Gianluca Vialli: “quando calci per fare gol, è sempre come la prima volta: hai bisogno di un bel po’ di coraggio”

L’insegnamento dell’ex fuoriclasse azzurro: non mollare mai, neanche per una volta.

Gianluca Vialli

Gianluca Vialli

Gianluca Vialli è il capo delegazione della nazionale italiana agli europei di calcio 2021. Una carismatica guida spirituale per la nostra nazionale voluta dal CT Mancini che è stato compagno di Vialli ai tempi della Sampdoria e a cui è legato da una profonda amicizia.
Gianluca Vialli è un punto di riferimento per i nostri azzurri. Ma anche un mentore e un esempio per loro e per tutti noi.
Non mollate. Non mollate mai, neanche per una volta.
Parola e testimonianza di chi non ha mollato e non ha intenzione di mollare, mai.

La puntata di oggi della rubrica curata da Alessio Di Lorenzo che con la sua pagina Instagram Poesia Sportiva racconta Il lato poetico ed autentico dello sport attraverso frasi, citazioni e racconti dei protagonisti del mondo dello sport è dedicata proprio a “Stradivialli” (soprannome coniato per lui da Gianni Brera) con un estratto da suo libro: “Goals – 98 storie + 1 per affrontare le sfide più difficili” in cui racconta le storie di sport più belle ed importanti prima di chiudere con la sua storia, la sua lotta e la vittoria contro un male terribile.

Penso molto, e leggo, anche, e la cosa paradossale è che mi sento quasi grato per quello che mi è successo (lo dico a bassa voce). E’ una condizione della quale avrei fatto volentieri a meno, ma mi dà l’opportunità di riflettere e di riorganizzare la mia vita da un punto di vista spirituale.

Scopro la filosofia orientale, anche quella spicciola, e la unisco alla mia dedizione per l’allenamento e all’ottimismo. Ho bisogno di dialogare con la paura. La paura vera, quella che ti fa chiudere in bagno e piangere, paura di non riuscire a dire le parole che servono.

Ne parlo con Cunningham, direttamente: “Lei ci crede, professore, che io possa guarire pensando in modo positivo che guarirò?”. E l’oncologo, l’uomo di scienza, mi risponde di si. E’ tutto quello che mi serve. Ci costruisco intorno una nuova, formidabile routine e mi ci dedico anima e corpo: mi sveglio presto, medito su piccole frasi fondamentali, cerco il silenzio, mi focalizzo sui dettagli piacevoli, visualizzo me stesso tra qualche anno, faccio esercizio, leggo e scrivo almeno un pensiero positivo ogni giorno. Mi sforzo di vivere una vita il più normale possibile.

Mi rimetto il maglione sotto la camicia e torno in televisione, a Sky, perché sono convinto che ci sia bisogno di me. E quando un giornalista mio amico mi chiama una volta per dirmi che girano certe voci sulla mia salute, io mi sforzo di ridere, e continuo ad allenarmi con costanza. Non solo i muscoli, ma anche i pensieri. I primi tornano, riprendo peso, cammino e poi corro, sento i gusti, le mani ricominciano a piegarsi. I secondi cercano profondità, o altezza, non so dirlo meglio di così.

Scrivo su una serie di post-it gialli le frasi che sono dentro questo libro e che ora tappezzano il mio studio. Non so da dove mi siano arrivate, dove le ho lette e sentite. Sono la mia corazza. La mia forza spirituale. E poi sento di dover condividere con voi tutto questo.

Mentre vi scrivo queste righe ho finito la chemio e i trattamenti radio, sono stato anche un po’ in Italia, in vacanza, ma ancora non so come finirà la partita, lo scoprirò più avanti. Quello che so è che mi sono preparato bene e ho dato il massimo; che la mia squadra non poteva giocare meglio di così.

E che mi hanno passato la palla, come la si passa a un attaccante. Quindi sono lì, davanti. La rete la vedo bene. E così la linea di porta, e quella di fondo. So come si fa. Ma ogni volta che calci per fare gol, è sempre come la prima volta: hai bisogno di un bel po’ di coraggio. E, anche, di un pizzico di fortuna.

 

Tutte le precedenti puntate della rubrica Poesia sportiva le trovate qui.

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