L’ex allenatore degli All Blacks non risparmia critiche ai colleghi per il modo nel quale hanno allenato la serie della scorsa estate
Sono parole di fuoco quelle che l’ex allenatore degli All Blacks Steve Hansen (campione del Mondo 2015) ha lanciato verso la serie tra Sudafrica e Lions, andata in scena tra il luglio e l’agosto scorso. Hansen ha detto parlando a un programma neozelandese: “I due allenatori avevano a disposizione pack estremamente fisici ma non avevano fiducia in quello che poteva accadere muovendo il pallone, quindi si sono limitati a darsi delle gran botte. L’obiettivo principale sembrava essere quello di rallentare costantemente il pallone ed essere sicuri che la propria linea difensiva fosse pronta per un nuovo scontro fisico”.
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Hansen ha aggiunto come secondo lui nella serie sia mancato praticamente tutto quello che un tifoso di rugby cerca per divertirsi, cioè velocità, uso della palla e fisicità. E sugli All Blacks? “Non devono essere solo loro a salvare il rugby. Serve che tutti gli elementi coinvolti capiscano che con il pallone in mano serva fare qualcosa, non solamente andare a sbattere”.
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Infine Steve Hansen è intervenuto sull’annosa questione delle regole, dopo che un gruppo di ex grandi campioni britannici (McGeechan, McBride, Edwards, John e Taylor) ha scritto a World Rugby sottolineando la pericolosità del rugby odierno soprattutto per quanto riguarda il discorso legato ai colpi in testa, proponendo come soluzione la possibilità che i cambi siano legati solamente agli infortuni così da, secondo loro, avere un gioco più controllato. Netta la posizione di Hansen: “Questo non cambierebbe di molto la situazione, non sono d’accordo. Ci sarebbero solo giocatori più stanchi in giro per il campo. Il problema principale, per me, è che non c’è un arbitraggio chiaro in base alle regole odierne. Serve rivedere le regole sul breakdown, che ormai è diventata una delle situazioni più usate nel mondo del rugby”.
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