Le ultime sconfitte dei Wallabies portano il CEO Andy Marinos a ripensare radicalmente la regola sull’eleggibilità dei giocatori impegnati all’estero
Non è certamente un bel periodo per il rugby australiano, che a livello internazionale sta facendo una fatica impressionante per restare attaccato al treno delle migliori.
Le sonore sconfitte subite dalle franchigie australiane nel Super Rugby Trans Tasman avevano già fatto intendere che la situazione non fosse buona. La fatica fatta dai Wallabies nella serie – poi vinta – contro una Francia a dir poco sperimentale aveva contribuito a rincarare la dose. Le due sconfitte con gli All Blacks hanno fatto il resto.
Rugby Australia sta pensando ad una radicale modifica della Legge Giteau, che regola la “convocabilità” dei giocatori impegnati all’estero. La cosa era nell’aria, anche perché già per questo Rugby Championship è stato concesso a Dave Rennie di usufruire di due “eccezioni”, ovvero di poter chiamare due giocatori militanti all’estero anche se hanno meno di 60 caps con la nazionale e 7 stagioni disputate in Australia. I due “prescelti” sono stati Duncan Paia’aua e Samu Kerevi.
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La motivazione è molto semplice: in questo momento, l’Australia non può permettersi di snobbare giocatori che potrebbero alzare il livello di una squadra che sta facendo tanta, troppa fatica. Anche perché molti atleti importanti stanno pensando di andare all’estero, e alcuni – come Marika Koroibete, che giocherà in Giappone – hanno anche già firmato.
È ciò che spiega al Sydney Morning Herald il CEO di Rugby Australia, Andy Marinos: «La Legge Giteau è stata introdotta in un momento particolare e per un gruppo specifico, quello della Coppa del Mondo 2015. Ora stiamo lavorando a come adattare le regole sull’eleggibilità. Dobbiamo essere in grado di scegliere da un gruppo più ampio possibile e assicurarci di avere i migliori giocatori disponibili per giocare settimana dopo settimana».
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