L’head coach azzurro ha parlato in conferenza stampa, al termine della gara di Edimburgo
Nell’immediato post partita di Murrayfield, con l’Italia uscita sconfitta 52-10 dal tempio scozzese nell’ultima giornata del Sei Nazioni 2021 in casa della selezione del Cardo, Franco Smith – head coach sudafricano della nazionale azzurra – ha parlato in conferenza stampa, tra match odierno e torneo azzurro, iniziando da una valutazione generale e sottolineando, dopo una domanda sul tema, come non ci siano stati esperimenti estemporanei in queste settimane.
“Non ci sono stati esperimenti, abbiamo schierato quelli che sono i giocatori a nostra disposizione, mandando in campo tantissimi ragazzi giovani, come accade per ogni union quando si apre un nuovo ciclo, dopo la fine della Coppa del Mondo. Non è stato facile, con numerosi ragazzi under 23 – alcuni dei quali con più presenze in nazionale che con le franchigie -, al cospetto di 4 selezioni in cui i giocatori sono a caccia di una maglia nel tour dei Lions, un’extra motivazione speciale”, ha spiegato Smith, analizzando rapidamente quanto accaduto, in termini di scelte e risultati nel corso di queste sette settimane.
“Non sono stati esperimenti, ma c’è un percorso da fare per cercare di portare in alto il rugby italiano. Perché dovremmo cambiarlo ora? Non puoi spiegare a questi ragazzi cosa sia il livello internazionale. Devono viverlo sulla loro pelle. Ora torneranno con le franchigie – dove si fa l’80% del lavoro, e dove dobbiamo migliorare anche in termini di risultati – con un bagaglio di esperienza importante”, ha proseguito l’ex Cheetahs, prima di concentrarsi sulla Scozia.
Sulla partita odierna: “Sono amareggiato per la nostra indisciplina – tra gialli ed eccessivi penalty concessi – e per l’inconsistenza (soprattutto in difesa). Abbiamo alternato – come in tutto il torneo – momenti in cui abbiamo difeso bene, anche per 15 fasi senza concedere calci – qualcosa di ottimo per un team giovane come il nostro -, a momenti in cui abbiamo fatto le cose molto molto male. Sbagliare nove placcaggi sui restart non è accettabile a questo livello”.
Sul futuro a breve termine: “Oggi devo stare tranquillo nell’analisi, perché sono ancora molto frustrato. Da lunedì inizieremo a lavorare sui prossimi mesi con lucidità. Sicuramente ci portiamo dietro l’amarezza delle sconfitte. Ma in 1000 gare pro della mia vita nel rugby, tra quelle da giocatore e quelle da allenatore, forse solo il 10% mi ha dato piacere. Per il resto, invece, tutte le altre mi hanno trasmesso la necessità di lavorare ancora più duro, di concentrarmi sul recupero, di metabolizzare, analizzare e superare le sconfitte”.
“Vedo un gruppo con l’attitudine giusta. Molto deluso per i risultati e conscio di essere attualmente indietro, anche e livello mentale, rispetto alle altre, ma sono i ragazzi giusti per dare un futuro alla Nazionale. Anche da una prestazione come quella di oggi dobbiamo trarre delle lezioni”.
Sui problemi difensivi, e gli eccessivi punti concessi: “Le mete subite arrivano da tante situazioni differenti. Abbiamo lavorato molto sulla difesa, per la quale, come ovvio che sia anche per le altre componenti fondamentali del (nostro) gioco (attacco, breakdown, piano di calci, set pieces), assegniamo compiti specifici e dettagliati, lavorando tantissimo – come gli altri staff tecnici -, tra analisi video e lavoro sul campo. Ad ogni azione corrisponde una reazione, con delle conseguenze: se teniamo più il possesso ci esponiamo a difficoltà sul punto d’incontro, se calciamo dobbiamo placcare di più ecc ecc. Ergo, dobbiamo mettere assieme e migliorare più aspetti del gioco, non è solo un problema legato ad una specifica situazione in difesa”.
Anche perché, poi, parlando dello standard richiesto: “A questo livello non puoi nascondere niente, se qui tutto non funziona al massimo delle possibilità, ogni errore si paga a carissimo prezzo, come è successo a noi in questo Sei Nazioni. Se ogni giocatore fa anche un solo errore, sono quindici errori complessivi, un numero che non possiamo permetterci”.
A fargli da eco, poi, anche il capitano Luca Bigi, estremamente deluso, ma già proiettato al futuro: “E’ una durissima lezione da mandare giù, dobbiamo essere duri con noi stessi come siamo stati dopo ogni gara, continuare a lavorare e non mollare di un centimetro. Questo Sei Nazioni ha rappresentato un’esperienza per tutti, dobbiamo rimanere uniti, non mollare e, per chi meriterà la convocazione, ritrovarci a giugno per il tour con lo stesso atteggiamento e la stessa voglia di andare avanti che abbiamo dimostrato, per noi stessi e per tutti coloro che da casa ci sostengono e che meritano di più”.
La conferenza stampa integrale
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