Alla “Gazzetta dello Sport”, il futuro assistente allenatore dei Leoni ha parlato del momento azzurro
Tornerà professionalmente in Italia la prossima estate – dopo la lunga esperienza in Inghilterra, con l’Accademia Wasps -, per allenare i trequarti del Benetton Rugby, a fianco di Marco Bortolami, Paul Gustard e Fabio Ongaro, ma Andrea Masi, ex fuoriclasse azzurro, ovviamente, non ha mai perso di vista situazioni e diversi momenti, più o meno attuali, del rugby italiano, sul quale ha espresso i propri pensieri in una lunga intervista odierna sulle colonne de ‘La Gazzetta dello Sport’.
“Ci sono giovani più preparati di 10-15 anni fa, ma con qualità da affinare. Poi, semi rifaccio al modello britannico, serve anche una miglior organizzazione: i miei giocatori, tra i 18 e i 22 anni, sono tutti professionisti e vivono in un ambiente in cui c’è collaborazione e trasparenza tra prima squadra e giovanili”, ha esordito sulla rosea l’ex Racing.
Cambio di passo del movimento
“Il rapporto FIR-franchigie è migliorato: remare tutti nella stessa direzione, come succede ai Wasps, è fondamentale. Per voltare pagina serve che le franchigie comincino a vincere di più, e poi non meno di 3-5 anni”, ha spiegato l’aquilano, avvicinandosi al discorso legato alla dura sconfitte di sabato scorso, prima di commentare più nel dettaglio quanto visto nel fine settimana all’Olimpico, dove l’Italia è andata a sbattere contro la corazzata Francia, non riuscendo mai a competere con i Blues.
“Stanca, fisicamente in sofferenza”, gli aggettivi e le locuzioni utilizzate da Masi per descrivere, senza giri di parole una squadra azzurra “poco reattiva, come dimostrato dai tanti placcaggi sbagliati. Come se il livello di fitness non fosse adeguato”. E rinnovata, molto giovane (ed al tempo stesso inesperta): forse sin troppo.
Cambiamenti forti
L’ex Viadana avrebbe “cambiato più gradualmente”, riconoscendo a Smith il coraggio di essere superiore a critiche e pressioni: “Il gruppo ha qualità e il processo pagherà”.
Qualità che non mancano di certo anche a Matteo Minozzi, collega di ruolo e di militanza professionale (entrambi lavorano attualmente per gli Wasps), che ha rinunciato alla chiamata in questo inverno, il quale, però, resta un elemento importante per il nostro rugby. Una scelta che Andrea Masi non giudica, ma che crede non finisca per privare l’ex Valsugana della possibilità di vestire nuovamente la maglia azzurra.
“È stata una decisione (quella di Minozzi, ndr) sofferta: dall’esterno non sempre si percepisce la pressione psicologica alla quale un giocatore di alto livello è sottoposto. Non dico se condivido. Ma ora dipenderà da lui: se tornerà al vertice, di un così non si potrà farne a meno”, ha chiarito Masi, sorpreso, infine, per la mancata selezione di Paolo Odowgu, lui sì che difficilmente potrà tornare in corsa per un posto nel team azzurro. “Un’occasione sprecata. Avevo fatto presente il caso: se a novembre fosse arrivata una proposta, l’avrebbe accettata. Non so perché nessuno si sia mosso”, ha concluso Masi, che conosce bene le qualità notevoli dell’ex Sale Sharks.
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