L’atto conclusivo della coppa regina deciso da una grande lettura di Romain Ntamack e Selevasio Tolofua
Tolosa ha vinto la finale di Champions Cup contro La Rochelle grazie ai calci piazzati di Romain Ntamack e alla meta decisiva di Juan Cruz Mallìa, l’unico momento in cui i rossoneri sono riusciti a battere la difesa avversaria negli 80 minuti di battaglia a Twickenham.
La meta del centro argentino è arrivata intorno all’ora di gioco, il momento in cui si spezzano tante volte le partite, ma nonostante questo La Rochelle è riuscita a riaprire e giocarsi l’incontro nei minuti conclusivi, dando prova di grande caparbietà e coraggio, visto che i suoi giocatori sono rimasti 14 dopo solo venticinque minuti.
A dare l’opportunità di brillare al giovane arrivato dai Jaguares come joker medical una azione corale orchestrata in maniera magistrale da Ntamack, che ha saputo manipolare la difesa avversaria e leggerne ogni minimo errore.
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Per sessanta minuti la difesa di La Rochelle è stata perfetta, nonostante l’inferiorità numerica. Ha fatto il diavolo a quattro nello scontro fisico e nel punto d’incontro, riuscendo a non dare a Tolosa praticamente nessun pallone di qualità.
Dall’inizio della ripresa, l’azione offensiva di Tolosa ha cercato di scardinare la difesa avversaria mandando i propri ball carrier a penetrare in mezzo al campo in modo da creare due fronti d’attacco, per poi decidere se continuare a giocare nel senso di gioco o invertirlo improvvisamente.
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Solo pochi minuti prima della meta decisiva, i rossoneri avevano fatto proprio questo: due fasi in mezzo al campo a cercare avanzamento e poi un cambio di fronte per attaccare la difesa sul lato chiuso. Tuttavia gli uomini di Ronan O’Gara facevano buona guardia e Romain Ntamack si rifugiava in un insipido chip a scavalcare, subito neutralizzato dalla retroguardia.
Proprio sulle conseguenze del mark chiamato da Brice Dulin nell’occasione, Tolosa ha una rimessa laterale all’altezza dei 10 metri offensivi.
Scelgono un allineamento completo per radunare tutti gli 8 avanti avversari in un fazzoletto, e mandano quindi Pita Ahki a fare da ariete in mezzo al campo. Il neozelandese guadagna terreno e dà finalmente qualità al possesso dei suoi.
Dupont alza il ritmo, ma la difesa di La Rochelle vince la piccola battaglia della seconda fase coprendo alla grande il lato aperto e mettendo a terra Mallìa dietro la linea del vantaggio.
Con due fasi Tolosa torna al centro del campo, creando i tanto ambiti due fronti d’attacco: prima Arnold e poi Faumuina bussano alla porta senza trovare particolare avanzamento, ma gli avanti di La Rochelle sono stanchi e poco lucidi.
Charlie Faumuina va a contatto con solamente tre attaccanti che rimangono nel senso di gioco (Ahki, Tekori e Lebel), mentre Ntamack rimane il più possibile sull’asse del raggruppamento. Nonostante questo Skelton, Atonio e Wardi vanno a rinforzare la difesa.
Sul lato chiuso il tallonatore Bourgarit è chiaramente in apnea, basta guardare il modo in cui trotterella verso il punto d’incontro cercando di fare meno strada possibile.
Il cambio di senso fa malissimo: Tolosa ha un sei contro quattro con la difesa piuttosto stretta. Ntamack ha letto la superiorità, con Brice Dulin ancora profondo a coprire il campo dietro preso di sorpresa dal rovesciamento di fronte.
Qui dalla lettura perfetta si passa a una grande esecuzione: Selevasio Tolofua intuisce di dover immediatamente attaccare quello spazio largo per non dare possibilità a Raymond Rhule di recuperare, Romain Ntamack intuisce le volontà del compagno e confeziona un grande passaggio lungo, di quelli che solo i migliori mediani d’apertura del mondo sanno realizzare.
Improvvisamente la porta si apre, la difesa cede: Tolofua è perfetto nel tirare la corsa il più possibile prima di passare il pallone all’interno proprio mentre Rhule lo agguanta, intorno a Mallìa ci sono troppi compagni, troppi possibili sostegni perché Dulin e Retiere riescano a chiudere sull’argentino.
Scacco matto. O come dicono quelli del tennis: gioco, partita, incontro.
Lorenzo Calamai
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