La numero 13 e piazzatrice azzurra racconta le 3 settimane di Parma e analizza il futuro delle azzurre fino al mondiale
Protagonista degli ultimi successi azzurri e della qualificazione al mondiale in Nuova Zelanda, oltre ad essere ormai da anni una piazzatrice affidabile e capace di portare a casa punti importanti: Michela Sillari è pronta a disputare la sua seconda Coppa del Mondo, dopo quella del 2017, e nel frattempo si gode questo meritato successo di tutta la nazionale azzurra. «Mi sto riprendendo dai festeggiamenti», confida ridendo a OnRugby qualche giorno dopo la gioia di Parma, prima di raccontare quella che è stata questa ennesima avventura con il gruppo azzurro:
Un grande traguardo, dopo 3 settimane impegnative non solo in campo ma anche fuori, causa bolla…
Sono state 3 settimane molto belle, perché comunque stiamo bene come gruppo. Ovviamente stare questo tempo distanti da amici e famiglia non è proprio facile: anche salutarli allo stadio, dopo la partita, è qualcosa che ci portava alla normalità, e non potevamo farlo se non a distanza. Anche perché abbiamo sempre giocato la prima partita, quindi poi dovevamo lasciare il campo. Sicuramente fare 3 settimane insieme ha aiutato a prepararci per il torneo e a superare anche la batosta contro l’Irlanda, perché aver buttato via quella partita ci ha un po’ tagliato le gambe.
Come sono stati i giorni successivi a quella partita? Che aria si respirava?
Sapevamo che ci saremmo giocate tutto all’ultima partita e che eravamo padrone del nostro destino, nel senso che vincendo saremmo arrivate almeno seconde. I primi giorni ero un po’ “presa male”, anche perché quelle un po’ più più “vecchie” – passami il termine – come me hanno vissuto la mancata qualificazione al mondiale 2014 proprio contro la Spagna. Magari le giovani, non avendo questo vissuto, erano più tranquille di me.
La Spagna ultimamente ritorna sempre, anche nell’ultimo mondiale…
Non siamo partite benissimo in quel mondiale. Con gli Stati Uniti non abbiamo giocato male e con la Spagna contavamo di vincere, ci hanno annullato una meta e poi abbiamo un po’ perso per strada quella partita. Quando poi abbiamo rigiocato contro di loro (nella finale per il nono posto, n.d.r.) volevamo riscattarci, anche perché molte ragazze avrebbero lasciato dopo quel mondiale e volevamo chiudere bene.
Rispetto a quel mondiale e a quell’Italia, come vedi il gruppo di oggi?
Sicuramente siamo migliorate, ma lo hanno fatto anche le altre. Arriveremo a questo torneo con un mix di giocatrici esperte e giovani che invece sono arrivate negli ultimi anni: ci sono tante “vecchie” come me e tante giovani.
Passare per prime vi ha dato anche un girone più agevole, rispetto a quello che toccherà alla vincitrice del ripescaggio…
Il girone in cui siamo capitate è quello più equilibrato, ma ci sono anche tante incognite: con gli Stati Uniti non giochiamo da tanto e il Canada credo di non averlo mai affrontato. Cercheremo di farci un’idea di che squadra è.
Hai parlato prima di questo mix di esperienza e gioventù: ti senti un punto di riferimento per le ragazze arrivate negli ultimi anni?
Non sono una persona che parla tanto, sicuramente in campo cerco di aiutare il più possibile, ma i punti di riferimento più importanti sono Sara Barattin tra i trequarti e Melissa (Bettoni, n.d.r.) e Ilaria (Arrighetti, n.d.r.) in mischia.
Cosa pensi del fatto che le partite siano state trasmesse – pur a fasi alterne – in chiaro dalla Rai?
Quando ci hanno detto che saremmo andate in diretta su Rai Sport siamo rimaste tutte stupite, perché comunque rispetto ad Eurosport è più fruibile da tutti, quindi è un grande passo avanti. Anche solo chi sta facendo zapping può capitare sulla partita e magari fermarsi.
Da neolaureata, com’è cambiata la tua vita sportiva, dovendo conciliare anche altri impegni…
…e il lavoro che non ho cercato (ride, n.d.r.). Mi sono laureata a Parma, quindi anche non cercando mi arrivano offerte da lì, solo che sono a Padova. Poi iniziare l’anno delle qualificazioni mondiali sarebbe stato complicato, trovare un datore di lavoro che ti assume e dopo 2 mesi ti lascia 3 settimane di ferie è un po’ difficile: visto che puntavamo a qualificarci al mondiali ho preferito fare così. Adesso sto facendo un master.
Quindi dopo il mondiale darai la priorità alla tua vita lavorativa?
Sì, l’idea è quella, anche perché non sono più così giovane (ride, n.d.r.), quindi sì.
Le tue percentuali dalla piazzola sono notevolmente migliorate, e anche in questo torneo hai portato tanti punti alle azzurre. Quanto lavoro c’è stato negli ultimi anni sui piazzati?
Ho lavorato con diverse persone, per motivi diversi. A Colorno ho avuto la fortuna di avere Greg Sinclair, che adesso segue l’accademia a Verona e lavorava sia con me che con Veronica (Madia, n.d.r.). Poi ho avuto Roland de Marigny che mi ha aiutata tantissimo, lavorava con i trequarti della maschile ed è venuto ad darci una mano. Ho lavorato anche con Corrado Pilat, che è venuto ai raduni questa estate per lavorare con i trequarti, nonostante anche Ilaria (Arrighetti, n.d.r.) si sia messa a calciare (ride n.d.r.), che ridere!
Francesco Palma
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