Benetton, Seb Negri: “Fisicità, l’ingrediente chiave della nostra finale”

Il terza linea torna sulla vittoria della Rainbow Cup per raccontare alcuni dettagli

Seb Negri in azione in Benetton-Bulls – ph. Massimiliano Carnabuci

Dal ritiro azzurro di Pergine Valsugana, Seb Negri è tornato a parlare della finale di Rainbow Cup vinta dal suo Benetton contro i Bulls sabato scorso.

Intervenuto al podcast ufficiale del Pro14, Under the sticks, il flanker biancoverde si è soffermato in particolare sulla settimana che ha preceduto la partita: “Tutto quello su cui ci siamo concentrati, tutto quello di cui si è parlato è stato battere la loro fisicità, essere più aggressivi, più presenti nello scontro: era quello che volevamo fare, penso che ci siamo riusciti e che sia stata la chiave del successo.”

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“Tutto questo parte dalla difesa, dove abbiamo giocatori come Michele Lamaro e Nacho Brex, noti soprattutto per tranciare gli avversari. La vittoria dello scontro fisico ci ha inoltre permesso di avere una buona piattaforma d’attacco dalla quale muovere il pallone: volevamo far correre il loro pack e muovere il pallone da una parte all’altra del campo.”

“Tutto però comincia dalla difesa, ripeto. Dopo qualche minuto di gioco loro erano in attacco e Marcell Coetzee è arrivato per giocare una penetrazione nel senso di gioco, ma la velocità di salita della nostra linea è stata tale che gli abbiamo fatto perdere il pallone. È stato lo standard che abbiamo imposto per il resto della partita.”

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Negri ha avuto anche parole al miele per Paolo Garbisi e Jayden Hayward, due dei protagonisti dell’incontro.

“Paolo è un giocatore talentuoso, ma quello che mi impressiona di lui è la sua fame per la competizione, per il lavoro. Pensate che quando è uscito, sul 35-8, è venuto in panchina accanto a me e la prima cosa che mi ha detto è stata: ‘non ci posso credere che ho sbagliato quei tre calci’.”

“Posso dire serenamente che Jayden Hayward è uno dei migliori con cui abbia mai diviso il campo, fa sembrare semplice ogni cosa ed è fantastico per il modo in cui comunica e dirige chi gioca vicino a lui. Vedi che è un giocatore speciale dal fatto che sembra avere tutto il tempo del mondo per fare le cose. Ne sentiremo sicuramente la mancanza.”

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