La patavina ci ha raccontato delle emozioni dell’ultima meta azzurra contro le inglesi e della sua vita parigina
Il debutto dell’Italia al Sei Nazioni femminile 2021 andrà in scena nel pomeriggio di domani, a Parma, contro l’Inghilterra (ore 15, diretta su Eurosport 2 ed Eurosport Player). Una sfida che, nelle ultime 3 stagioni, da quando le britanniche sono diventate a tutti gli effetti una squadra pro, ha riservato, alle azzurre, poche soddisfazioni (169-3, il computo totale degli ultimi tre confronti) e nessuna meta.
L’ultima marcatura pesante, siglata da una ragazza di Andrea Di Giandomenico, contro la corazzata britannica è arrivata nel febbraio 2018, al Mirabello di Reggio Emilia, quando al debutto nell’edizione di quell’anno nel torneo, le azzurre disputarono un primo tempo superbo, andando alla pausa lunga sul 7-7 (le ospiti vinsero 42-7).
A segnare fu Valentina Ruzza, seconda linea classe ’92, all’epoca in forza al Valsugana, figura centrale nei successi dell’ultimo lustro, anche se attualmente fuori dal giro della nazionale, focalizzata sull’esperienza lavorativa a Parigi che le sta regalando grandi soddisfazioni, con un occhio sempre vigile, però, sul mondo ovale.
“Ricordo quel momento e quella partita molto bene; era stato un primo tempo molto concitato, le inglesi avevano segnato da maul, ma noi ci eravamo ricomposte e avevamo reagito bene e alla fine dei primi 45′, dopo una serie di attacchi ripetuti vicino al breakdown, ho chiamato palla velocemente, trovandomi poi in area di meta, capendo solo qualche istante dopo che avevo effettivamente segnato (sorride, ndr)”, ricorda con piacere ed emozioni ancora vive, raggiunta da OnRugby, Valentina Ruzza, tornado su quel momento di grande soddisfazione, per lei e tutte le compagne.
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Da lì in poi, nelle tre gare successive, però, difficoltà enormi, con il loro passaggio al professionismo…
Partiamo dal presupposto che non siamo mai scese in campo con l’idea preventiva di perdere, cercando sempre di fare il nostro gioco e di portare avanti il nostro sistema, ma chiaramente c’è sempre stato quel momento, all’interno degli 80’ contro le inglesi, in cui premono sull’acceleratore e creano un gap fisico e non solo difficile poi da colmare. Fa parte della loro mentalità quasi di “eliminare” ogni velleità altrui – almeno su quel piano – , anche se la partita è ancora in stallo in termini di punteggio.
Cosa si può fare di diverso per provare a creare loro più difficoltà? Come stai trovando le ragazze, con le quali immaginiamo tu ti senta regolarmente?
“Conoscendo le ragazze, il loro entusiasmo e la voglia di ritornare a giocare il Sei Nazioni saranno una grande spinta per fare il miglior risultato possibile. Sicuramente l’Inghilterra ha messo ben in chiaro le cose già dalla settimana scorsa con la Scozia, ma sono sicura che le ragazze e Andrea stanno preparando al meglio la partita, per sfruttare i nostri punti forti e approfittare di quei dettagli che anche le inglesi possono lasciare per strada”.
“Poco tempo fa ho incontrato Silvia Turani, in occasione della partita a Parigi del suo Grenoble, e mi ha detto (anche se purtroppo non sarà della partita), come dicevo prima, che c’è sempre entusiasmo e desiderio nell’affrontare questo tipo di gare su un palcoscenico come quello del Sei Nazioni”.
“In più vogliono ben figurare, consce della “fortuna” di riuscire a scendere in campo nonostante il momento così particolare e poter così rappresentare al meglio tutto il movimento azzurro”.
Come procede l’esperienza in quel di Parigi?
“La mia vita parigina prosegue molto bene. Chiaramente, la situazione attuale non è delle migliori, diciamo che non è la Parigi che tutti si immaginano – anche se ci sono alcuni lati positivi, come la possibilità di godersi luoghi turistici senza folle oceaniche di turisti -, e allo stesso tempo è da quasi un anno che non rientro in Italia dalla famiglia, ma contestualmente sto vivendo tante belle situazioni”.
“Al momento (in rosa con lo Stade Francais, quest’anno non è scesa in campo in elite 1, ndr), il lavoro occupa una bella parte della mia vita; di recente, ho avuto delle belle soddisfazioni – occupandomi non più solo dell’aspetto di interpretariato (materia in cui la ragazza patavina vanta una laurea, ndr), ma anche parte di logistica italiana per l’azienda in cui svolgo professione – che mi hanno vista focalizzata pienamente su questo aspetto, mettendo da parte il rugby”.
“È stato strano per me, perché per 20 anni le mie giornate sono ruotate praticamente solo attorno al rugby e al campo, e sicuramente ci sono sensazioni che mi mancano molto, come lo spogliatoio e le emozioni prima di scendere in campo o “banalmente” anche un allenamento sotto la pioggia”.
“Fortunatamente, mi trovo in un Paese dove si respira quotidianamente il rugby, a 360 gradi, e anche nei panni di spettatrice e tifosa riesco a “sopperire” a questa mancanza, sperando che presto si possa tornare a godersi le partita direttamente allo stadio”.
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