Benetton: la pagella della stagione 2020/2021

Uno sguardo approfondito all’annata agonistica dei Leoni, appena andata in archivio

Benetton: la pagella della stagione 2020/2021 – ph. Massimiliano Carnabuci

Basta il successo in Rainbow Cup per salvare la stagione dei Leoni?

Probabilmente no, o almeno non del tutto. Eppure questa stagione del Benetton 2020/2021 è stata davvero particolare. Iniziata traballando, andata a gambe all’aria e infine quasi miracolosamente rivitalizzata tanto da riportare un incredibile entusiasmo al club, alla città e al movimento tutto con i successi di questa parte finale di stagione.

Quello che è certo è che si tratta della fine, almeno parziale, di un ciclo. Dalla prossima stagione i Leoni cambieranno di nuovo pelle: se ne vanno gli ultimi veterani, si completa un ricambio generazionale che consegna la leadership a una nuova porzione dello spogliatoio, si rivoluziona lo staff tecnico.

In attesa di vedere all’opera il prossimo Benetton, per cercare di andare maggiormente in profondità nell’analisi della stagione appena trascorsa, abbiamo diviso in 4 diversi settori una sorta di pagella conclusiva, con tanto di voti.

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Crescita dei giocatori: 7

Se c’è una fortuna in quello che è accaduto nel Pro14 2020/2021 al Benetton Rugby è quella di essersi trovati, per virtù o necessità, costretti a far scendere in campo per una larga parte di stagione tanti giocatori giovani e tante seconde scelte che altrimenti non avrebbero avuto occasione di mettere insieme un minutaggio così importante. Un tesoretto che la squadra si ritroverà nel corso della prossima stagione, dove daranno certamente i loro frutti le esperienze fatte da Gianmarco Lucchesi, Manuel Zuliani, Riccardo Favretto, Thomas Gallo: ventenni che sono cresciuti durante la stagione dimostrando di poter stare a questo livello. Senza trascurare né la manciata di minuti e l’aria fatta respirare anche a Nicola Piantella e Tommaso Menoncello né l’ormai consolidata appartenenza al core della squadra di under 23 come Niccolò Cannone, Michele Lamaro, Paolo Garbisi, Marco Zanon, tutti definitivamente divenuti in questa stagione prime scelte nei rispettivi ruoli nonostante il limitato tempo passato con la franchigia.

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Risultati: 6

La vittoria della Rainbow Cup salva capra e cavoli in una stagione altrimenti piuttosto disastrosa per il Benetton. Quindici sconfitte in altrettante gare di Pro14 sono il peggior risultato nella storia celtica della franchigia biancoverde, e per quanto le difficoltà della pandemia e degli impegni internazionali possano aver inciso sui destini della stagione è stato straziante vedere la miglior franchigia italiana ridotta in pezzi come quest’anno. La Challenge Cup ha fatto registrare una grande affermazione contro lo Stade Français, unica nota lieta prima della primavera, mentre il passaggio del turno agli ottavi di finale contro Agen ha rappresentato il minimo sindacale.
La sconfitta di misura contro il Montpellier poi campione ha dimostrato però che il Benetton era pronto a rimettersi in carreggiata, come ha poi fatto meritando di vincere la Rainbow Cup. In particolare sono state impressionanti le ultime due prestazioni, contro un Connacht quarta forza del Pro14 e contro i Bulls, macinati nella finale del 19 giugno.

