Romain Poite: “Dopo All Blacks-Lions del 2017 ho distrutto tutto”, le confessioni di un arbitro

Il fischietto transalpino a cuore aperto: fra passato, presente e futuro. Il racconto di due match storici

Romain Poite: "Dopo All Blacks-Lions del 2017 ho distrutto tutto", le confessioni di un arbitro

Romain Poite: “Dopo All Blacks-Lions del 2017 ho distrutto tutto”, le confessioni di un arbitro (Ph. Sebastiano Pessina)

Il ritorno in campo dei Lions, porta inevitabilmente alla memoria di tutti gli appassionati ovali e non solo quell’ultimo incredibile e rocambolesco tour della selezione d’oltremanica chiusasi in perfetta parità contro gli All Blacks.

Lo score finale reciterà: 1-1-1, una vittoria-una sconfitta-un pareggio. Ed è proprio da quel pareggio, maturato in maniera thriller che inizia l’intervista che RugbyPass a Romain Poite, l’arbitro di quell’incontro.

Romain Poite: “Dopo All Blacks-Lions del 2017 ho distrutto tutto”, le confessioni di un arbitro

Il flashback immediato va sull’in-avanti offside non fischiato a Ken Owens dopo la presa difettosa al volo di Liam Williams: “E’ stato un momento molto confuso – fa sapere Poite – dopo la partita molte persone mi hanno chiamato dicendomi che non avevo preso la decisione corretta, ma che per certi versi era quella più giusta. Poi però mi ha chiamato anche World Rugby dicendomi che ero pagato per prendere decisioni difficili e pesanti…”

“Prima di tutto questo, quando la partita è finita, sono tornato negli spogliatoi e ho distrutto tutto. Ero arrabbiato con me stesso, mi sentivo come se avessi fatto un torto anche ai miei colleghi Jerome Garces e Jaco Peyper, arbitri come Craig Joubert e Chris Pollock, coi quali ho condiviso il tour 2017. Era andato tutto splendidamente ma la gente che cosa avrebbe ricordato di quelle sfide? L’ultimo frammento, la decisione arbitrale”.

“Questa cosa ha penalizzato tutti quelli intorno a me, mi è dispiaciuto. Dall’altro lato però ho dimostrato di essere umano facendo un errore che può capitare. Penso sempre che dopo sia inutile tornare indietro, tanto nessuno potrà mai cambiare quella decisione: vedo tutte le occasioni come delle situazioni di crescita per il futuro. Ho capito le critiche della gente, ma in carriera ho arbitrato e sto arbitrando partite di alto livello in tutte le situazioni (più di 70 Test Match, più di 100 partite nelle coppe e 200 partite nel Top14, ndr): mi possono dire che ho sbagliato, ma non che non sia un buon arbitro”.

Passato e futuro che si intrecciano: dal 2013 al 2023

Romain Poite smetterà di arbitrare probabilmente nel 2023, con la Coppa del Mondo in Francia, occasione ideale per salutare davanti al “proprio pubblico”, per un direttore di gara che in patria è molto rispettato.

“La mia occupazione quotidiana era quella di poliziotto quindi equità e giustizia sono sempre stati due cardini della mia vita lavorativa e non solo. Nel corso degli anni ho imparato a capire il distacco che il direttore di gara deve avere verso i giocatori: con loro va creato un rapporto, ma non vanno giudicati. Noi siamo sul terreno di gioco per spiegare loro quali sono i “paletti” dentro ai quali devono stare per non infrangere le regole, per il resto ci sono gli staff tecnici a fornire indicazioni preziose sui loro rendimenti”.

Poi un altro ricordo di un’altra grande partita che ha fatto parte della storia dell’arbitro francese: All Blacks-Sudafrica. “All’inizio della gara ammonii Bismarck du Plessis per un’entrata energica, ma alla fine regolare, su Dan Carter. Quando il tallonatore rientrò invece ne fece una col gomito su Liam Messam: meritava il secondo giallo, ma non lo estrassi scatenando l’ira di tantissimi. La Nuova Zelanda riuscì comunque a vincere la partita (29-15) e il torneo, ma la relazione del capo degli arbitri di World Rugby non fu positiva. Da quel momento in poi si scatenò una tempesta non facile da gestire nella quale venne coinvolta anche la mia famiglia. Da lì capii che scherzare in campo mentre si dà un provvedimento a qualcuno non era la cosa migliore da fare: anche quella fu un’occasione di crescita”.

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