Una conferenza stampa intensa del CT, che nel finale si emoziona: “mi dispiace per i ragazzi, danno tutto”
Una conferenza dalla forte impronta emozionale quella di Franco Smith dopo la brutta sconfitta contro il Galles nella quarta giornata del Sei Nazioni 2021. Il tecnico è apparso teso davanti ai microfoni, consapevole della prestazione deludente ma determinato ad affermare la totalità dell’impegno suo e di tutto il gruppo Italia.
“Fino a questo momento, da quando alleno questa squadra, le aspettative su di noi sono sempre cresciute, anche all’interno del gruppo stesso. Non so se sia giusto dire che questa è la nostra peggior performance, sicuramente è una sconfitta che pesa.”
“Abbiamo fatto molti errori e abbiamo pagato caramente i due cartellini gialli: in inferiorità numerica abbiamo subito 5 delle 7 mete avversarie. Adesso siamo tutti molto delusi, è inutile nasconderlo. Lunedì ricominceremo e ci concentreremo per continuare il nostro percorso preparando la partita contro la Scozia.”
“I nostri errori non sono problemi di concentrazione, come potrebbe interpretare chi vede la partita da fuori o chi non ha mai giocato. Casomai al contrario, provengono dalla volontà di fare qualcosa di più, esagerando, per dimostrare di essere all’altezza.”
“Lavoriamo ogni settimana insieme: io so che nessuno dei ragazzi è entrato volendo commettere un solo errore. Purtroppo però non siamo al livello al quale vogliamo essere. Ci abbiamo messo testa, cuore e palle ma troppo a livello individuale e troppo poco a livello collettivo.”
Smith ha poi toccato alcuni temi ricorrenti delle sfide fra l’Italia e le cinque grandi del Sei Nazioni, come la differenza fisica e tecnica, ma soprattutto di esperienza.
“Dobbiamo complimentarci con il Galles. Sei mesi fa, un anno fa, c’erano dei dubbi su di loro. Però si sono tenuti stretti e ne sono usciti lavorando duro tutti insieme e credendo in quello che fanno. Ed è quello che vogliamo fare noi. Alun Wyn Jones o un Jake Ball, con quei fisici, quelle abilità e quel bagaglio di esperienza per il momento, però, non ce li abbiamo. Dobbiamo continuare a lavorare duro e proseguire nel nostro percorso.”
Durante la partita, il CT è stato più volte inquadrato con le mani fra i capelli, visibilmente frustrato dalla prestazione dei suoi. Ne ha dato una spiegazione emozionata: “Sono una persona di cuore. Do tutto ogni volta. Soprattutto sono umano, e oggi pomeriggio mi sono commosso di fronte alla squadra, anche se non avrei voluto.”
“Ci sono tanti sacrifici che ognuno di noi sta facendo – gli si rompe la voce, e si deve fermare un momento – la mia famiglia non è qua, ad esempio, ma non voglio nemmeno andare a parlare di queste cose… perché stiamo lavorando davvero duro, i ragazzi mettono il loro cuore e il loro corpo davanti a un treno in corsa ogni settimana, ma vengono comunque criticati da ogni lato e mi dispiace per loro.”
Infine, la conferenza verte sullo sviluppo delle competenze individuali dei giocatori. Uno sviluppo che non può avvenire nel ritiro della Nazionale maggiore: “Certo che il percorso di crescita della nostra nazionale non può passare solo dalle 6 settimane in cui stiamo insieme durante un Sei Nazioni. 17 giocatori del nostro gruppo non sono titolari nelle loro franchigie. È un lavoro che dobbiamo fare tutti insieme, anche con la nazionale Emergenti, con l’under 20. Con i giovani dobbiamo lavorare spesso, tecnicamente e fisicamente, ogni volta che ci sono delle occasioni in cui magari non giocano in un fine settimana.”
“Abbiamo già trovato una buona collaborazione con le franchigie dal punto di vista fisico. Per crescere dal punto di vista delle skills dobbiamo impegnarsi a migliorare in momenti diversi da questi durante il Torneo. E poi verrà il momento di occuparci dell’esperienza da un punto di vista mentale e di esperienza: prendete North e Davies, i centri gallesi, hanno quasi 200 caps in due, di fronte a Canna e Brex che giocavano insieme per la terza volta e insieme a Garbisi non fanno 60 caps.”
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