Le parole del leone a poche ore dalla storica sfida dei quarti di Challenge cup, contro i forti transalpini
Nella stagione del Benetton Rugby e nel Sei Nazioni azzurro, l’assenza (dalla Autumn Nations Cup) di Bram Steyn non è certo passata inosservata, con la figura del flanker di origine sudafricana sempre di fondamentale importanza sia per quanto prodotto in campo che per carisma. Un’assenza dettata da problemi alla schiena che stanno andando via via risolvendosi, senza la necessità di un intervento chirurgico.
“Sto molto meglio. Il percorso di recupero sta procedendo bene. Sto riprendendo la miglior forma possibile, ma non sono ancora al 100%. Rientrerò solamente in quel momento, per poter dare alla squadra una prestazione ottimale, e non un surrogato. La speranza è quella di riuscire a disputare una sfida della Rainbow Cup, ancor di più visto che giocherei contro squadre fortissime del mio paese, e diversi ragazzi che conosco bene. Però, per ora, non è una cosa certa ce la faccia, anche perché il torneo inizia tra una decina di giorni”, ci ha spiegato l’internazionale azzurro, fiducioso sul suo ritorno in campo, pur conscio delle difficoltà a cui andrà incontro, anche solo per recuperare il posto.
“Sicuramente, poi, sarà molto difficile tornare in campo, dopo così tanto tempo fermo. Anche perché i ragazzi giovani nel mio reparto stanno facendo veramente bene. Hanno sfruttato con grande desiderio ed energia tutte le opportunità che hanno avuto, portando sul campo miglioramenti, settimana dopo settimana. Sia nel mio reparto che tra i trequarti, se penso ad esempio a Tommaso Menoncello posso dire la stessa cosa”.
“Sono andati oltre le aspettative, perché sono stati lanciati subito nella mischia. Non sono passati attraverso un “apprendistato” da subentranti e non sono stati centellinati. Hanno dovuto lavorare subito al meglio, in una realtà complessa come il Pro14, facendo bene”.
Cosa non ha funzionato, invece, in questa annata di Pro14?
“Senza presunzione o arroganza, penso che la cosa che non ha funzionato sia la pandemia, che ci ha creato enormi difficoltà. Tenere tutti uniti è stato difficilissimo, con più limiti rispetto ai giocatori in campo in Inghilterra o in Francia. Tenere sempre unita la squadra, fare cose assieme al di fuori dagli allenamenti è stato impossibile, e si è visto… diventa difficile. Dopo allenamento ognuno va a casa sua, e deve stare lì.
“I risultati poi sono stati negativi, ma abbiamo mostrato grande orgoglio in questo finale di anno. Nonostante difficoltà, assenze e infortuni, con situazioni beffarde in chiusura di diversi match, negli ultimi mesi, si sta continuando a lavorare per crescere. Sarebbe stato facile dire ‘ok, buttiamo via quest’anno’, invece i ragazzi stanno lavorando durissimo per migliorare ogni settimana”.
Cosa ti aspetti dalla sfida di stasera a Montpellier (ore 21, Sky Sport Arena)?
“Devi giocare sempre con la stessa mentalità. Ogni partita va giocata al massimo, che sia la finale del Mondiale, il quarto di Challenge storico o la prima partita della stagione contro la squadra sulla carta più debole del campionato. I ragazzi devono giocare con quella mentalità, in primis… poi viene tutto il resto”.
Hai giocato contro e con tantissimi dei ragazzi del Montpellier. giocatori di grande talento…
“Certo, si tratta di una grande sfida, contro un team di talento assoluto. Conosco benissimo diversi elementi loro, tra gente in campo e grandi assenti – come Pollard, Serfontein e Goosen -, e stiamo parlando di atleti di livello mondiale. Abbiamo l’occasione di far vedere che siamo all’altezza della situazione contro avversati così. Servirà una partita come quella contro Tolone tre anni fa, in quei sfiorammo il successo in Champions Cup. Spesso capita che queste squadre ci sottovalutino, e allora la partita finisce nelle nostre mani: dobbiamo entrare subito nel match a mille all’ora, dobbiamo mettere loro paura, levare la confidenza che si portano con loro, e lavorare al meglio con le nostre strutture”.
“Ovviamente, mi avrebbe fatto piacere essere in campo a dare il mio contributo… ma confido nei leoni”.
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