Le parole del flanker azzurro a Talking Rugby Union, spaziando dalla nazionale al Benetton
Il flanker dell’Italia e del Benetton Sebastian Negri è uno dei sette giocatori anglofoni che collaborano con il portale inglese Talking Rugby Union, offrendo dettagli e punti di vista dall’interno del rugby giocato.
Nella sua ultima rubrica, Negri ha avuto l’opportunità di tornare sul Sei Nazioni appena concluso e di guardare avanti alle sfide del suo Benetton in Challenge Cup e nella Rainbow Cup.
“Penso che abbiamo performato bene contro l’Inghilterra e a tratti nella partita contro il Galles, ma se guardiamo a tutto l’arco del Sei Nazioni siamo davvero delusi di noi stessi – ha scritto il numero 6 azzurro in uno dei passaggi salienti del suo contributo – È ora di guardarci allo specchio e prenderci le nostre responsabilità, lavorare su ciò che non ha funzionato e ritrovarci.”
“Qualcuno potrebbe non essere d’accordo, ma penso ancora che abbiamo un gruppo molto giovane di giocatori che hanno dimostrato cosa possono fare e credo ancora che il percorso che stiamo facendo sia entusiasmante. So quanto sia difficile crederlo visti i risultati, ma dobbiamo sforzarci di tenere ciò che c’è di positivo e non preoccuparci troppo di quello che dicono gli altri, concentrarci sulle cose che possiamo controllare.”
All’interno di un gruppo con poca esperienza, che ha perso alcuni dei suoi principali leader tecnici e morali prima del Torneo, Sebastian Negri si è trovato a dover essere un punto di riferimento per la squadra. Alla fine del Sei Nazioni è stato uno dei giocatori che ha portato più palloni in assoluto (64) e il quarto migliore per avanzamento dopo il contatto (classifica guidata da Johan Meyer).
Un ruolo che egli stesso riconosce: “Sappiamo che si parla di noi, che c’è quel rumore di fondo. Dopo un torneo così è normale risentire di nuovo la solfa sul ‘perché l’Italia è ancora nel Sei Nazioni?’. Non è facile continuare a essere positivi, ma è mio compito come uno dei ragazzi più esperti del gruppo di essere di supporto e d’aiuto a questi giovani. Tocca a me ad alcuni altri farli andare avanti. Dobbiamo rimanere uniti e mostrare alla gente perché meritiamo di stare nel Sei Nazioni.”
Negri poi si dimostra entusiasta di essere di nuovo a Treviso, con l’obiettivo di sconfiggere Agen e approdare ai quarti di finale della Challenge Cup, là dove nessuna squadra italiana è mai arrivata.
Un pensiero finale è rivolto a Ian McKinley: “Sono stato molto fortunato a giocare con lui e qui è diventato uno dei miei migliori amici. Gli auguro il meglio nel futuro: qualsiasi strada percorrerà sono sicuro che avrà successo, perché Ian McKinley è un mito.”
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