Giocatori, federazioni, club e allenatori: tutti i retroscena dietro ai vari tipi di eleggibilità
Cosa c’è dietro la scelta, lo scouting e la chiamata di un giovane talento internazionale che ha “diverse” possibilità di selezione a livello di nazionale? Un lavoro di osservazione e incastro fra più parti.
Bisogna far allineare diverse situazioni: dalle federazioni, ai club, dai giocatori agli allenatori, come spiega la BBC in un articolo pubblicato nella sezione rugby del proprio sito. Andiamo quindi a vedere quali sono tutti i “Possibili” scenari per ogni singola situazione, anche in base a quello che è successo a Ovalia negli ultimi vent’anni.
Il dietro le quinte della battaglia per accaparrarsi i giovani talenti
I giocatori e i club
Nell’excursus esplorativo si parte citando la situazione di due giocatori che sono o sono stati sulla bocca di tutti oltremanica: l’ala del Galles Louis Rees-Zammit e il mediano di mischia Ben Vellacott.
Louis Rees-Zammit: il trequarti dei Dragoni, avendo la possibilità per residenza di rappresentare l’Inghilterra, è stato contattato da Eddie Jones ma, mantenendo fede a quanto sempre detto rispetto alla sua scelta di rappresentare il Galles a livello internazionale, l’ala ha declinato l’invito del commissario tecnico.
Ben Vellacott: nel 2018 il mediano di mischia di Gloucester attira su di sè le attenzioni internazionali di Scozia e Inghilterra. Townsend sa che potrebbe giocare per la sua nazionale (visto che Vellacott aveva una militanza nella Scozia U17 e U20) e allora decide di chiamarlo e provare a proporgli il progetto della Rappresentativa del Cardo, ma Vellacott declina.
“L’idea di far parte della Scozia mi allettava, ma per quanto ambissi alla scena internazionale dovevo stare attento a non rimanere senza lavoro – ha spiegato il trequarti alla BBC. In Inghilterra infatti, i club di Premiership ricevono degli incentivi per avere all’interno dei propri roster dei giocatori che hanno l’eleggibilità inglese: senza questo status avrei rischiato di non avere più un contratto in questo campionato. E’ stata una decisione difficile da prender – conclude – ma credo che Townsend abbia capito il mio punto di vista”.
Infine ha aggiunto: “Finita quella storia, sono stato convocato per l’Inghilterra in un training camp con Eddie Jones e mi sono reso conto della pressione che c’è a livello internazionale. Non mi nascondo e lo dico anche volendo dare un consiglio ai giovani: valutate tutto bene, perchè a volte per una o due partite a livello internazionale rischiate di dover rivedere gli orizzonti della vostra carriera”.
Dalla prossima stagione, giova ricordarlo, Ben Vellacott lascerà la Premiership (dove faceva parte dei Wasps) per approdare a Edimburgo: a conti fatti, questa potrebbe essere la mossa che, dopo numerose valutazioni, lo lancerà sulla scena internazionale (con la nazionale del cardo).
Le Federazioni
In Galles esiste un’area lavorativa federale che si chiama “National Exiles Officer della Welsh Rugby Union”. In pratica scandaglia i dati di tutti i rugbysti che per discendenza, residenza, equiparazione possono essere eletti col Galles pur non essendo nati direttamente li.
Le informazioni arrivano poi uno staff di scout si sobbarca circa 55.000 miglia all’anno, in auto e non solo, per andare a vedere e a conoscere i giocatori – e le loro situazioni – di persona.
A parlare della cosa è Gareth Davies, responsabile del dipartimento: “Lavoriamo a stretto contatto con gli agenti dei giocatori – afferma alla BBC mentre ha finito una call con dei referenti nell’Australia Occidentale – per cercare di capire da subito che margini ci sono in caso di un’eleggibilità a favore del Galles, ma non solo: ci confrontiamo vari dirigenti scolastici, allenatori di squadre domestiche e anche figure genitoriali. Dobbiamo raccogliere tutto il materiale e poi filtrarlo. Ad esempio mi viene in mente Louis Rees-Zammit: ha lasciato il Galles a 16 anni, ma è sempre stato seguito nel nostro programma Exiles”.
Poi aggiunge, in merito alle nuove regole di eleggibilità: “L’equiparazione sarà sempre più difficile. Il salto da 3 a 5 anni implica che una federazione investa su un atleta per vedergli disputare al massimo una o due Coppe del Mondo di alto livello: è improbabile. Quella della ricerca dell’eleggibilità per discendenza sarà, nei prossimi anni, la via che in tanti andranno a scegliere per ampliare il bacino di giocatori convocabili”.
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Gli allenatori – Nick Mallett e l’Italia
Nell’articolo della BBC viene trattata anche la posizione dell’Italia e del momento in cui – nel 2007 – a capo della selezione azzurra c’era Nick Mallett, che al media britannico ha detto: “Non ho cercato di convincere nessuno a giocare per l’Italia: l’entusiasmo e l’interesse dovevano venir da sé. Ho solo parlato con degli agenti nell’ambiente chiedendogli e facendogli presente che se avessero conosciuto dei giocatori con discendenze italiane si sarebbe potuta aprire loro una possibilità”.
Poi fa riferimento a Craig Gower e Luke McLean: “Ho parlato con ognuno di loro in modo approfondito prima di inserirli nel gruppo squadra e gli ho detto che se avessero scelto l’Italia si sarebbero dovuti inserire in maniera esemplare, senza pensare a questioni economiche o altro”.
Infine ammette: “Il mio più grande rimpianto? Jonathan Wisniewski: sta giocando tutt’oggi per Lione. Ha origini italiane, lo abbiamo contattato e gli abbiamo spiegato che per lui ci sarebbe stata un’opportunità di dimostrare il suo valore come mediano d’apertura, ma non ha mai mostrato entusiasmo. Ci ha sempre detto che voleva giocare per la Francia”
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