Le sudafricane non verranno in Europa, si giocherà un doppio torneo che distrugge l’idea iniziale della competizione
Nelle scorse settimane su OnRugby avevamo riportato tutte le difficoltà organizzative legate alla Rainbow Cup, e nella mattinata di mercoledì il board del Pro14 ha preso una decisione abbastanza scontata, vista la situazione pandemica mondiale: organizzare il Torneo così com’era stato pensato è impossibile, dunque le squadre sudafricane non verranno in Europa a sfidare le altre formazioni del Pro14. Si procederà con due tornei separati, di sei giornate ciascuno, prima poi di chiudere la complicata stagione 2020/21.
Il board del Pro14 ha diramato un lungo comunicato nel quale ha svelato di averle “tentate” tutte per tenere in piedi la competizione, ma le regole d’ingresso e di uscita da paesi come il Regno Unito e l’Irlanda hanno di fatto reso impossibile la cosa. Per giustificare la figuraccia nel comunicato si evidenzia come siano state prese in considerazione addirittura 12 sedi per consentire alle formazioni sudafricane di venire in Europa e lavorare in un contesto medicale di alta sicurezza, ma non è stata trovata una soluzione valida. Da segnalare che, oltre a sedi britanniche e irlandesi, erano state valutate anche soluzioni europee continentali e addirittura mediorientali (verosimilmente i paesi del Golfo).
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La cancellazione defacto della prima edizione della Rainbow Cup, come annunciato, non avrà impatto sui rapporti futuri tra Pro14 e SA Rugby, che contano già dalla prossima stagione di tornare a lavorare insieme. Queste le dichiarazioni di Martin Anayi, CEO del Pro14: “Un’incredibile quantità di energie è stata profusa per creare proposte e opzioni. Non avremmo potuto chiedere di più al nostro staff, alle nostre Federazioni ed a SA Rugby per sviluppare piani che fossero solidi dal punto di vista medicale ma, purtroppo, non abbiamo trovato una soluzione ideale in tempo utile per consentire alle squadre sudafricane di entrare nei nostri territori. Sebbene l’esito finale sia chiaramente lontano da quello che avremmo voluto, la nostra relazione con SA Rugby sarà fortemente rafforzata e migliorata da questa esperienza”.
Julie Roux, CEO di SA Rugby, ha detto: “E’ una grande delusione, ma semplicemente il tempo si era esaurito. Ogni strada è stata percorsa nel tentativo di trovate una soluzione alle sfide che si sono presentate, inclusa quella di far svolgere dei raduni di dieci giorni alle nostre squadre in Medio Oriente o in Europa. Purtroppo, non tutte le caselle sono andate al loro posto in tempo utile per tradurre i nostri piani in azioni concrete”.
Cosa succederà ora? In qualche modo la Rainbow Cup andrà avanti, ma con una soluzione assolutamente diversa rispetto a quella prospettata inizialmente. Le squadre verranno divise in due tornei in base all’emisfero di appartenenza, con dunque le squadre europee del Pro14 che si sfideranno tra di loro per sei giornate. Le prime tre sono già state programmate e fissate, le altre tre attendono la validazione di orari, date e sfidanti.
In Sudafrica invece si giocherà la Rainbow Cup SA, con Sharks, Lions, Bulls e Stormers impegnate a prepararsi al meglio prima del tour estivo dei Lions. Ancora non c’è un calendario delle loro sfide, ma a breve sarà comunicato.
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Nonostante il grande investimento di tempo e risorse da parte di entrambi i partner, la prima edizione della Rainbow Cup non nasce nemmeno, visto che la formula è completamente diversa da quella pronosticata lo scorso dicembre. Pur comprendendo perfettamente le ragioni alla base del disperato tentativo, non sarebbe stato più lungimirante, vista la situazione sanitaria mondiale, evitare di mettere in piedi qualcosa di difficilmente realizzabile almeno per questa stagione, concentrandosi maggiormente sul creare qualcosa di solido per il prossimo settembre (ed evitando così anche di penalizzare il Pro14 da poco concluso)?
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