Test con impulsi oculo-motori e la “Realtà Virtuale”
La Federazione Australia, la Federazione Neozelandese, World Rugby e tutte le franchigie coinvolte nel Super Rugby Trans-Tasman stanno testando una nuova tecnologia istantanea che accerti le concussion, in modo da evitare eventuali rientri in campo di giocatori che potrebbero subire ulteriori conseguenze con degli impatti pericolosi.
E’ questa la notizia che arriva direttamente dall’Emisfero Sud dove un gruppo di medici dello sport e di neurologi sta cercando di capire l’incidenza su alcuni giocatori del “test NeuroFlex VR”.
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Il tutto ruota intorno a quella sigla in maiuscolo “VR”, che sta per Virtual Reality: in pratica dopo che un giocatore ha subito nel corso di una partita un sospetto impatto da concussion lo si porta negli spogliatoi, gli si fa indossare un paio di occhiali da realtà virtuale e da li si testano, con degli impulsi mandati al suo cervello, le sue capacità oculari e nervose.
Concussion: dall’Emisfero Sud arriva un nuovo modo per accertarle
I risultati delle “reazioni neurologiche” vengono immediatamente mandate a un pc da cui un medico terzo, sempre presente all’interno dell’impianto di gioco, può dare l’assenso o bloccare il rientro del giocatore sul campo.
“Riteniamo che l’esame di screening oculo-motorio, in particolare all’interno del rugby, possa consentirci ancor di più di identificare una potenziale concussion e di mettere in sicurezza ogni singolo giocatore – ha affermato l’equipe medica che si occupa della sperimentazione – dai rischi di una commozione celebrale. Siamo contenti degli sviluppi che stiamo avendo e di questo dobbiamo ringraziare anche le Federazioni e World Rugby, perchè hanno voluto abbracciare da subito l’iniziativa mettendo al primo posto la salute dei loro atleti”.
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