Ai microfoni di OnRugby il nuovo centro di Colomiers parla della sua nuova esperienza in ProD2, del recupero dall’infortunio e dei contatti con la nazionale
Michele Campagnaro riparte da Colomiers, e lo fa con obiettivi molto chiari: ritrovare confidenza, costanza e competitività ad alto livello. Il centro ex Exeter, Wasps e Harlequins e con 46 presenze nella nazionale azzurra si è raccontato a OnRugby tra passato, presente e futuro.
Innanzitutto, come stai? Hai recuperato dall’infortunio?
Si, sono tornato in forma. È stato un percorso lungo e difficile ma questa nuova avventura spero porti nuove soddisfazioni. Certamente, trattandosi di una ricaduta, c’è voluto più tempo e ho avuto tanti problemi, però adesso mi sento bene. Devo ancora lavorare molto, soprattutto dal punto di vista mentale devo ancora ritrovare confidenza, non avendo giocato molto. Nelle prime amichevoli le sensazioni sono state buone, sto ritrovando gli automatismi necessari, ovviamente è un po’ frustrante perché vorresti tornare al livello che avevi prima ma non è così facile.
Quella di Colomiers è una scelta che a molti è risultata sorprendente, per uno dal tuo curriculum. Cosa ti ha portato lì?
L’ultimo infortunio mi ha dato molti problemi sia dal punto di vista fisico che mentale, mi sono ritrovato “bloccato” nei miei pensieri. Mi sono detto “non posso andare avanti così”, ho bisogno di tornare a divertirmi giocando a rugby. Inoltre, ho sempre voluto fare un’esperienza in Francia. In questi casi il curriculum non c’entra: conta quello che puoi offrire adesso alla squadra.
Hai avuto offerte da altre squadre? Anche dall’Italia?
Ci sono state altre offerte, ma non dall’Italia. La mia volontà era comunque quella di continuare a giocare all’estero, poi ovviamente per il futuro mai dire mai.
Con Crowley, e prima con Smith, hai avuto contatti?
Non voglio fare polemica né dare giudizi: da parte della nazionale non ho avuto nessun contatto. Smith mi chiamò a inizio 2020 subito dopo l’infortunio, poi da lì nessuno si è fatto più sentire. Ovviamente parlo con i ragazzi, ho sentito anche Calabrò (Baggage Master della nazionale, n.d.r.) e il dottore. Ti ripeto, non voglio risultare polemico…
Nessuna polemica, però è un dato di fatto…
Dipende ovviamente da quelli che sono i loro piani, da cosa pensano e dal modo in cui gestiscono il rapporto tra staff e giocatori. Ovviamente ognuno ha il suo modo di gestire. Con Conor (O’Shea, n.d.r.) le cose erano diverse, era un gran comunicatore e ti faceva sentire parte del gruppo anche se non eri lì, ti faceva capire che eri “dentro”, lo faceva anche con i giocatori dell’under 20. È una cosa che fa sempre piacere ai giocatori. Però era il suo modo di lavorare, bisogna accettare anche modi di fare diversi. Non conosco molto Kieran (Crowley, n.d.r.), Franco (Smith, n.d.r.) l’ho avuto a Treviso ma sono passati tanti anni, per cui non posso giudicare i loro modi di fare, però arrivando dall’era di Conor posso dire che fa sempre piacere quel rapporto di connessione che si crea. Poi comunque ci sta che non venga preso in considerazione se non sono nei loro piani, però nel caso vorrei che mi venisse comunicato.
Quindi un pensierino all’azzurro lo faresti ancora?
Certamente. Rappresentare la propria nazione è sempre l’onore più grande. Ovviamente devo meritarmelo, in questo momento so anch’io di non essere al livello per essere selezionato, sento che mi mancano degli automatismi e la confidenza che avevo prima. Spero però di ritrovarmi al più presto, magari dopo 4-5 partite le cose saranno diverse.
Quali sono i tuoi obiettivi? E quelli di Colomiers?
Il mio è sicuramente quello di ritornare in campo con costanza e ritornare ad alti livelli, ho voglia di far bene. È un percorso da fare step by step. Quando sono arrivato qui sono rimasto molto impressionato dal livello e dalla professionalità della squadra, Colomiers è stato sempre nella parte alta del ProD2 negli ultimi anni e sta lottando per la promozione.
Del resto il ProD2 è un signor campionato…
Esatto, anche se è una seconda divisione non sembra che lo sia. Poi è un campionato che puoi decidere tu come viverti: può essere un trampolino di lancio o puoi anche accontentarti di stare lì, ti dà più liberta, anche mentale. Ho vissuto anni molto intensi in Inghilterra, anche dal punto di vista della competitività e della pressione. Ho pensato che adesso devo concentrarmi sul ritrovare le basi e la confidenza, testarmi mentalmente e fisicamente in un campionato di livello più basso rispetto alla Premiership ma comunque di livello. Quella di Colomiers è stata la decisione giusta.
Domanda secca: se potessi tornare indietro rifaresti tutto allo stesso modo? Saresti rimasto così tanto in un campionato così fisicamente probante come la Premiership?
Si, senza alcun dubbio rifarei tutto uguale. Tutte le esperienze che ho fatto sono state fantastiche e molto formative, 6 anni in Inghilterra sono un’esperienza che mi rimarrà per sempre. Ho imparato una nuova lingua e vissuto una nuova cultura, non farei nulla di diverso da ciò che ho fatto.
Francesco Palma
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