Le idee e i desideri di Marzio Innocenti, a meno di 24 ore dall’elezione

Il presidente federale ha parlato stamattina in una conferenza stampa virtuale

Marzio Innocenti, presidente federazione italiana rugby

Marzio Innocenti, presidente federazione italiana rugby

A meno di 24 ore dalla sua elezione a presidente federale – ventunesimo nella storia di FIR -, Marzio Innocenti ha parlato di diversi temi in una conferenza stampa ufficiale alla presenza virtuale dei media, affrontando diverse tematiche di rilievo, con uno primo ampio sguardo sul quadriennio (2021-2024) che lo vedrà alla guida della federazione italiana rugby.

Obiettivo conoscenza

“Prima di tutto devo conoscere direttamente la macchina federale, da dentro. Ho già dalla mia l’esperienza nel comitato regionale veneto, ma devo parlare e conoscere tutti, vedere concretamente carte e documenti e capire la situazione amministrativa della federazione. Dopo di che, sono tante le priorità, non saprei dire quale possa essere la più importante”, ha esordito-  con idee chiare – il medico classe ’58 di origine toscana, che solleticato sul dialogo con la base, ha spiegato che “Io sono la base. Da oltre sei anni giro per le club house di tutto il paese. Conosco tutti i presidente e lì considero tutti come compagni di squadra. Come ho sempre detto loro, difendiamo i colori della stessa compagine, è anche per questo che ieri sono stato eletto”.

Il discorso, poi, si è spostato sui primi interventi da attuare, anche se Innocenti ha ribadito come sarà necessario diagnosticare con esattezza i problemi. “Prima di fare un qualsiasi intervento operativo, da medico, devo fare una diagnosi del problema. Il primo impegno che mi prendo è quello della conoscenza. Il che non significa che in questo tempo non si farà nulla, bensì si inizierà a lavorare su tutti i fronti del programma”.

“Non ho la bacchetta magica. Se si pensa che l’atto di cambiare il presidente basti a portare ad una modifica sostanziale della situazione, credo si rischi di essere di fronte ad un’analisi superficiale…”

“Il programma stilato – che ho qui con me – racchiude tutto quello che vogliamo provare a realizzare, ma servono anni. Poi, sulle mosse da attuare, sempre utilizzando un paragone con la pratica dei medici, alle volte per salvare un organismo vivente servono alcune pratiche invasive, altre volte però le medesime procedure non si possono attuare perché ne causerebbero la morte. Ergo, ci saranno cambiamenti, anche a brevissimo, ma saranno ragionati, ponderati e soprattutto tali per cui non si finisca per generare un problema più grande di quello per il quale vengono attuati”.

Ricominciare (anche) con i giovani

Pur conscio, a maggior ragione da professionista nell’ambito sanitario, della complessità della situazione attuale, trai primi desideri di Innocenti ci sarebbe quello di riportare sul campo i ragazzi, reduci da un lunghissimo stop agonistico.

“Credo che una delle priorità sia quella di far tornare in campo, per giocare a rugby vero, i giovani delle categorie under 16 e under 18. E’ possibile nel breve termine? Non lo so. La situazione pandemica è fluida, complicato fare previsioni, con la necessità di affidarci alle direttive della commissione medico-scientifica. Ma se ci sarà la possibilità di farlo, ovviamente con massima cura a protocolli, procedure, dovremo cercare di far riprendere l’attività a questi ragazzi. Ovviamente c’è tutta una serie di passi da compiere, prima di arrivare a poter decidere positivamente in tal senso”.

Capitolo franchigie, in ottica fondi al territorio, ed accademie

Sul possibile spostamento di una franchigia a Padova: “Dall’esame – per quanto possibile (avendo accesso solo a quanto pubblicato, e non a tutto ciò che serve per capirli del tutto) – dei bilanci federali, spendiamo troppo per le franchigie, e servendoci risorse da ricollocare sui territori, una ristrutturazione del sistema dovrà essere fatta. Se Benetton, tutto sommato ha una struttura che si regge autonomamente, dobbiamo rendere sostenibili le Zebre”.

“Se ci sarà la possibilità di farlo – lavorandoci -, mantenendole come sono ora, andremo su questa strada, in caso contrario abbiamo delle alternative. Un imprenditore come Alessandro Banzato (presidente del Petrarca, ndr) ha messo nero su bianco alla federazione della sua disponibilità di acquisire la licenza della franchigia, ma sono arrivate richieste ed interessamenti – benché non in forma scritta – anche dall’estero. A queste persone andrà data una risposta anche se probabilmente interlocutoria nel brevissimo termine, perché prima di muoversi, in qualsiasi senso, bisogna avere tutto il quadro della situazione chiaro. Detto che un qualsiasi progetto che decideremo di intraprendere – non solo in questo ambito – dovrà essere compatibile con l’obiettivo primario della federazione, che è quello di conseguire risultati sul campo”.

