L’estremo degli Harlequins non le manda a dire usando parole piccate per definire il suo rapporto col tecnico
Per l’Inghilterra la vittoria maturata contro l’Italia nel secondo turno del Sei Nazioni 2021 non è stata un toccasana, anzi. L’affermazione di Twickenham, arrivata con il punteggio di 41-18, ha smosso le acque ma – paradossalmente – in negativo, tanto che le critiche pervenute all’indirizzo di Eddie Jones sono quasi raddoppiate rispetto a quanto verificatosi dopo la debacle dell’esordio contro la Scozia nella Calcutta Cup.
L’opinione pubblica e gli addetti ai lavori lo hanno fatto capire a più riprese: questa è una squadra troppo prigioniera del gioco tattico e che lascia poche interpretazioni ai suoi elementi per cercare di creare delle situazioni alla mano.
Inghilterra, le accuse di Mike Brown a Eddie Jones: “Gli ho risposto, non mi ha fatto più giocare”
Un refrain ribadito anche da Mike Brown (72 caps con la Rappresentativa della Rosa), estremo degli Harlequins, che dalle colonne del Daily Mail non l’ha mandata a dire a Eddie, con cui si è capito, non ha vissuto, negli anni passati, un rapporto idilliaco: “L’Inghilterra deve usare di più le armi che ha a dispozione – ha esordito – io, e penso anche chi sia a casa a guardare la partita, non riesco a sopportare questo stile stile di gioco. Ci vuole più creatività, qualcosa che inneschi i trequarti e in particolare il triangolo allargato”.
Poi continua: “Contro l’Italia si è visto qualcosa, ma questo non dev’essere un’eccezione. Anche col Galles servirà questa mentalità. Spero che i giocatori abbiano il coraggio di dirlo a Eddie Jones: d’ora in poi cambiano”.
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Dopo rincara la dose: “So che per un po’ i giocatori hanno accettato le direttive imposte da Eddie Jones, anche perchè è sempre più facile eseguire gli ordini piuttosto che contestare le cose, ma mi auguro che qualcuno abbia il coraggio di sfidarlo. I metodi e il linguaggio di Jones sono conosciuti nell’ambiente ma, ripeto, spero che qualcuno gli dica di cambiare le cose”.
Una precisazione sul suo rapporto col ct: “Prima della Coppa del Mondo del 2019, lui ha fatto un tour in tutti i club di Premiership per parlarci a livello individuale: in quell’occasione ci incontrammo e mi disse che mi vedeva più come un difensore che come un attaccante in gradi di portare il pallone e che avrebbe dovuto capire su quali basi impostare il gioco al Mondiale. Io gli risposi dicendogli che, a mio modo di vedere, ciò non era vero: lui andò su tutte le furie, esplose. Gli portai le mie statistiche per dimostrargli ciò che stessi dicendo, ma niente. Urlava e poi ogni volta che perdevo un pallone in attacco nelle partite successive, non perdeva occasione per farmelo notare”.
“Non ha fatto così solo con me – conclude – lo ha fatto anche con Danny Care e Alex Goode: da allora nessuno dei due ha più rimesso la maglia della nazionale. Io spero che Jonny May e Anthony Watson mettano insieme i video e le statistiche raccolte contro l’Italia per andare da Eddie Jones e dirgli: hai visto cosa abbiamo fatto contro l’Italia? Ha funzionato, dobbiamo continuare su questa strada”.
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