I 5 migliori soprannomi dei British & Irish Lions

Chi sono Bieber, Whiskey Face, Kitchen, Snorlax e One Man Band?

Gli highlights della vittoria dei Lions sul Sudafrica, in gara 1 della serie

Bieber e Whiskey Face festeggiano una vittoria dei British & Irish Lions – ph. RODGER BOSCH / AFP

Un elemento fondamentale del gioco della palla ovale, fra quelli che si svolgono fuori dal campo, è l’assegnazione dei soprannomi e una selezione prestigiosa come i British & Irish Lions non si esime.

Qualcuno si porta il soprannome da casa: Maro Itoje è per tutti The Pearl, la perla, sin dai primi tempi ai Saracens, mentre lo Sceriffo Ken Owens deve il suo celebre nickname al mestiere di pubblico ufficiale di un suo zio dalle parti di Carmarthen, nel cuore del Galles ovale.

Finn Russell è ormai White Chocolate un po’ per tutti dopo che il suo ex compagno di club al Racing 92 Simon Zebo ha incominciato a chiamarlo così rubando il soprannome a Jason Williams, cestista NBA anni Novanta noto per la sua collezione infinita di giocate spettacolari, passaggi immaginifici e conigli estratti dal cilindro.

Altri però suonano nuovi e colpiscono subito l’immaginazione: ecco i migliori.

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Bieber

Il capitano dei Lions giusto per un paio di settimane ha sempre cercato di allontanarsi questo appiccicoso soprannome, ma non è mai riuscito del tutto a toglierselo di dosso.

Conor Murray viene chiamato Bieber per quel suo arioso ciuffo da una parte, un po’ alla Justin Bieber, appunto.

Un soprannome che a quanto pare viene da lontano: era il 2012 quando nel ritiro irlandese prima di una tournée in Nuova Zelanda gli venne affibbiato, ed è sopravvissuto fino ad oggi.

One Man Band

E come altro potresti chiamare uno che sa suonare la fisarmonica, il violino, la chitarra e il pianoforte?

È Robbie Henshaw, il centro dell’Irlanda che è stato uno dei soli due giocatori a completare gli 80 minuti in ciascuno dei tre test giocati dai British & Irish Lions contro il Sudafrica.

Con una versatilità di questo tipo, non sorprende che giochi indifferentemente primo e secondo centro, e che qualche volta sia stato messo in campo pure da estremo.

Whiskey Face

Il whiskey può piacere o non piacere, ma anche i più fini degustatori non possono negare quel riflesso involontario che si fa dopo aver buttato giù il primo sorso, stringendo un po’ la bocca e socchiudendo gli occhi per l’alto grado alcolico del liquido ambrato.

Ecco, secondo i suoi compagni di squadra Stuart Hogg ha proprio quella faccia lì. Non sembrerebbe un complimento, di primo acchito.

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Kitchen

Kyle Sinckler. Soprannominato Sinck, per abbreviare. Sinck come sink, che vuol dire lavello. Forse un po’ troppo contenuto per le dimensioni del pilone destro dell’Inghilterra e dei Bristol Bears.

Forse meglio chiamarlo direttamente Kitchen, come cucina. Ecco, così è più adeguato: in effetti la schiena di Sinckler è più o meno grande come la stanza di un appartamento.

Snorlax

Ricorderà chi ha seguito l’ascesa verso la fama dei Pokèmon per esperienza diretta o per esperienza inflitta che Snorlax era quella creatura dalle forme ursine, l’aspetto vagamente minaccioso, ma sofferente di narcolessia.

Snorlax si addormentava in qualsiasi situazione e dormiva a lungo, un po’ come Mako Vunipola, che in ritiro pare dorma per tutto il tempo in cui la sua presenza da sveglio non è richiesta.

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