Il centro azzurro è sicuro: la nazionale non ha fatto vedere tutto il proprio valore finora, e mette nel mirino la Scozia come ultima spiaggia
Ignacio Brex è sicuro: l’Italia del rugby può essere meglio di così.
Il centro del Benetton e della nazionale lo ha detto chiaro e tondo nel tradizionale incontro con la stampa di inizio settimana: “Ne ho parlato anche con altri giocatori: non siamo quelli che avete visto in campo, sono certo al 100% che possiamo essere meglio di così.”
“Noi ci prepariamo per vincere, sennò non avrebbe senso neanche presentarsi ad una partita. Ci confrontiamo con rivali molto più esperti di noi, ma non dev’essere un alibi. Adesso ci è rimasta una sola partita per poter dimostrare davvero chi siamo e mettere in atto tutto quello su cui abbiamo lavorato in un mese e mezzo qui in ritiro.”
La settimana è iniziata con alcuni allenamenti incentrati sulla difesa, che l’Italia deve riuscire a rinsaldare per poter avere una speranza in vista della trasferta in Scozia, mettendosi alle spalle una partita contro il Galles che però, secondo Brex, non va totalmente gettata: “Oltre al risultato negativo, abbiamo costruito anche qualcosa di positivo in attacco. È così da diverse partite, ma dobbiamo crescere nel risolvere meglio i multifase: ci sono tanti aspetti positivi che però finiscono per non portare punti sul tabellone.”
“Contro i gallesi non credo ci sia stata una differenza fisica o che abbiamo sofferto particolarmente in mezzo al campo, ma siamo andati sotto nel gioco generale, senza riuscire a bloccare il loro avanzamento. Se squadre così riescono ad entrare nel loro flusso di gioco senza avere un freno, sono inarrestabili.”
Diviso fra club e nazionale, quest’anno Brex è andato incontro a una sola vittoria nel corso della stagione, quella contro lo Stade Français in Challenge Cup.
Il collegamento fra le sconfitte delle franchigie e quelle in nazionale, però, influiscono soprattutto sul lato mentale: “Dobbiamo essere bravi a capire che la franchigia e la nazionale sono due ambienti separati. Certo che c’è un collegamento fra i due, ma dobbiamo riuscire a scindere soprattutto l’aspetto psicologico, per evitare che ciò che accade al club si ripecuota poi sull’ambiente nazionale.”
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