiderio era quello di costruire una squadra ‘ruvida’, se mi si passa il termine. Sin dal primo giorno, oltre ovviamente a lavorare per portare in condizione atletica i giocatori, abbiamo cercato di creare la nostra identità, basandoci su fasi statiche (mischia in primis) e difesa. Visto che erano arrivati diversi elementi nuovi, l’idea era quella di partire ancorandoci a due o tre situazioni, da sviluppare al meglio, almeno nei primi mesi. Gran parte del nostro lavoro settimanale, così, si è concentrato sin qui soprattutto sui suddetti aspetti, ed i frutti che stiamo raccogliendo, senza girarci attorno, sono più che buoni”.
Marcato, quali sono gli obiettivi di lungo termine del team?
“Non abbiamo fissato obiettivi a lungo termine. Vogliamo lavorare al meglio settimana su settimana, senza pensare a quanto di buono è stato fatto nelle giornate precedenti, e senza ragionare eccessivamente su classifica e lungo raggio. Di fatto, abbiamo giocato solamente 5 partite, all’interno di un campionato stranissimo, che cambia scenario da un momento all’altro. Quello che ci ha insegnato, sin qui, questo torneo, è che non si può calare minimamente negli standard con cui ci alleniamo e con cui giochiamo. Non possiamo distrarci un secondo, altrimenti…”
Qual è stata la chiave, secondo lei, di questo avvio di stagione così brillante?
“Paradossalmente, quel blocco forzato causa covid di ottobre – con tanti ragazzi costretti ai box -, con il senno di poi, potrebbe averci dato una mano, per quanto concerne l’unità del gruppo. Dopo i primi giorni di stop, che furono abbastanza traumatici, vivere quell’esperienza così dura, e per certi versi surreale, ha forgiato un grande gruppo. La solidarietà che ho visto tra i ragazzi in quei giorni, in termini di presenza e sostegno, sia virtuale su zoom, all’inizio, che pratico, poi, una volta che pian piano i giocatori andavano negativizzandosi, ha reso orgogliosi me e lo staff. Quello spirito è rimasto intatto anche in campo, e si sta notando soprattutto in difesa”.
In questo quanto è stato importante l’esempio e la linea guida tracciata dalla società?
“Se siamo usciti così bene da quel momento, però, è anche grazie e forse soprattutto ad un comparto dirigenziale di primo livello, guidato da Corrado (Covi, ndr) e Vittorio (Munari, ndr), che è stato superbo. Avremmo potuto perdere la bussola, invece, hanno preso in mano la situazione, sin dal primo giorno, facendo sentire grande protezione a squadra e staff: abbiamo dovuto pensare solo a stare meglio – per chi ha avuto sintomi -, e a lavorare sulle questioni di campo, al resto, a tutto il resto, hanno pensato loro. E allora, poi, come fai a non dare il meglio in campo, per una società che ti ha dato un sostegno di questo tipo?”.
Hanno fatto un lavoro importante anche sul mercato…
Ci hanno messo a disposizione una rosa lunga, con 41 giocatori – non è facile comunicare la formazione al venerdì, anche perché finora, tutti hanno colto al meglio le occasioni date loro -, e fatta di tante prime scelte.
In più, abbiamo anche uno staff medico e fisioterapico che sta lavorando in modo eccellente: in campo ci sono sempre 34/35 atleti, e questo ci permette di avere grande scelta, anche in prima linea, dove siamo stati così brillanti non a caso. Da un lato c’è lo zampino fondamentale di Victor, super ascoltato dai ragazzi, che sta seguendo con perizia gli avanti, dall’altro il fatto di poter decidere chi mandare in campo, per quanto concerne piloni e tallonatori, decidendo tra tre giocatori per ruolo, tutti in grande forma, tutti con uno spirito oltremodo positivo.
Un esempio per spiegare al meglio questo spirito?
