Uno dei migliori giocatori del nuovo secolo, due volte vincitore della Coppa del Mondo, è diventato un ex. Ricordiamo cos’ha fatto
Dal momento del fischio finale di Tolosa-La Rochelle, il mondo del rugby ha visto chiudersi la carriera di uno dei più grandi giocatori delle ultime due decadi: Jerome Kaino, che aveva annunciato di voler smettere al termine di questa stagione. Stagione chiusa alla grande per lui e per tutta Tolosa, con le vittorie in Champions Cup e nel Top14, ma anche carriera alla grande con il secondo successo consecutivo nel massimo campionato francese per il 38enne impiegato soprattutto come terza linea, ma con possibilità anche di giocare in seconda viste le misure (196cm per 110kg).
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Nato il 6 aprile 1983 nelle Samoa Americane (a Faga’alu) si è trasferito sin da bambino in Nuova Zelanda, dov’è cresciuto nell’area di Auckland. Li ha iniziato a giocare a diventare un guerriero, debuttando con i Blues nel Super Rugby 2004, dopo aver giocato con Auckland nell’NPC (con la quale fece anche in tempo a sfidare i Lions nella tournée del 2005). Queste due sono state le squadre nelle quali è rimasto più a lungo in carriera, visto che il Super Rugby è stato il suo mondo fino al 2018, con anche un doppio intermezzo giapponese volto più che altro a monetizzare la grande carriera. Poi tre stagioni fa ha deciso per la prima volta di passare all’emisfero nord scegliendo Tolosa, squadra nella quale ha appunto vinto due titoli di Top14 su due campionati interi disputati (lo scorso anno il torneo francese è stato cancellato per i noti motivi).
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Ovviamente però la sua grandezza non potrebbe essere tale senza la parte di carriera giocata con la maglia degli All Blacks, iniziata il 4 dicembre 2004 contro i Barbarians e durata fino (curiosamente) a un altro incontro con i Baa’Baas del 2017. In mezzo ci sono state 83 presenze con gli All Blacks, con 13 mete realizzate e sopratutto due Coppe del Mondo vinte: Jerome Kaino è infatti uno dei 20 giocatori al mondo a poter vantare più di una Webb Ellis Cup nel suo palmares. Il suo rendimento è stato incredibile sopratutto in quella casalinga del 2011, quando venne schierato titolare in ogni partita giocando sempre fino al termine a parte una manciata di minuti nel finale della semi con l’Australia, e segnando anche quattro mete. Anche nel 2015 però il suo percorso non fu da meno, con tutte e sette le partite giocate e soprattutto due mete contro Francia e Sudafrica tra quarti e semifinale, prima poi dell’ultimo vittorioso passo con l’Australia.
L’ultima mezz’ora di gara della finale tra Tolosa e La Rochelle, quando è entrato dalla panchina, è stata quindi la chiusura della carriera di uno dei più grandi campioni del nuovo secolo ovale.
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