Da Wayne Barnes, che stavolta fa da ambasciatore e divulgatore per World Rugby
Da un po’ di tempo a questa parte uno dei fischietti migliori del palcoscenico internazionale, l’inglese Wayne Barnes, sta comparendo molto sui social network con un ruolo complementare a quello che svolge sul campo: il divulgatore, per così dire, del regolamento.
E così la federazione internazionale ha deciso di scegliere il suo volto per aiutare a spiegare l’Head Contact Process, ovvero l’evoluzione dell’High Tackle Sanction Framework in funzione dal 2019.
Con questi strumenti, World Rugby sta cercando di influenzare i comportamenti dei giocatori in campo per evitare il più possibile contatti pericolosi e dannosi per la salute degli atleti. Il deterrente utilizzato è il cartellino, giallo e rosso.
Il recente Sei Nazioni ha visto un ammontare di cartellini rossi (5) pari a quello dei 14 anni precedenti messi insieme. L’ultima giornata del massimo campionato inglese, la Premiership, ha invece fatto registrare 22 sanzioni, fra gialli e rossi, in 6 partite.
Per aiutare a diffondere il verbo al pubblico, ecco quindi l’intervento di Wayne Barnes, che illustra i dettagli dell’Head Contact Process, elaborato durante il World Rugby Player Welfare and Laws Symposium dello scorso anno e divenuto operativo dallo scorso febbraio, cioè dall’inizio del Sei Nazioni 2021.
Already in place during the 2021 @SixNationsRugby, top international referee @WayneBarnesRef explains the Head Contact Process (#HCP) and its role in changing behaviours among everyone involved in rugby.#WorldRugbySymposium @EnglandRugby pic.twitter.com/73Cp6MFMv5
— World Rugby Media (@worldrugbymedia) March 30, 2021
“La tutela della salute dei giocatori è ed è sempre stata la priorità numero uno nel mondo del rugby – dice l’arbitro – con la prevenzione dei colpi alla testa in cima alla lista.”
“Ecco perché è stato sviluppato un nuovo processo decisionale per i contatti con la testa” prosegue Barnes, evidenziando la differenza rispetto al framework precedente, che si occupava solamente di quei contatti derivanti da un placcaggio alto.
Come il vecchio framework anche l’Head Contact Process è rappresentato da un albero di decisioni che si ramifica a partire da una serie di domande: c’è stato contatto con la testa? Il contatto è derivante da un fallo? Qual è il grado di pericolo dell’intervento? Ci sono fattori mitiganti?
Il livello di pericolo viene giudicato attraverso l’ammontare di forza utilizzata da chi ha commesso il fallo e dal fatto che il contatto con la testa sia diretto o indiretto, mentre fattori mitiganti sono un improvviso cambio della posizione del giocatore che ha subito il colpo o un chiaro tentativo di abbassarsi da parte di chi commette il fallo.
Al nuovo framework ha lavorato un gruppo di lavoro molto ampio, di cui hanno fatto parte rappresentanti dei giocatori come Conrad Smith e Richie Gray, tecnici come Gregor Townsend, lo stesso Wayne Barnes e il collega Jaco Peyper, membri delle commissioni disciplinari e mediche, il capo degli arbitri internazionale Joel Jutge e il responsabile tecnico del rugby di alto livello Joe Schmidt, l’ex head coach della nazionale irlandese.
Dopo il Sei Nazioni questo metodo decisionale di affrontare i colpi alla testa sarà quello universalmente adottato dagli arbitri attraverso delle linee guida del regolamento.
Se nell’immediato potrà continuare a generare partite con un alto numero di cartellini, nel medio periodo vorrebbe riuscire a cambiare il comportamento dei giocatori per salvaguardare la loro stessa salute.
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