L’incredibile storia delle Fiji (bi)Campioni all’Olimpiade

L’allenatore Gareth Baber ha raccontato tanti dettagli sulla squadra del Pacifico, blindata in raduno da Pasqua e a un passo dal mollare tutto

medaglia oro Fiji rugby sevens Olimpiadi Tokyo 2020

Secondo oro olimpico consecutivo per Fiji nel rugby a 7: la Nazionale maschile è stata la più forte anche alle Olimpiadi di Tokyo 2020, come a Rio 2016.

Poche ore dopo aver vinto l’oro all’Olimpiade di Tokyo con le Fiji, il coach Gareth Baber ha raccontato tutto quello che c’è stato dietro il successo degli isolani. Una storia semplicemente pazzesca, arrivata al culmine di un viaggio durato cinque anni che non poteva avere altro obiettivo: sin dal momento del suo ingaggio nel 2017, a Baber è stato detto chiaramente come si dovesse puntare al bis olimpico, dopo che a Rio de Janeiro la squadra, guidata da Ben Ryan, aveva vinto il primo storico oro per il paese pacifico.

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“Mi sembra tutto surreale, ancora non mi sono reso bene conto di quello che abbiamo fatto. Queste Olimpiadi erano l’obiettivo fisso da tempo, ho convissuto con molta pressione negli ultimi quattro anni e mezzo. Comunque questa era la sfida che cercavo, c’è stato chi mi ha dato del pazzo dopo aver scelto di venire qui, ma ho vissuto un periodo bello e importante della mia vita” ha detto il gallese Baber. L’allenatore ha poi sottolineato il filo comune che lega il suo paese e quello fijano, dove il rugby è intrinsecamente legato all’identità nazionale, tant’è che Baber ha detto: “E’ facile trovare giocatori e partite perché quasi ogni settimana nelle varie comunità ci sono dei tornei di rugby”. Le stesse comunità sono pronte a festeggiare i Campioni del 2021 così come fecero con quelli del 2016, una squadra che ha ottenuto qualcosa di eroico soprattutto considerando un aspetto, che non è quello sportivo. Se sul campo la squadra isolana era sicuramente tra le favorite visto il talento e i risultati raccolti nelle Seven Series, la cosa incredibile è stato quello che il gruppo di Baber ha vissuto negli ultimi mesi, arrivando a un passo dal disertare i Giochi.

Il paese infatti ha dovuto fare i conti con la situazione sanitaria che andava peggiorando, dopo aver quasi scampato quello che l’Europa ha vissuto nel 2020, e chiaramente la cosa ha impattato anche sulla squadra. “Con i giocatori ci siamo radunati lunedì 5 aprile, il giorno di Pasquetta. Da allora nessuno ha più visto la sua famiglia: sembra incredibile ma è così, non avevamo certo programmato questa situazione ma sarebbe stato troppo rischioso uscire. Il problema è però arrivato dopo un po’ di settimane, quando con Jerry Tuvai e i giocatori eravamo arrivati a un punto dove c’erano delle vere zone di contenimento anche nel nostro raduno” prosegue Baber “Li stava per crollare tutto, i ragazzi erano pronti a tornarsene a casa. Da capo allenatore ho pensato che se fossero ripartiti per rivedere le loro famiglie sarebbe finita prima di iniziare la corsa in queste Olimpiadi”.

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Ci sono stati due o tre giorni dove la situazione è stata vicina a crollare, quindi il gruppo si è trasferito in Australia per continuare la preparazione, ma c’era il problema di arrivare in Giappone. “Logisticamente è stato un incubo, anche da quel punto di vista abbiamo trovato tanti ostacoli” ha raccontato Baber, senza soffermarsi sull’ormai leggendario viaggio fatto su un cargo di pesce congelato, con i giocatori che hanno trovato posto in un angolo della carlinga. L’allenatore vuole invece parlare d’altro: “Bisogna essere speciali per prendersi un impegno come questo e portarlo a termine. Per alcuni dei ragazzi è stato il primo grande torneo internazionale e la prima volta fuori dalle Fiji. Io penso che non esista un gruppo più solido di questo, se servisse sfonderebbero anche delle pile di mattoni”. Adesso per loro è tempo di rivedere le famiglie e festeggiare, un po’ lo stesso che succederà al gallese che per la prima volta rientrerà in patria dallo scorso 3 gennaio: “Quando accetti un lavoro alle Fiji metti in preventivo tanti viaggi, ma certo una situazione così non se l’aspettava nessuno. Questa per me è stata un’enorme esperienza di apprendimento, ma non sarebbe stata possibile senza il supporto della mia famiglia”. E adesso cosa succederà? “Vedremo, ho un estensione di contratto fino al termine dell’anno. Devo però essere sicuro che anche la prossima sfida sarà ricca di stimoli come questa”.

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