Zebre, Emiliano Bergamaschi: “Abbiamo una mischia giovane su cui poter lavorare. Vogliamo un’alta competitività”

L’allenatore della mischia degli emiliani traccia il suo primo bilancio in vista dell’inizio della stagione 2021/2022

Zebre, Emiliano Bergamaschi: "Abbiamo una mischia giovane su cui poter lavorare"PH OnRugby

Zebre, Emiliano Bergamaschi: “Abbiamo una mischia giovane su cui poter lavorare”. PH OnRugby

Il primo bilancio dopo qualche mese di ambientamento. E’ un Emiliano Bergamaschi entusiasta, ma al tempo stesso analitico, quello che – da allenatore della mischia degli avanti della franchigia emiliana –  ha rilasciato un’intervista al sito ufficiale delle Zebre.

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Il tecnico argentino ha toccato diversi punti: dall’approdo in Italia a Parma alla prospettiva di miglioramento degli elementi a disposizione passando ovviamente anche per lo United Rugby Championship.

Sull’arrivo in Italia: “Il trasferimento in Italia è stato molto rapido, lavoravo in Brasile quando mi si era presentata l’occasione di unirmi allo staff tecnico delle Zebre. E’ una bella sfida per me e la mia famiglia, ma anche una splendida occasione per scoprire la terra dei nostri avi. Sarà bello apprendere la cultura italiana, sono sicuro che sarà una esperienza formativa per tutti noi”.

Sulle Zebre e sul gruppo di lavoro: “Lo staff è molto valido e Mike è una persona straordinaria, dalla mentalità e l’atteggiamento molto aperto. Ci permette di interagire e dire la nostra in ogni momento, mi sento davvero a mio agio qui. La struttura del centro sportivo è ottima. Certo, c’è sempre qualcosa che si può migliorare, ma gli standard sono di buon livello. La squadra è composta da un gruppo di giocatori molto giovani e talentuosi, con la chiara intenzione di migliorarsi e di diventare sempre più competitivi. E’ davvero un bell’ambiente dove poter lavorare”.

In merito agli avanti e agli aspetti su cui lavorare: “Il pacchetto di mischia delle Zebre è molto giovane, ci sono in particolare alcuni prospetti interessanti da sviluppare. In questo momento abbiamo la straordinaria occasione di renderli dei giocatori di livello mondiale. Sappiamo che non siamo il più grosso e il più alto dei pacchetti di mischia del torneo, per cui dobbiamo essere molto intelligenti nell’elaborare una strategia che si possa sposare al tipo di giocatori che abbiamo qui. Sto ancora conoscendo i ragazzi e il loro spirito di squadra, cercherò di imprimere la mia impronta di allenatore nel gruppo”.

Verso l’inizio dello United Rugby Championship: “L’anno scorso gli avanti delle Zebre hanno disputato una buona stagione, registrando delle statistiche di gioco interessanti. Dobbiamo mantenere inalterato questo trend. Personalmente, sto cercando di aggiungere qualche piccolo dettaglio nelle aree di gioco in cui vogliamo continuare a crescere. Il focus del mio lavoro sarà mantenere alta la competitività del pack, migliorando alcuni piccoli aspetti”.

Identità e stile di gioco: “Le Zebre hanno uno stile di gioco chiaro e definito: continueremo a lavorare per allenare una squadra che ama giocare a rugby e mantenere il possesso, senza perderlo con facilità. Dobbiamo sviluppare nei giocatori la consapevolezza di dover fare la scelta giusta nel momento giusto, oltre che l’importanza di mantenere il possesso del pallone”.

Il target da provare a centrare: “E’ difficile da dire. Mi pongo l’obiettivo di mantenere elevati gli standard del club e trovare il modo di alimentare una crescita continua nei giocatori. A livello personale, è anche una bella sfida il riuscire a far integrare la mia famiglia in Italia nel migliore dei modi, ma anche abituarmi io stesso in un nuovo club, una nuova competizione, con giocatori e membri dello staff che non conoscevo prima”.

Un tuffo nel passato, la sua esperienza nello staff dei Pumas alla Rugby World Cup 2015: “Il solo fatto di aver partecipato ad un Mondiale è una bellissima esperienza. Per me, inoltre, non è stata la fine di un percorso, bensì l’opportunità di aggiungere un ulteriore tassello di crescita al gruppo che mi ero trovato ad allenare l’anno precedente; un gruppo che non era abituato al nostro stile di gioco. Abbiamo sviluppato questi atleti in campo, ma anche, cosa più difficile, fuori dal campo. Ogni esperienza, bella o brutta che sia, che fai al Mondiale è positiva, una lezione che ti resta”.

Il suo profilo da allenatore: “Mi piace lavorare molto sui dettagli, ma anche vedere che i ragazzi rispondono autonomamente ai nostri feedback, facendo da soli ciò su cui lavoriamo insieme ogni settimana. Mi piace il momento dell’allenamento, concentrarmi sui dettagli, vedendo poi il risultato del nostro lavoro nella performance dei ragazzi”.

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