Giocatori e allenatori del Super Rugby Aotearoa ne criticano l’uso
Il Super Rugby Aotearoa ha un problema con il TMO “a chiamata”. Gli allenatori e i tecnici del campionato neozelandese di rugby, che da quest’anno aveva provato a introdurre una sperimentazione regolamentare lasciando alle squadra le possibilità di chiamare la revisione arbitrale – in alcune situazioni – in base a ciò che avevano visto e percepito durante il flusso del gioco, infatti non sembrano gradire la soluzione.
TMO: nel Super Rugby Aotearoa arriverà “la chiamata” per i capitani
In Nuova Zelanda non piace il TMO “a chiamata”
A “lanciare l’allarme” è stato per primo Scott Barrett che ha chiaramente detto: “Rallenta il gioco. A me la regola non piace, anche perché a volte va a punire cose che succedono lontane dal punto di incontro e di cui, se non eclatanti, nessuno si cura. I capitani inoltre vanno a perdere un po’ di focus sulla partita per osservare cose marginali e poi, aggiungo, alcuni giocatori sembra che se la prendano sul personale se gli fai una chiamata contro”.
Affermazioni forti, che sono state riprese e sposate anche dal tecnico dei Blues Tom Coventry: “Gli arbitri hanno buoni occhi per giudicare: lasciamo che siano loro a giudicare. Questo start and stop non fa bene a nessuno. Il rugby è un gioco che ha bisogno di flusso e di continuità, non è uno sport statico, dove c’è già un po’ più di abitudine alla “pausa”. Sappiamo che questo è uno sport difficile da arbitrare, ma così stiamo rendendo le cose ancor più complicate: armiamoci di comprensione ed empatia e lasciamo i direttori di gara tranquilli”.
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