Il dibattito sulla prossima mossa della federazione fa discutere i grandi del passato dei Wallabies
La Legge Giteau, la norma che regola la selezione dei giocatori australiani militanti all’estero, è in via di revisione.
Fino ad oggi solamente giocatori con più di 60 presenze internazionali potrebbero essere selezionati per i Wallabies, con due eccezioni nell’intero gruppo di convocati.
Una norma che il CEO di Rugby Australia, Andy Marinos, vorrebbe modificare per consentire a Dave Rennie di scegliere da un bacino di giocatori più ampio, che potrebbe annoverare, tra gli altri la coppia di seconde linee del Top 14 Will Skelton e Rory Arnold.
“Si tratta di una regola stupida – attacca David Campese in un’intervista rilasciata a Rugbypass – Quando sono andato a giocare in Italia e poi sono tornato, la federazione mi ha detto che dovevo giocare tre partite per poter essere convocato di nuovo in nazionale, quindi ho giocato per la prima e la quarta squadra del Randwick lo stesso giorno, e si sono accorti di come quella regola fosse solo una perdita di tempo.”
“Abbiamo Will Skelton, un giocatore che sarebbe decisamente di un altro livello perché gioca costantemente contro giocatori di livello internazionale in Francia, ma non possiamo selezionarlo per la norma attuale.”
Di parere opposto un altro grande del passato della nazionale australiana, Stirling Mortlock: “La coesione fa la differenza: squadre molto coese creano storie di successo che durano nel tempo, guardate ad esempio ai Crusaders.”
“Riportare in gruppo giocatori dall’estero che non formano combinazioni o connessioni pre-esistenti con il grosso della squadra finirà per minare la coesione della squadra. Liberarsi della Legge Giteau è illogico.”
Quel che appare evidente è che i Wallabies potrebbero avere un minimo ritorno in termini di risultati dalla destituzione della norma esistente, ma in questo momento storico sono pochi gli australiani all’estero che innalzerebbero concretamente il livello della squadra. Se la scelta di Rennie è stata di riportare in squadra due centri potenti come Duncan Paia’aua e Samu Kerevi, piuttosto che mettere chili nel pack con le seconde linee di livello internazionale che avrebbe potuto scegliere, forse non tutti sono pronti a fare il passo di ritorno in green and gold.
Se è vero che la federazione ha la necessità di ottenere qualche risultato positivo con la nazionale per stabilizzare il difficile momento del rugby australiano, è altrettanto vero che un’apertura indiscriminata delle frontiere significherebbe forse perdere quello che tutti gli attori coinvolti, franchigie comprese, stanno cercando di costruire in un processo di medio termine che passa inevitabilmente per un momento di difficoltà, fatica e di pochi risultati.
La decisione di Rugby Australia sulla Giteau Law è attesa nei prossimi giorni.
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