Una squadra che segnò una generazione del rugby australiano, con Quade Cooper e Will Genia al potere
Con la vittoria contro i Brumbies di sabato mattina, i Reds si sono aggiudicati il Super Rugby AU 2021.
È solo il secondo titolo della franchigia australiana nell’era professionistica, a distanza di dieci anni dal primo: nel 2011 vinsero infatti il Super Rugby nel suo formato completo, ad oggi scomparso.
Nel 2011 il Super Rugby prevedeva 15 squadre provenienti solo da Australia, Nuova Zelanda e Sudafrica, in seguito ad un allargamento progressivo. Fino al 2005 le squadre erano 12, quindi furono 14 dal 2006 al 2010, nel 2016 e 2017 si allargò addirittura a 18.
Fu la stagione di Quade Cooper, soprattutto. Nella squadra allenata da Ewen McKenzie il regista ricopriva il ruolo di demiurgo assoluto, nonostante una rosa di giocatori destinati a segnare il rugby australiano per un lustro almeno.
Nel pacchetto di mischia la mascella squadrata di capitan James Horwill (poi anche capitano dei Wallabies), una terza linea micidiale composta dalla chioma ossigenata e selvaggia di Beau Robinson, la barba di Scott Higginbotham (oggi a Bordeaux) e i pazzi riccioli di Radike Samo, il più attempato della squadra.
C’erano altri volti noti dei Wallabies come Rob Simmons e James Slipper, ancora nella fase di rampa di lancio della carriera.
Ma la squadra si reggeva soprattutto sull’asse Will Genia-Quade Cooper-Digby Ioane, i tre assi della linea arretrata che inventavano e davano spettacolo grazie alla grande classe e a doti atletiche micidiali.
Già nel 2010 la squadra si era qualificata ai playoff dopo diverse stagioni nei bassifondi della classifica del Super Rugby, dove i Reds hanno in generale speso gran parte della loro storia.
Nel 2011 i Reds si affermarono all’interno della conference australiana, perdendo solo tre partite durante la stagione regolare, e dominando la classifica integrata grazie al miglior record. Questo consentì loro di qualificarsi direttamente per la semifinale con il diritto di affrontare una delle squadre uscenti dai barrage con il favore del fattore campo.
Fu un netto 30-13 quello che misero a segno contro i Blues a Brisbane, con una tripletta di Rod Davies, mentre i Crusaders si qualificavano nell’altra semifinale.
I campioni neozelandesi, che avevano fatto una sorta di impresa nel qualificarsi per la finale dopo una stagione martoriata dal terrificante terremoto di Christchurch e dall’indisponibilità del campo di casa, vennero sconfitti a Brisbane per 18-13, grazie a un grande secondo tempo di cui si ricorda soprattutto la pazza corsa di Will Genia, capace di farsi 60 metri in solitaria e andare a schiacciare la meta della vittoria.
Il successo e lo spettacolare rugby proposto da quei Reds avrebbe poi condizionato le selezioni della nazionale australiana per la Rugby World Cup 2011, dove l’Australia arrivò fino alle semifinali con tanti dei protagonisti della cavalcata in Super Rugby. Ewen McKenzie non fu invece fortunato da capo allenatore dell’Australia, dove non riuscì a ripetere quanto realizzato a Brisbane con i Reds capaci di battere tutti, perfino i Crusaders.
Fra quei Crusaders , invece, giocava peraltro quel Brad Thorn che oggi è head coach dei Reds e deus ex machina della rinascita della franchigia del Queensland che ora si prepara ad attraversare il mare di Tasman per giocarsi le proprie carte nel Super Rugby Trans-Tasman, proprio contro quei Cruaders campioni nel proprio campionato domestico tra le franchigie.
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