Analisi tecnica della partita, futuro, Accademie e Centri di Formazione: questi i temi affrontati
Una vittoria straordinaria legittimata ancor di più da uno scarto in doppia cifra. Il 27-17 con cui l’Italia Under 18 si è imposta in trasferta contro i pari età dell’Inghilterra ha fatto sussultare di gioia tutto il movimento ovale nazionale. Ma da dove arriva questa affermazione? Ce lo siamo fatti spiegare da Roberto Santamaria, il responsabile tecnico della squadra tricolore, che abbiamo intervistato stamattina, qualche ora prima del rientro a casa.
La vittoria dell’Under 18 in Inghilterra: intervista a Roberto Santamaria
A “caldo”: “In primis voglio esternare tutte le mie impressioni positive rispetto a quanto è successo. Questo fa capire a tutto il gruppo squadra che il percorso intrapreso è giusto, anche se sappiamo che sarà molto lungo. Faccio i complimenti ai ragazzi: hanno sfruttato l’opportunità che, grazie all’organizzazione federale e manageriale, gli è stata concessa. Giocare a livello internazionale in questo periodo di restrizioni non era facile, ma ce l’abbiamo fatta e sono certo che questa partita ci servirà per il futuro”.
Sulla partita, dal punto di vista tecnico: “Abbiamo iniziato male prendendo meta dopo pochi secondi, ma è li che i ragazzi non si sono scomposti facendo vedere tutta la loro serenità e la loro attitudine. Siamo ripartiti come se nulla fosse, prima pareggiando i conti e poi siglando due mete, nel finale di primo tempo, di pregevole fattura. Siamo stati bravi a lavorare con attenzione e continuità su tutte le aree e le fasi del gioco collegando i reparti sia in attacco sia in difesa”.
La questione Accademie e Centri di Formazione: “Dei 26 ragazzi inseriti in distinta gara, ne avevamo 24 che sono passati da questo tipo di percorso. E’ chiaro quindi che tutti quelli che abbiano contribuito alla formazione dei ragazzi in questi anni abbiano anche contribuito, ognuno per la sua parte, alla vittoria di oggi.
La chiusura dei Centri di Formazione e delle Accademie? E’ una domanda alla quale non voglio rispondere. Posso solo dire che noi come allenatori non decidiamo ovviamente i percorsi da seguire, ma che siamo sempre stati pronti a offrire professionalità e opportunità di crescita ai ragazzi sotto tutti i punti di vista, sia per la sfera rugbystica sia soprattutto per quella umana”.
Under 18 e Under 20 ottengono i risultati a livello giovanile, il mondo inizia ad accorgersi dell’Italia: “Il lavoro che viene fatto è tanto e a volte la vittoria di una o più partite è solo la punta di un iceberg ben più complesso e strutturato. Ora ci stiamo rendendo conto di essere finalmente competitivi anche contro gli altri paesi, nonostante le diversità di numeri e forze. Dobbiamo cercare in generale di essere meno legati a un singolo risultato, che sia una bella vittoria o una brutta sconfitta, provando invece ad analizzare e valutare il percorso.
Sappiamo che abbiamo fatto degli errori e che ne faremo ancora: se non li facessimo mai, allora, saremmo i numeri uno al mondo. Dobbiamo prendere successi o ko come occasioni formative e continuare nel nostro lavoro”.
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