A placcare Nick Williams ci hanno provato in tanti, ci sono riusciti in pochi. Una di questi non ha mai giocato a rugby
Nick Williams, in carriera, è stato un treno difficile da fermare. L’Anonima Piloni vi racconta di quando i Cardiff Blues gli hanno teso la trappola più bella.
Aperture coraggiose. Mediani di mischia incoscienti e pieni di pelo sullo e nello stomaco. Trequarti con una ricca assicurazione sulla vita e uno stuolo di parenti pronto ad approfittarne. Piloni e seconde linee che ci provano, terze che provano a reggere l’urto.
Ci hanno provato in tanti, quasi tutti.
Nick Williams, però, lo hanno fermato in pochi.
Molto pochi.
Che non sono tanto quei centotrenta chili distribuiti su centonovantuno centimetri, sono cadute sequoie più grosse da qualche anno a questa parte. È tutto quel che c’è dietro, a far paura: quella corsa perpetua, due gambe come due pistoni inesauribili. Quello che c’è dentro: una furia agonistica indomabile, una voglia di vincere e di andare oltre solo parzialmente intellegibile in una faccia da guerra che avrebbe impressionato il Sergente Maggiore Hartman. E un DNA di un certo lignaggio, se è vero che un fratello e un cugino stanno lasciando tracce discretamente importanti nelle alte sfere. E no, non dite che Tim Nanai-Williams e Sonny Bill Williams non li avete mai sentiti nominare.
Lo hanno fermato in pochi. In Nuova Zelanda, per iniziare, dove ha vestito le maglie di North Harbour, Blues e Junior All Blacks. In Irlanda, sponda Munster. Perfino in Italia, agli Aironi. Un numero 8 così, alle nostre latitudini, era da tempo che non si vedeva, se escludiamo un giovanissimo Sergio Parisse alla Benetton. Di nuovo in Irlanda, a Belfast. E poi a Cardiff.
Una bestia, sportivamente parlando. Un treno che punta dritto e non accetta di buon grado soste, fermate o freni di emergenza di alcuna sorta.
Ci hanno provato in tanti, quasi tutti.
Nick Williams, però, lo hanno fermato in pochi.
Molto pochi.
Non tutti, però.
I Cardiff Blues, per esempio, che indovinano la tattica e stanano il loro numero 8.
Galeotto fu il Natale e un premio per chi ha le sue radici ben piantate in un altro emisfero. Un abbraccio del coach, un videomessaggio della mamma, Aolele, in cui gli dice che è fiera di lui.
Poi lui si gira. Aolele è lì.
La sua attaccatura dei capelli non arriva alle spalle del figlio. La circonferenza del suo busto, forse, non può pareggiare il perimetro di una coscia di Nick.
Eppure Nick, padrone di trentasei anni, centonovantuno centimetri e centotrentachili, piange.
Neppure si sapeva se quella statua con il numero 8 impresso sulle spalle potesse soffrire di perdite dai dotti lacrimali.
Eppure Nick piange.
Di gioia.
Perché mediani, trequarti e avanti avversari passano. E ci si può passare sopra, a volte.
Con Aolele non ci sono scuse che tengano.
E nemmeno coi Blues.
Lei resta. Loro restano.
E sta lì a ricordarci che puoi essere il treno ovale più potente e più furente del mondo, che puoi devastare linee di difesa avversarie e schiacciare palloni in meta quasi in solitaria.
Davvero, puoi pure essere onnipotente, con l’ovale in mano.
Ma se non hai squadra, né radici, corri solo su binari, senza lasciare traccia.
Nick lo sa, lo fa capire da ogni centimetro quadrato di pelle, muscoli, ossa e tendini. Nasconde le lacrime con una mano, quasi una sorta di autodifesa, ma la felicità placca più duro di qualsiasi tentativo di proteggersi.
E, ne siamo certi, ringrazia ogni giorno per tutto quel che ha ricevuto, fuori e dentro il campo, tra Nuova Zelanda, Irlanda, Italia e Galles.
Anche quando non è Natale.
Hanno placcato Nick Williams.
Mai vista così tanta umanità al metro quadro.
Cristian Lovisetto – Anonima Piloni
Il commuovente video dell’episodio raccontato in questo articolo, avvenuto in occasione del natale 2019, potete trovarlo a questo link.
Leggi anche: “Nick Williams si ritira: dice addio al rugby giocato” l’articolo che gli abbiamo dedicato quando si è ritirato dal rugby giocato.
Tutte le precedenti puntate di Anonima Piloni le trovate qui.
Cari Lettori,
OnRugby, da oltre 10 anni, Vi offre gratuitamente un’informazione puntuale e quotidiana sul mondo della palla ovale. Il nostro lavoro ha un costo che viene ripagato dalla pubblicità, in particolare quella personalizzata.
Quando Vi viene proposta l’informativa sul rilascio di cookie o tecnologie simili, Vi chiediamo di sostenerci dando il Vostro consenso.