Enrico Mantovani: intervista al neo presidente del Comitato Regionale della Liguria

L’ex Presidente della Sampdoria, da sempre appassionato di palla ovale, sarà alla guida del rugby ligure per il prossimo quadriennio

Enrico Mantovani Presidente FIR Liguria

Enrico Mantovani Presidente del Comitato regionale Liguria della FIR

Il suo cognome in Italia lo si abbina immediatamente al calcio e a quella Sampdoria che regalò ai suoi tifosi diverse soddisfazioni, fra cui lo scudetto della stagione 1990-1991, eppure – come traspare dalla voce nella cornetta dalla quale ci risponde – Enrico Mantovani, figlio dello storico patron Paolo (presidente dei blucerchiati negli “anni d’oro” dei genovesi, così come lo stesso Enrico che gli successe fra il 1993 e il 2000) è un grande appassionato di rugby.

Da rugbista praticante a nuovo presidente del Comitato Regionale della FIR in Liguria il percorso non è stato così breve ma entusiasmo e idee non sembrano mancare, come ci racconta in questa chiacchierata.

Buongiorno Enrico, molti non sanno della sua formazione rugbistica: puoi iniziare col descrivercela?
“Buongiorno a voi, assolutamente si. La storia inizia qualche anno fa, per la precisione quando avevo 15 anni. Mi trasferii a Ginevra per frequentare una scuola internazionale: li c’erano molti ragazzi anglosassoni con cui mi cimentavo in varie pratiche sportive. Iniziammo col calcio, poi un amico scozzese mi disse: perchè non vieni a giocare a rugby una sera? Da li nacque tutto. Una passione che continua ancora oggi da “Old” nel gruppo dei Cavalieri di San Giorgio, squadra in cui milito dal 2010 qui a Genova, ma che personalmente ho respirato anche negli Stati Uniti quando ho frequentato la Boston University scegliendo di praticare anche in quel caso il rugby e che mi sono riportato dietro anche quando sono tornato a Ginevra in un secondo periodo, dal momento che ho fatto parte per 7 anni degli Old Boys di Ginevra.
Si creano amicizie forti e ci si educa in maniera particolare. Non sono riuscito a “strappare” il figlio di mia moglie al calcio (ride), ma praticare il rugby è una cosa che consiglierei a tutti”.

Ora le poniamo la domanda che in tanti si sono fatti quando hanno saputo della sua elezione: da dove è nata l’idea della tua candidatura?
“Ho seguito le elezioni federali perchè avevo diversi amici coinvolti e devo dire che sono rimasto contento della proclamazione di Innocenti. Questo, in attesa di poter riprendere gli allenamenti, mi ha dato una forte spinta, anche se all’inizio non ero pienamente al corrente della situazione regionale. Poi è arrivato Paolo Ricchebono, un amico rugbista di vecchia data, che in quel momento era in difficoltà nel ricercare un candidato che potesse provare a essere espressione comune e andare bene a tutti. Non so come ma mi ha spiazzato e mi ha detto: “Perchè non ti candidi come presidente del Comitato Regionale FIR della Liguria?”, da lì ho deciso di accettare.

Nel suo nuovo ruolo andrà a succedere a Oscar Tabor, che ha ricoperto 4 mandati in Liguria. Una responsabilità non da poco, ma anche uno stimolo…

“Posso dirti che vivo tutto sia come una responsabilità sia come uno stimolo: entrambi gli aspetti sono importanti. Conosco Tabor e conosco suo figlio perchè gioca con me. So che Oscar, per il quale esprimo stima e affetto, ha avuto un percorso lungo 17 anni da presidente e so come ha vissuto il rugby in maniera totale stando anche a contatto con nomi come Bollesan.
Detto ciò, sappiamo che c’era una necessità di rinnovamento e lo stesso Tabor è stato il primo a dirlo: nessuno l’ha mandato via, si è semplicemente fatto da parte dopo aver dato tanto. Ora sta a me e a noi trovare una nuova visione. Quello che è stato fatto dobbiamo prenderlo come un punto di partenza.

Quali sono le prime cose che ha notato sullo stato di salute del rugby ligure tenendo conto che comunque è un’area regionale che con discreta regolarità riesce a esprimere atleti che poi ritroviamo nell’alto livello?
“La prima cosa che ho visto è che non facile lavorare sull’unità di intenti, ma questa è una cosa che appare un po’ sempre nella Liguria e non riguarda solo l’ambito sportivo. La seconda area da tenere sotto osservazione è quella legata all’impiantistica: sappiamo delle difficoltà geografiche legate al territorio, non dipendenti da noi, ma la cosa che dobbiamo fare è quella di aiutare i club a giocare a tutti i livelli. E qui vengo all’obiettivo tecnico: giocare con regolarità ci consentirà di sviluppare un sistema di giovani che vada verso l’alto. Sembra una banalità, ma cominciare dalla base mi sembra la cosa giusta, anche perchè abbiamo visto che partire dall’alto in tanti casi non ha pagato. Ci vorranno tempo e pazienza e magari a volte anche la “capacità di copiare” le cose interessanti che altri propongono, senza vergogna”.

Torniamo un attimo sulla sua elezione…
“Io ripartirei dalla scelta di Marzio Innocenti: ha fatto scattare in me una scintilla a livello dirigenziale, che forse mai mi sarei aspettato da me stesso in ambito rugbystico. E’ chiaro che dopo aver inquadrato la mia candidatura ho fatto un sondaggio per capire se il mio nome fosse gradito e spendibile: paradossalmente l’elezione è stata la cosa più “facile”. Ci tengo però a dire dire una cosa: non sono una persona che viene fuori da una battaglia elettorale fra più parti. Sono invece pronto a battagliare per far si che da questo incarico possano venire fuori cose interessanti per tutti”.

Una domanda che si lega al mondo del calcio ma da cui non possiamo esimerci: sua sorella, Ludovica Mantovani, è la presidente della Divisione Femminile della FIGC. Questo potrebbe portare a qualche correlazione calcio/rugby in futuro?
“Marzio Innocenti mi ha raccontato che di recente ha avuto l’occasione di trovarsi a fare due chiacchiere con Gabriele Gravina, presidente della FIGC, e allora, visto che qualcosa di calcio credo di saperne, mi sono inserito nel discorso. Con l’occasione ho raccontato tutto anche a mia sorella, persona che mi ha visto giocare a rugby sin da piccolo, e non è detto che in futuro non possano nascere dei percorsi comuni. Queste sono opportunità in cui tutti potremmo avere da imparare”.

Ultima domanda: la nazionale italiana tornerà a giocare a Genova?
“E’ uno degli obiettivi principali dei prossimi anni. Questa cosa però sappiamo che dobbiamo meritarcela, anche se la città storicamente ha sempre risposto bene a questo tipo di iniziative. Marassi, poi, è una struttura facilmente abbinabile a questo tipo di eventi”.

Michele Cassano

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