A pochi giorni dalla finale di Rainbow Cup, abbiamo parlato con l’ex di turno Corniel Els, ex tallonatore dei Bulls
Quella di sabato – la finale di Rainbow Cup tra Benetton e Bulls – è una partita speciale per la squadra e per tutto il popolo trevigiano, ma ancor di più per Corniel Els, tallonatore sudafricano classe ’94, sbarcato in Ghirada a stagione in corso ed una delle chiavi della risalita della prima linea leonina. Un atleta che, peraltro, ha già rinnovato, trovando nella realtà trevigiana un posto di notevole qualità per il prosieguo della sua carriera ovale.
“Treviso è un posto meraviglioso per vivere: mi sto trovando molto bene e sto lavorando al meglio in campo, ma sto anche cercando di imparare la lingua italiana (alcune parole/frasi è già in grado di maneggiarle con perizia, ndr)”, attacca Els.
Nella Marca è sbarcato da proprio da Pretoria, dopo una lunga militanza nei Bulls, che affronterà sabato in finale di Rainbow Cup, da grande ex.
Il DNA della squadra è sempre lo stesso, con il desiderio e l’obiettivo primario di essere dominanti con chiuse e maul, di essere efficaci per linee dirette. Sono sempre stati un’ottima squadra, con tanti ottimi giocatori – anche senza gli Springboks, tra i quali spicca a numero 8 Marcell Coetzee, un ragazzo che conosco molto bene e che negli ultimi anni ha regalato spettacolo tra le fila di Ulster (con cui è stato player of the season del torneo celtico ’20/’21). Ah, molti dei ragazzi in campo sono miei amici, sarà un grande piacere ritrovarli in tale occasione, ma al kick-off tutti i sentimenti saranno messi da parte per 80′.
Quali le chiavi per provare a vincere la gara?
Dominarli fisicamente – o quantomeno pareggiarne la loro energia – nelle fasi di conquista (chiusa, touche e maul), partire forte approfittando del loro lungo viaggio e della disabitudine a giocare tante gare di seguito e dopo una trasferta del genere e tenere un ritmo alto.
Di fronte al vostro pubblico. Per te sarà la prima volta con Monigo pieno (almeno in parte)…
Sarà straordinario tornare a giocare con i nostri supporter sugli spalti. Ci daranno ulteriore extra-carica. Ma sarà bello anche per i nostri avversari, dopo un paio di gare a porte chiuse, infatti, ti rendi conto come gli spettatori siano una parte fondamentale dello spettacolo sportivo, in ogni disciplina. Regalano un’altra sfaccettatura ad ogni incontro.
Quali sono le differenze più grandi che hai riscontrato tra Pro14 e Super Rugby?
Qui la squadra in attacco, spesso, tiene il pallone in mano a lungo – anche per 12/15, persino 20 fasi – in ogni zona del campo. In Sudafrica è impensabile: multifase del genere si portano avanti in maniera reiterata solo dentro i 22 avversari. Poi, ovviamente non siamo abituati a giocare in inverno in condizioni climatiche come quelle che puoi trovare a Galway o a Glasgow, solo per fare due esempi. Freddo, pioggia e a volte pure neve rappresentano una bella sfida per le sudafricane, e non sarà subito agevole prenderne le misure.
Che impatto credi che avranno le franchigie sudafricane nel prossimo United Rugby Championship?
Sono squadre molto forti, ma se pensano che saranno di default i più fisici del torneo, rischiano di avere una brutta sorpresa.
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