L’head coach a Parigi per una partita del figlio dopo la gara con l’Italia, FFR sotto pressione
Bernard Laporte, il presidente della federazione francese, ha confermato all’emittente televisiva France 3 quello che in Francia si scrive già da giorni: Fabien Galthié ha lasciato la bolla sanitaria della nazionale francese per andare ad assistere a una partita del figlio a Parigi dopo la vittoria contro l’Italia nella prima giornata del Sei Nazioni 2021.
Impossibile certificare le responsabilità del commissario tecnico nel focolaio che si è aperto nel ritiro della Francia circa una settimana dopo, quando Galthié è stato uno dei 16 membri fra staff e giocatori a risultare positivo al tampone molecolare, costringendo così al rinvio di Francia-Scozia della terza giornata del Torneo.
Tuttavia, comprensibilmente, la notizia getta benzina sul fuoco delle polemiche per l’irresponsabile gestione della bolla sanitaria in seno alla nazionale maggiore francese, con Laporte, Galthié e Serge Simon, il vicepresidente federale incaricato di essere il Covid manager del XV de France, messi sotto forte pressione da parte del Governo, dell’opposizione federale e della stampa.
Venerdì scorso la ministra dello sport Roxana Maracineanu aveva lamentato la scarsa trasparenza dei vertici federali: “Il paziente zero è già cambiato tre volte. Se Laporte non ci spiega cos’è accaduto potremmo ritirare l’autorizzazione data a partecipare al Sei Nazioni”.
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Se Galthié sia responsabile della trasmissione del virus all’interno del ritiro non è per il momento dato sapere, ma che sia proprio il commissario tecnico a rompere le regole in vigore risulta ancor più irresponsabile.
Laporte sembra pensarla in maniera diversa: “Per me ha il diritto di lasciare il ritiro in ogni momento se si mette la mascherina.”
“Ha visto la partita del figlio con il direttore generale dello Stade Français Thomas Lombard, che viene anch’egli sottoposto a tampone ogni 3 giorni e portava la mascherina. Non vedo dove sia il problema, ma non sono un dottore.”
D’altronde che la concezione della bolla di Laporte fosse a dir poco particolare, lo si è evinto anche dalle sue parole a RMC, in collegamento radiofonico, quando ha interrotto un giornalista per sbottare: “Ma sapete che significa rispettare la bolla? Non sapete cosa vuol dire, una bolla non è mica un recinto dal quale è vietato uscire. Pure io sono andato a farmi una passeggiata per Roma prima della partita contro l’Italia. Avevo la mascherina, ho incrociato persone ma sono stato distanziato da loro e così facendo non sono uscito dalla bolla.”
“Più che una bolla è un colabrodo – ha commentato un membro anonimo del gruppo francese a L’Equipe nell’edizione di domenica – Dal momento in cui ci sono persone che passano tre giorni a settimana con la famiglia e altre che si vedono una volta a settimana in ritiro senza sapere cosa facciamo negli altri sei giorni, non si può parlare di bolla”.
Intanto alla lista degli scontenti si aggiungono anche i dirigenti dei club di Top 14, che non solo hanno visto i propri giocatori risultare positivi mentre affidati allo staff della nazionale, ma hanno ulteriormente contribuito con nuovi atleti ora costretti all’isolamento per essere poi stati considerati contatti stretti.
È il caso del Tolosa, che dopo Dupont, Marchand, Baille e Mauvaka, tutti positivi, hanno ceduto alla nazionale altri tre giocatori poi rimandati a casa per essere stati contatti stretti di Atonio, che è risultato positivo in un successivo controllo. Questi ultimi sono ora costretti all’isolamento.
“Contavamo su quei giocatori per la settimana prossima, quando giocheremo contro La Rochelle” lamenta il tecnico degli avanti di Tolosa Jean Bouilhou.
Insomma, la frittata non si limita a coinvolgere solo dirigenti, staff e membri della nazionale francese, ma si è estesa a tutto il movimento di vertice in un effetto domino che sembra davvero impossibile possa chiudersi senza che nessuna testa debba cadere.
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