Sull’Isola di Smeraldo è il momento di un duro confronto fra le squadre e gli organi con potere decisionale
Dopo la mancata qualificazione alla Rugby World Cup 2022, tradottasi in una totale eliminazione nel Torneo di Qualificazione Iridata tenutosi a Parma, che ha promosso le azzurre di Andrea Di Giandomenico e ha mandato al ripescaggio la Scozia, in Irlanda i toni intorno al cosmo del rugby femminile sono diventati un po’ testi.
Rugby Femminile: Irlanda, i club si lamentano dopo la mancata qualificazione al Mondiale
A prendere la parola via Twitter – tramite una serie di post sul suo profilo ufficiale – è stato il RFC Bantry Bay, che ha esposto il suo punto di vista nei confronti della federazione e non solo.
Il club ha attaccato il Munster Rugby Women’s Committee e poi la IRFU additandoli di molta promozione social e pochi fatti concreti.
Secondo l’RFC Bantry Bay infatti, lo sviluppo del rugby femminile in Irlanda soffre di continui cambiamenti che non giovano al sistema. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata sicuramente la mancata qualificazione alla RWC, ma già una regola relativa al numero di giocatrici obbligatorie da schierare in campo per far disputare una partita aveva fatto scaldare e non poco gli animi: “Siamo stati in silenzio per troppo – si fa riferimento in un tweet – è arrivato il momento di parlare della condizione del rugby provinciale femminile. Il rugby ha sempre avuto uguaglianza fra uomini e donne, ma da qualche tempo non è più così. Il Munster Women’s Committee ha imposto il fatto che per giocare una partita si debba essere necessariamente 15 vs 15, cosa che però nel rugby maschile non esiste. Questo non sempre è possibile. C’è un detto che dice: “Gioca con quanti ne hai, magari non vincerai la partita, ma ti prenderai il rugby”, ecco, lo spirito del gioco non si muove in quella direzione”.
Poi si aggiunge: “Dall’Under 18 in poi si può giocare solo 15 vs 15, ma non tutte le squadre sono attrezzate e non esiste una lega di sviluppo per questa cosa. La soluzione è solo una per arrivare a disputare delle partite: passare dalla fusione con altre società. Per quanto ci riguarda abbiamo fatto dei tentativi in questa direzione, ma sono falliti tutti dopo poco tempo”.
Infine: “ll rugby femminile dev’essere costruito dal basso e aiutato a svilupparsi dando linee guida anche sul gioco e sulle varie aree che lo compongono. In questo momento le ragazze, e il talento che mettono in campo, vengono trattate come “cittadine di seconda classe”: per risolvere la situazione è necessario che Munster Women’s Committee e IRFU affrontino effettivamente il problema mettendo in atto politiche reali e non hashtag con parole vuote”.
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