La linea di meta: Quando Enrico Ruggeri omaggiò il mondo del rugby

Un noto cantautore italiano e una bellissima canzone dedicata alla palla ovale: oggi raccontiamo “La linea di meta”

La linea di meta: Quando Enrico Ruggeri omaggiò il mondo del rugby

La linea di meta: Quando Enrico Ruggeri omaggiò il mondo del rugby

Di canzoni dedicate al rugby, almeno in Italia, non ce ne sono molte. Eppure cinque anni fa Enrico Ruggeri, uno dei più noti e rispettati cantautori italiani, decise di omaggiare il mondo della palla ovale con un “inno” contenuto nel suo album Un viaggio incredibile. Si chiama La linea di meta, brano arricchito dal parlato dell’attore e doppiatore Francesco Pannofino, indimenticabile voce di René Ferretti in Boris. Del resto, il cantautore milanese aveva già dimostrato di avere una certa dimestichezza con l’epica sportiva, scrivendo brani come Il fantasista (dedicato ad Evaristo Beccalossi, Maradona, Best e Gigi Meroni), Gimondi e il Cannibale La donna del campione.

Il brano è uno spaccato di vita rugbistica: gli allenamenti interminabili, le botte prese, il sostegno e l’attacco alla mano, il boccale di birra e il tifo dagli spalti, la forza fisica (che non significa violenza) e mentale di chi per 80 minuti deve dare l’anima. Tutte cose che magari ad un occhio più attento ed esperto come quello dei nostri lettori possono sembrare scontate e un filino retoriche, ma che assumono una dimensione diversa quando devono essere raccontate a chi – anche grazie a una canzone – può scoprire quello che si nasconde dietro a un campo con 30 atleti e una palla ovale.

«Non è certo ambizione e neppure violenza
e dietro a un’azione non solo potenza
ma forza mentale e fiducia assoluta nel proprio compagno
la spinta che aiuta e l’attacco alla mano
che è senza paura e porta lontano
è la nostra avventura
e questa profonda ferita c’insegna la vita»

Del resto, come racconta lo stesso Ruggeri, il rugby è una scelta di vita, a prescindere dal livello. Una scelta che comporta sacrifici, ma anche condivisione con chi ha preso la stessa decisione e la porta avanti con passione dentro e fuori dal campo. Non si vince da soli, questo è chiaro: anche dire che si vince in 15, o in 23, è forse riduttivo. Quando si vince, vincono tutti quelli che hanno lavorato, anche solo in minima parte, ad ogni progetto.

«C’è un ovale che vola in alto, devi prenderlo al volo
qualcuno ti aiuta, non si vince da solo
perché uniti si può passare
guadagnare terreno
come onde nel mare
e negli occhi vedremo
rispetto reale
per chi abbiamo davanti
ma senza mollare
stringendo tra i denti
il destino di questa partita
è una scelta di vita»

La capacità di porre l’accento sul reale significato e valore delle cose è da sempre uno dei punti di forza di Enrico Ruggeri, che riesce a descrivere in modo dettagliato e comprensibile allo stesso tempo uno sport tutt’altro che semplice agli occhi di chi non lo segue.

Nel prosieguo del pezzo, il passo serrato delle strofe lascia spazio a un ritornello che assume le caratteristiche di un inno, sia per linguaggio che per musicalità. Viene posto l’accento sui «quindici cuori» portati avanti da un paese intero. Il boato del pubblico ad ogni azione, ad ogni gran placcaggio, a ogni giocata da campione: tutte cose che mancano da un bel po’ di tempo, a causa degli stadi che per oltre un anno e mezzo sono rimasti chiusi.

La speranza è che fra poco si possa ricominciare a pieno regime. Nel frattempo, in attesa che la stagione italiana ed europea ricominci, è possibile ascoltare una bella canzone che parla di rugby: sicuramente saranno 4 minuti ben spesi.

Francesco Palma

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