Bonne chance, Florian

Quando gli imprevisti ti cambiano la vita per sempre, puoi scegliere di arrenderti o di ripartire, nonostante tutto. Per Florian Cazenave la prima scelta non è mai esistita

L’Anonima Piloni vi racconta la storia di Florian Cazenave, fermato da un grave infortunio quando la strada sembrava mettersi in discesa. Ma solo momentaneamente.

Una serata di festa con gli amici, qualche bicchiere, qualche ora serena. Poi l’incidente: una caduta, la testa che picchia dove non dovrebbe, l’occhio che incoccia nell’unico punto in cui non deve incocciare. La corsa in ospedale, l’amara verità: quell’occhio, da quella sera, non funzionerà più come prima.

Perdere le funzionalità di un occhio nel bel mezzo di qualche ora piacevole è qualcosa a cui non pensi. Non sei nemmeno al corrente del fatto che, nel grande gioco delle probabilità, la cosa potrebbe capitare anche a te, proprio lì, proprio mentre ti stai divertendo.

Nel bel mezzo dei tuoi 24 anni, età che se ti ha detto bene finora pensi ti dirà bene ancora per un bel po’. Nel bel mezzo di una carriera che ti ha portato a fare quello che sognavi sin da quando eri bambino, ossia giocare a rugby.
Perché Florian Cazenave, a rugby, ci sa fare.

A livello giovanile è stato campione d’Europa under 16, campione del mondo under 19, ha vinto Il Sei Nazioni under 21 nel 2010, ha collezionato presenze in tutte le rappresentative nazionali giovanili francesi, arrivando nel 2010 a vestire la maglia della Nazionale A in occasione della Churchill Cup americana.

Nel 2009 ha alzato col suo Perpignan lo scudo di Brenno, diventando campione nazionale. Manca solo un passo, il cap con la Nazionale Maggiore, per molti solamente una questione di tempo: Morgan Parra, il rivale più pericoloso in tal senso, non sta ripetendo i suoi primi anni a Clermont. Guadagnarsi il cap in autunno, o magari per il Sei Nazioni 2014, potrebbe essere un buon viatico in vista della Coppa del Mondo del 2015.

Quella testata alla sedia, però, complica tutto.

Perché Florian Cazenave a rugby ci sa fare. È un mediano di mischia di altissimo livello, in molti dicono che sarà a lungo il futuro della Nazionale transalpina. Ma se giochi in Francia nel 2014 e hai un problema del genere ad un organo bilaterale (occhi, arti, reni, etc.) la Federazione è costretta a ritirarti la licenza.

Vero, in altre parti del mondo sono cominciate da tempo le sperimentazioni su particolari tipi di occhiali che potrebbero favorire il ritorno del francese, ma la Francia non è tra i Paesi in cui tutto questo avviene, e allora bisogna cercare altre strade. Nel frattempo continua ad allenarsi da solo e a prendere confidenza con la nuova condizione fisica. Essere un mediano di mischia e non avere una vista periferica all’altezza di quella che Madre Natura ti dona non è assolutamente facile, ma per tornare a vivere su un campo da rugby il cammino passa anche da qui.

La strada che Florian decide di percorrere ha un nome ed un cognome, Viliami Vaki, terza linea tongana che ha giocato a Perpignan fino al 2010. Vaki nel 2013 si trova in Italia, sta giocando le sue ultime stagioni in quel di Reggio Emilia e gli propone di raggiungerlo. Anche perché a quanto pare in Italia i goggles, gli occhiali sperimentali di cui sopra, non solo sono ammessi, ma sono anche prodotti.

Qualche chilometro più ad est li sta cominciando a provare anche un ragazzo irlandese la cui carriera ad altissimo livello era stata interrotta da un tacchetto in un occhio. Si chiama Ian McKinley, di lì a qualche mese ne sentiremo parlare. Cazenave lascia Perpignan alla rescissione della licenza e si accasa subito in Emilia.

Il debutto avviene in una amichevole estiva contro Viadana. L’uscita dagli spogliatoi è forse la parte più difficile dal punto di vista emotivo, perché le lacrime di un rugbista, in condizioni come queste, diventano la cosa più umana e comprensibile del mondo. Poi si gioca e Florian non si è dimenticato come si sta in campo.

Il Reggio Emilia è una buona squadra di serie A, all’epoca e anche oggi il secondo campionato italiano, composta da alcuni giocatori di discreto livello (Vaki, Roberto Mandelli, anche allenatore e già azzurro), ma il francese è nettamente di un altro livello.

A queste latitudini, nelle stesse stagioni ma per altre ragioni, passerà anche il suo compagno di regia nel Sei Nazioni 2009, Aristide Barraud.

Entrambi si sarebbero meritati una sorte meno avversa, magari qualche sprazzo di gioco in più senza dover maledire qualcuno o qualcosa.

Il debutto avviene a Torino il 5 ottobre, sul campo universitario del CUS. A seguire l’incontro, oltre agli sparuti tifosi arrivati da Reggio Emilia, ci sono alcuni inviati dell’Equipe, che da mesi stanno seguendo la storia.

Un po’ più in là, raggiunto a fatica dalle telecamere, c’è Jacques Brunel, commissario tecnico della Nazionale. Fu lui a far debuttare Florian in prima squadra a Perpignan, non avrebbe mai potuto perdersi il primo giorno della nuova vita ovale di uno dei suoi pupilli. La partita è combattuta, Cazenave segna anche una meta, Reggio Emilia vince.

Florian rimarrà in Italia fino al 2017, anno in cui la Federazione Francese apre ai goggles. Lo cercano in tanti, anche in Top14, lui sceglie Brive. Perché se fino al 2013 il tuo destino è stato legato al bianco, al rosso e al blu, è normale che prima o poi torni a difendere quel tipo di colori, quel tipo di gioco.

Non sappiamo se tornerà o meno in Nazionale, il livello attuale del rugby transalpino farebbe propendere più per un discreto prosieguo di carriera, se non altro perché i trent’anni sono già scoccati da un po’.

Ma con un rugbista che ha vissuto quel tipo di vite, fuori e dentro al campo, le scommesse sono sempre un azzardo.

Bonne chance, Florian.

Cristian Lovisetto – Anonima Piloni

 

Tutte le precedenti puntate di Anonima Piloni le trovate qui.

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