“Abbiamo la fortuna di avere diversi leader silenziosi: gente che sta performando a grande livello, che adora la competizione, cercando di dimostrare di essere il migliore nello slot, ma che ha il piacere nell’aiutare a crescere i compagni di reparto, senza nascondere loro i segreti del mestiere. Posso fare, ad esempio, il nome di Federico Pavesi (man of the match contro il Valorugby, ndr), che sta facendo grandi in cose in campo ed in allenamento ed è la prima scelta ad oggi nel suo ruolo, ma che al tempo stesso sta dando una grossa mano ad Momo Hasa, pilone del ’01. Questi sono aspetti che fanno la differenza nel team.
A proposito di giovani, state dando un buon contributo alla selezione Under 20. Come hai visto i tuoi ragazzi (e non solo) sabato?
Ho dato uno sguardo attento soprattutto ai momenti che hanno visto in campo i nostri ragazzi. Posso dire, però, in senso generale, che per gli azzurrini non è facile organizzare una stagione del genere, sia perché ci sono tanti atleti dell’accademia che non giocano partite da tempo, sia perché il torneo per il quale si stavano preparando è stato rimandato.
Secondo me hanno fatto una buona partita: si vede la mano di un buono staff, che deve lavorare con tranquillità. Hasa e Ferrarin hanno dato il loro contributo: sono due giocatori interessanti del ’01, molto giovani, che devono ancora crescere. Peccato non ci sia la possibilità di avere in campo la nostra cadetta in Serie A, perché questo avrebbe garantito loro più continuità in campo in stagione.
E poi ci sarebbe Lorenzo Cannone, che però non è stato selezionato per gli ultimi raduni…
Non sta a me giudicare le scelte federali, non entro nel merito. Ne saprà di più la società. Posso dire che Lorenzo da noi ha giocato sempre titolare, senza mai uscire, meritandosi il posto settimana dopo settimana, mostrando non solo talento ma anche giusta attitudine. Si tratta di un giocatore che farà parlare di sé in futuro.
Ad ogni modo, posso dire che Lorenzo (Cannone, ndr) sta vivendo la situazione in modo sereno.
Parlando di Andrea Marcato, invece, recentemente alcune voci ti hanno accostato allo staff del Benetton per la prossima stagione. E’ un’opzione realmente sul piatto?
Non mi devo nascondere su queste cose. Quest’anno, senza ragazzi permit con Treviso, non è che il rapporto con loro (Trevso, ndr) sia andato scemando, ma sicuramente ci sentiamo meno del recente passato. Ci manteniamo in contatto anche perché ho molti amici là, e so che stanno passando una situazione non facile, ma non ho avuto nessun contatto, se parliamo di mio futuro lavorativo in Benetton il prossimo anno. Peraltro, sono contento di stare a Padova: spero di rimanere perché penso sia l’ambiente giusto per me.
Con Victor sono focalizzato su Sabato (quando a Padova arrivano i Lyons, già sconfitti sotto Natala, 11-33 a domicilio, ndr).
Cosa vi aspettate allora dalle partite in arrivo (Lyons e poi Lazio, ndr)?
Non possiamo prendere sotto gamba Piacenza: ha battuto Rovigo, non ha fatto fare punto bonus a Valoirugby e Calvisano, e se non ricordo male i Lyons hanno giocato ogni partita, ergo hanno un ritmo gara notevole. Noi dobbiamo lavorare sui nostri punti forti per metterli ancora una volta in difficoltà, anche se, ovviamente, c’è il desiderio e la speranza di avere di più la palla in mano, e di crescere in termini di volume offensivo, ma anche di qualità. Dobbiamo cercare di non sprecare possessi, di lavorare ogni pallone con umiltà, senza forzare giocate improbabili. Abbiamo bisogno di avere la stessa consistenza difensiva anche in attacco, perché quando sei consistente poi, a cascata, hai più fiducia nei tuoi mezzi.
Sabato sono stato stupito in positivo dal sistema offensivo di Reggio: brillante ed efficace. Noi siamo un paio di passi indietro in quel senso. Vogliamo crescere anche lì.
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