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Direzione tecnica: 5

Kieran Crowley chiude il suo ciclo a Treviso con un anno di anticipo. Il Benetton ha scelto molto presto di separarsi dal tecnico neozelandese: era gennaio quando è stata annunciata la decisione di chiudere l’esperienza durata cinque stagioni e ripartire con un nuovo ciclo.
Una situazione figlia delle difficoltà del Benetton in Pro14, chiuso poi con il numero 0 nella colonna delle vittorie.
È stato lo stesso Crowley ad addossarsi delle responsabilità in questo nella parte finale della stagione. Il fatto che la squadra abbia nettamente ripreso quota nell’ultima parte della stagione testimonia che il gruppo tecnico sia comunque rimasto capace di gestire, pianificare e organizzare al meglio la competizione, ma è inevitabile notare che qualcosa, da parte di tutto lo staff, sia venuto a mancare durante la stagione.
Queste difficoltà sono quelle che spingono verso il basso una valutazione che sul lato prettamente di campo trova solo parzialmente il proprio riflesso nell’incapacità della squadra di gestire le partite e di continuare a performare sullo stesso livello per tutto l’arco di una prestazione.
Nella prima parte della stagione, inoltre, la squadra ha evidenziato notevoli problemi difensivi che non sono mai stati del tutto risolti. Questioni probabilmente non squisitamente tecniche, ma che comunque esigevano una risoluzione da parte di chi la squadra la stava guidando.
D’altra parte il Benetton ha comunque sempre cercato il proprio gioco semplice ed essenziale, improntato ad imporre l’intensità e la fisicità dei propri avanti per poi far volare il pallone su tutta la larghezza del campo grazie alle qualità del reparto arretrato. Un’identità che non ha mai modificato, anche durante le fasi dell’anno dove si sono accumulate le assenze.
L’insistita ricerca della continuità diretta è stata un marchio di fabbrica dei Leoni, in particolare nella seconda parte di stagione, ma è una caratteristica che questo staff tecnico ha incentivato fin dall’inizio del proprio lavoro.

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Competitività: 7

In 7 delle 16 sconfitte stagionali il Benetton è arrivato alla fine dell’incontro con 7 o meno punti di scarto rispetto agli avversari, e in diversi casi si trovava in vantaggio a 10 minuti dalla fine dell’incontro. Un difetto persistente che però cela un risvolto positivo: il Benetton ha giocato per vincere la maggior parte delle partite che ha disputato nella stagione 2020/2021, nonostante tutte le problematiche che ne hanno inficiato i risultati.
È per questo che nonostante una annata in chiaroscuro, il giudizio sulla capacità di competizione dei Leoni non può che essere positivo.
Una competitività che oramai è una caratteristica di questa squadra, perché sono 3 stagioni consecutive che i biancoverdi lottano contro ogni avversaria per poterla spuntare.

Miglior giocatore: Jayden Hayward

Un po’ è un’inguaribile tendenza al romanticismo, un po’ è il suo grandissimo finale di stagione e un po’ un tributo ai suoi ultimi 7 anni di carriera. Jayden Hayward ha giocato francamente male per l’Italia quando è stato chiamato a vestire la maglia azzurra lo scorso ottobre, ma è poi stato chiaro che c’era qualcosa che non gli permetteva di essere sereno.
Tornato a Treviso, l’estremo neozelandese ha voluto e saputo dimostrare tutta la propria classe ancora una volta, inanellando una catena di prestazione di livello sempre altissimo, anche quando le cose in casa Benetton non stavano ancora andando per il meglio.
Da novembre 2020 ad oggi ha giocato ogni singola partita del Benetton 2020/2021 da titolare ad eccezion fatta di una trasferta a Glasgow a gennaio, mettendo insieme 21 presenza alla fine della stagione e 1666 minuti di calci, eleganti contrattacchi, finte di passaggio e barbe curatissime. Un giocatore che sicuramente mancherà al Benetton e al quale i Leoni (e gli Azzurri) devono dire grazie.
Menzione speciale per Paolo Garbisi, che invece di presenze con la franchigia ne ha accumulate solo 11, ma che è stato regista eccezionalmente brillante in quest’ultima parte di stagione: fra nazionale e club ha fatto parlare di sé in giro per tutta l’Europa, a soli 21 anni.

Miglior giovane: Riccardo Favretto

La crescita di Riccardo Favretto durante l’arco della stagione 2020/2021 è stata impressionante. Quella fisica c’era già stata: già dall’età di 18 anni il seconda linea è oggetto delle attenzioni del Benetton, che ha individuato in lui uno dei rari giocatori di quella stazza che emergono dalla filiera del rugby italiano.
A duecento centimetri di altezza, è sorprendente la destrezza e la rapidità del classe 2001, che ha disputato anche diverse partite da numero 8 senza sfigurare. Un giocatore fisico, ma anche con caratteristiche tecniche non trascurabili, che ha di fronte a sé un futuro luminoso e che in questa stagione si è distinto a tal punto da meritare anche il proprio debutto con gli Azzurri nell’arena internazionale.

Lorenzo Calamai

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