Ancora una volta non arriva un risultato che sembra a portata, ma il livello di questa squadra induce all’ottimismo
Ancora una volta il percorso dell’Italia under 20 si arresta sul più bello.
È diventato un brutto vizio, quello di lasciarsi scivolare di mano vittorie alla portata. È successo nelle due gare che questa classe di Azzurrini ha disputato contro la Francia nella prima parte dell’anno, è accaduto con la medesima Francia nella seconda giornata di questo Sei Nazioni e, infine, contro l’Irlanda nell’ultima partita disputata.
L’Italia ha giocato 40 minuti da grandissima. Dopo un primo tempo dominato poteva rammaricarsi di non essere riuscita a mettere un divario maggiore rispetto agli avversari, vista la facilità con cui entrava nei 22 metri avversari in fase offensiva.
Un rugby bello, offensivo e dinamico quello giocato dagli Azzurri.
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Dopo un primo tempo giocato ad un livello abbacinante, concludendo la frazione in vantaggio di 11 punti, Luca Andreani e compagni hanno subito un duro 18-0 nella seconda parte dell’incontro, cedendo infine il passo per 30-23.
A risaltare è la differenza fra i due tempi in termini di disciplina, al quale si appiglia un discorso di esperienza e tenuta mentale. Non che gli Azzurrini si siano tirati indietro, anzi, la loro fame nel confronto è andata crescendo man mano che gli avversari alzavano il livello. Piuttosto, è la lucidità del fare la cosa giusta che è sembrata differente tra le due squadre, anche nei piccoli dettagli.
Oltre a un difetto nel sapersi adattare ad un metro arbitrale che ieri è stato diverso dal solito, ma al quale serviva accondiscendere.
Questo scalino, quello dell’abitudine a vincere, rimane il più grande ostacolo da salire per una squadra giovanile destinata a chiudere il proprio ciclo da incompiuta, ma a dare soddisfazioni al movimento nel prossimo futuro.
Le potenzialità di questo gruppo sono davanti agli occhi di tutti e il numero di giocatori interessanti in chiave rugby pro forse superiore a quello delle precedenti annate, nonostante forse non si raggiungano i picchi di qualità toccati all’iterazione precedente della nazionale under 20, sfortunata nel non poter disputare più partite insieme.
Il piccolo rammarico rimane anche che nessun giocatore del 2001 disputerà un mondiale giovanile. Un’esperienza decisiva nell’avviare la carriera di tanti talenti che avrebbe potuto dar loro le soddisfazioni che non hanno saputo trovare in un Sei Nazioni di categoria che rimane comunque generalmente positivo e con ancora un’altra partita, la più difficile, da disputare.
Lorenzo Calamai
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