Rainbow Cup, Benetton in testa alla classifica: 3 chiavi per 3 vittorie

Il primo posto solitario dei leoni passa attraverso una serie di importanti cambiamenti tecnici e soprattutto mentali

Benetton in testa alla classifica: 3 chiavi per 3 vittorie (Ph. Ettore Griffoni)

Rainbow Cup: Benetton in testa alla classifica: 3 chiavi per 3 vittorie – ph. Ettore Griffoni

Primo posto solitario in classifica, 14 punti e 3 vittorie su 3 nell’avvio di questa Rainbow Cup per il Benetton. Dopo il difficile Pro14 vissuto dalle parti di Treviso una reazione era facilmente preventivabile, conoscendo il grande carattere dei Leoni, ma i risultati raggiunti fino a questo momento sono andati oltre le più rosee aspettative.

Il merito va riconosciuto sia a tutti i membri della rosa, capaci di resettare tutto e ritrovare le prestazioni dei tempi migliori, sia allo staff tecnico che è riuscito in poco tempo a ritrovare il bandolo della matassa e soprattutto a ridare le motivazioni giuste al gruppo. In particolare, sono tre gli aspetti che appaiono fondamentali nelle ultime prestazioni del Benetton.

Solidità

Il principale cambiamento, infatti, appare proprio mentale, perché gli uomini sono gli stessi e il gioco della squadra di Crowley non si discosta molto da quello visto nel precedente torneo.

Dietro c’è Hayward a supporto di Garbisi come seconda apertura nella ricerca insistente degli spazi, sfruttando le capacità elusive di giocatori come Zanon e Ioane e le abilità fisiche e tecniche di avanti con mani buone come Ruzza e Negri, sabato meritatamente player of the match.

Ritrovare stabilmente la gran parte dei giocatori in rosa, precedente assenti durante l’anno fra nazionali e problemi di vario tipo, ha sicuramente contribuito, ma ciò che ha colpito di queste tre partite è stata la capacità di mantenere i nervi saldi sotto pressione.

Come nel primo tempo di sabato in cui le Zebre hanno fatto la partita, sbattendo di fronte al muro dei Leoni. Giocatori come Zanon, Brex e Lamaro hanno preso tutto ciò che c’era da prendere, e in particolare il flanker biancoverde e della Nazionale ha collezionato la bellezza di 33 placcaggi riusciti in 3 partite, posizionandosi ai piani alti della graduatoria dei tackles poco lontano da specialisti da specialisti del mestiere come Josh van der Flier, primo a quota 39.

Per contro, sarà necessario un salto di qualità nei momenti di gestione del match: sia contro Glasgow, sia sabato il Benetton ha spento la luce nel finale di partita. Se contro gli scozzesi il risultato era ormai acquisito, contro le Zebre il rischio harakiri è stato scongiurato solo da una grande difesa finale (con il solito Lamaro ancora protagonista) e da una stupenda giocata di Hayward che ha di fatto chiuso il match.

L’eventuale conclusione trionfale della Rainbow Cup passa soprattutto da questo aspetto: ad attendere i Leoni ci saranno Connacht – una delle squadre storicamente più ostiche per Treviso – e gli Ospreys, che nell’ultima sfida hanno approfittato del calo finale dei trevigiani per vincere una partita che sembrava ormai in mano alla squadra di Crowley.

Paolo Garbisi

Nel sistema di gioco del Benetton l’apertura svolge un ruolo fondamentale. Non è un caso che la miglior annata celtica dei leoni – quella dei playoff – sia coincisa con una delle migliori stagioni di Tommaso Allan, e che il gioco trevigiano sia gradualmente involuto con il calo di prestazioni dell’italo-scozzese e il mancato salto di qualità che avrebbe dovuto dare Ian Keatley, altalenante nel primo anno e imbarazzante nel secondo.

Garbisi ha rappresentato una ventata d’aria fresca per Treviso e per tutto il rugby italiano, è un’apertura moderna dotata di visione di gioco, solidità mentale e di un piede degno del livello internazionale, che richiede percentuali sopra l’80% per essere realmente competitivi.

In questa Rainbow Cup, il 21enne ha fatto 16/18 dalla piazzola, calciando con l’89%, e anche nell’impresa sfiorata contro Montpellier aveva segnato da solo 22 dei 25 punti realizzati dal Benetton, con 6/7 al piede e una meta. Ma di Garbisi colpisce anche l’attitudine: incita i compagni, si arrabbia con sé stesso quando sbaglia e non molla mai. Sabato, in occasione della marcatura finale di Violi, ha sfiorato un salvataggio che avrebbe avuto del miracoloso con un gran placcaggio su D’Onofrio, dopo una corsa a tutto campo per difendere una situazione di inferiorità numerica.

La panchina

Nell’ultimo Pro14 sono state tante, troppe, le partite perse negli ultimi 20 minuti.

Alcune al limite dell’assurdo, come quella già citata contro gli Ospreys. In questi 3 match invece l’apporto della panchina è stato fondamentale, in particolare nei due derby. Caso emblematico è quello di Gianmarco Lucchesi nella sfida di sabato: entra dopo la meta delle Zebre, sul calcio di Garbisi va a guadagnarsi il tenuto nel primo raggruppamento della sua partita, batte e vince la successiva penaltouche, pilota la maul e va a schiacciare la meta del 21-13 che di fatto apre la strada alla vittoria del Benetton. Tutto questo nel giro di un minuto.

Del resto, anche all’andata il giovane tallonatore si era reso protagonista di una grande prestazione nella ripresa, a dimostrazione dei grandi progressi fatti in questo primo anno tra i “grandi”. Sempre restando in prima linea, sabato Marco Riccioni – costretto in entrambi i derby ad entrare molto presto – ha preso una mischia sofferente e l’ha rivoltata come un calzino, guadagnando insieme a Gallo numerosi calci di punizione.

Le cose da rivedere sono ancora tante, e certamente non bastano 3 partite a risolvere i problemi che la squadra di Crowley ha avuto quest’anno. Ma a Treviso c’era da impostare una ripartenza e non poteva essere migliore di questa: la speranza, per tutto il rugby italiano, è che le cose continuino così e che questa ritrovata competitività si trasferisca anche in nazionale.

Francesco Palma

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