La salute dei giocatori ancor di più al centro del gioco, sotto tutti i punti di vista: regole e medicina per aiutare gli attori in campo
Fare diventare il welfare dei giocatori una cosa sempre più importante. World Rugby sta lavorando a questo obiettivo con grande assiduità negli ultimi anni cercando di focalizzarsi su tutti gli aspetti riguardante la salute dei giocatori, uno di questi è sicuramente legato alle concussion.
Concussion: World Rugby lancia un nuovo protocollo per il ritorno in campo
Almeno dieci giorni di osservazione prima di poter tornare a giocare. E’ questo l’intervallo di tempo su cui l’organo decisionale ovale planetario si sta concentrando per cercare di ridurre le conseguenze negative legate alle concussion.
World Rugby sta lavorando insieme a una Commissione Medica Indipendente raccogliendo dati sugli ultimi Mondiali disputati, quello del 2015 in Inghilterra e quello del 2019 in Giappone.
Ma oltre a questo c’è anche l’attualità: lo “zoom” attuale è infatti settato sul tour dei British & Irish Lions in Sudafrica. Il tallonatore inglese Luke Cowan-Dickie, ad esempio, ha partecipato alla prima partita del tour della squadra di Gatland a soli sette giorni di distanza dalla finale di Premiership: una cosa che in teoria si sarebbe dovuta evitare ma che, con accurati test e una visione delle sue prestazioni, è stata possibile grazie agli studi della Commissione Medica Indipendente.
La lettera di Bernard Laporte
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A tutto questo, inoltre, c’è da aggiungere la lettera aperta di Bernard Laporte, vicepresidente di World Rugby, nel quale esprime la volontà di far diventare il rugby lo sport più attento alla salute dei suoi “attori”. Concussion, ma non solo: nel manoscritto del dirigente francese si parla in generale di infortuni, di regole del gioco, atte ad aiutare la riduzione di impatti molto forti, ma anche di cura degli atleti nel post carriera, con particolare attenzione alla salute mentale.
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