Sulle Accademie, invece, Innocenti ha ribadito quanto espresso nella lunga intervista di gennaio su OnRugby, con la necessità di riformare il sistema, con la formazione per l’alto livello dedicata ai ragazzi di quarta/quinta superiore, evitando così lo sballottamento di giovani uomini, altrimenti costretti a cambiare diverse scuole. Prima dei 17 anni, dunque, dovrebbe esserci il lavoro di formazione del comitato regionale, e pian piano – anno dopo anno – anche quello dei club, che dovranno avere sempre di più buoni tecnici.

Sui soldi in arrivo dall’ingresso di CVC in Sei Nazioni e Pro14: “Ho sempre espresso chiaramente la mia idea sul fatto che la decisione sia stata presa da altri e che noi di riflesso ci siamo dovuti adattare a questa cosa (cessione di quote del Sei Nazioni a CVC, ndr): ne parlerò con il presidente Gavazzi per entrare più nei dettagli di tutta l’operazione.  E’ comunque una decisione che ci sta, in un momento così difficile, in cui tutte le Union stanno patendo le difficoltà pandemiche, anche se è stato come vendere i gioielli di famiglia”.

“Ad ogni modo, avremo 60 milioni di euro nei prossimi anni. Non verranno distribuiti ai club perché questi risolvano le loro situazioni spicciole. Parleremo con loro, decideremo assieme, come e dove utilizzarli, sicuramente in progetti strutturati che garantiscano la crescita del movimento. Ad esempio? Investendo sulle strutture, per costruire ed adattare (laddove ce ne sia bisogno) l’impiantistica. Oppure sulla formazione, portando a casa su una quarantina/cinquantina di formatori top dall’estero, che possano essere distribuiti sul territori facendo formazione per mesi nei club”.

Sul Top10: “La situazione attuale del nostro torneo nazionale è un problema grosso. Uno sport di carattere nazionale non può sostenersi senza un campionato domestico importante, che ogni settimana attiri attenzione di appassionati, media ed investitori. Credo che un torneo italiano di livello possa avere un’audience molto più alta di quella che sono in grado di generare le franchigie. Non so quanto ci vorrà, ma come detto e scritto nel programma, l’idea è quella di creare una superlega pro – senza retrocessione e promozioni -, a cui si accedere per criteri economici, strutturali e sportivi, con un commissioner ed un consiglio dei proprietari, in stile NBA. Non sarà possibile lanciarla dal prossimo anno, e inizialmente saranno poche le realtà in grado di accedervi, ma vogliamo partire al di là dei potenziali numeri attuali.

Sul rugby nella scuola: “Dobbiamo entrare nella scuola, parlando il linguaggio della scuola. Non serve ndare a fare concorrenza ad un’altra miriade di sport, utilizzando lo stesso approccio degli altri. Dovremo stabilire regole d’ingaggio chiare, con il ministero, innanzitutto per riuscire ad avere accesso a più istituti possibili. Poi, ci dovrà essere omogeneità anche nella proposta degli educatori preposti – ad ogni latitudine -, che dovranno essere formati proprio dalla FIR”.

Sul movimento femminile: “Merita di essere considerato un movimento matura, ecco perché stiamo pensando di strutturare i campionati con una prima ed una seconda divisione, con meccanismo vero di promozioni e retrocessioni. C’è ancora una gap importante di praticanti rispetto agli uomini, ma dobbiamo pensare in grande, e non dobbiamo più considerare le ragazze come una “specie protetta”, bensì i campionati devono avere pari dignità di quelli maschili”.

“Se già abbiamo difficoltà nel trovare investitori sul lato maschile, sul fronte femminile tali complessità si amplificano. Da tempo, tuttavia, sono in contatto con una struttura europea che sta cercando di definire un circuito continentale professionistico. Se prenderà vita ed il progetto sarà ritenuto utile per la federazione, anche l’Italia farà parte di questo circuito con una squadra. Nel caso, ad ogni modo, giocare nell’eventuale team pro non sarebbe vincolante per la presenza in nazionale”.

Infine, sulla figura chiave in federazione, che sia segretario o direttore generale, poco cambia, e sull’accordo con Poggiali: ” In Federazione ci deve essere qualcuno che ha in mano le chiavi di tutto, strettamente legato a Presidente e Consiglio Federale, in grado di mettere in atto quello che si è stabilito di fare. Questa è la figura ricercata, al di là di una mera questione semantica….”.

“Non ho cercato accordicchi, c’è stato solamente un grande accordo politico, ma solo perché ho trovato la sponda giusta in Giovanni (Poggiali, ndr). Un qualcosa che riguarda il carattere e l’essenza di due persone”.

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