Il santone All Blacks ha criticato il gioco nel suo paese, sottolineandone alcuni aspetti che secondo lui sono ripetitivi e robotici
Se c’è un personaggio sempre molto ascoltato in Nuova Zelanda questo è Wayne Smith. Il guru del rugby oceanico, mente dietro i successi nelle Coppe del Mondo 2015, attualmente è impegnato con i Kobelco Steelers della Top League giapponese, ma ha affermato di non essere troppo soddisfatto di quello che sta succedendo in patria. Parlando a The Breakdown ha detto di sentirsi deluso dal Super Rugby Aotearoa, dicendo che “Mi sembra che sia diventato tutto molto robotico, quasi ripetitivo. Vedo moltissime azioni organizzate nello stesso modo, con un pod di tre giocatori che va a contatto. Due puliscono la ruck e si riparte, facendo diventare il tutto un po’ troppo prevedibile. Mi piacerebbe vedere qualche opzione diversa anche per chi non porta avanti il pallone”.
Smith ha poi aggiunto come oltre la metà delle segnature avvengono dopo poche fasi di gioco. Non tutte le squadre del Super Rugby Aotearoa sono finite nel “mirino” di Smith, che invece ha detto cose positive degli Highlanders, nonostante il loro ultimo posto in classifica: “Sanno come mantenere vivo il pallone. Vero, c’è qualcosa del loro gioco che non funziona, ma sono belli da vedere con i loro sostegni. I loro giocatori arrivando già pensando che potrebbero ricevere un offload prima di andare a spazzare il raggruppamento”.
Wayne Smith è passato poi a parlare della realtà nella quale lavora, cioè il Giappone. Secondo lui il ritmo in Top League è estremamente elevato, anche per dei colossi: “Basta pensare a Brodie Retallick. Pesa oltre 115 chili ma è bravissimo ad adattarsi al tempo della gara. Qui stiamo costruendo un vero stile offensivo, anche perché abbiamo lavorato molto nel sostegno e nel supporto”.
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