Paul Griffen a OnRugby: “La mia nuova avventura in Romania”

Dall’Italia alla Romania, passando per il lavoro coi giovani e l’esperienza (che proseguirà) di commentatore televisivo: ecco cosa ci ha raccontato Paul Griffen

Paul Griffen a OnRugby: "La mia nuova avventura in Romania"

Paul Griffen a OnRugby: “La mia nuova avventura in Romania”

A poche settimane dall’inizio della sua nuova esperienza come assistente allenatore del Tomitanii, club della Superliga romena, abbiamo raggiunto al telefono Paul Griffen, che ha raccontato ad OnRugby come sta vivendo quest’avventura in Romania, come è arrivato lì e come vede il nuovo United Rugby Championship.

Ciao Paul, come sta andando questa nuova avventura?

Molto bene, mi sto divertendo. Ovviamente le cose sono diverse rispetto all’Italia, anche se in certi aspetti in realtà sono molto simili. C’è da imparare ogni giorno.

Quali sono le differenze?

Sicuramente il linguaggio (ride, n.d.r.). Mi ha colpito molto anche la struttura fisica dei ragazzi, del resto conosciamo il rugby romeno, è sempre molto fisico. Bisogna migliorare le loro capacità atletiche e la tecnica, ma sono davvero molto aperti e disponibili alle nostre richieste. Ovviamente il tempo è stato molto poco, siamo arrivati a campionato quasi finito, ma individualmente – anche se non si vede dai risultati – stanno migliorando molto: l’obiettivo per il futuro è quello.

Cosa ti ha portato in Romania?

Mi è stato proposto un po’ di tempo fa, tramite una conoscenza personale. Abbiamo parlato un po’ e a giugno, dopo esser stato licenziato dalla Fir per motivi che non ho ben capito, ho avuto questa possibilità di trovare qualcosa di diverso, una nuova sfida e un progetto valido in cui posso portare la mia esperienza.

Come mai è terminato il tuo rapporto con la Fir?

Dopo l’arrivo della lettera ho richiesto un colloquio con il presidente Innocenti: non per discutere la decisione (accettata e rispettata), ma per una spiegazione. Mi è stato detto che non ero più utile: io mi occupavo dei mediani di mischia e del gioco al piede, dai 15 ai 17 anni. Mi è stato detto, testualmente, che questa specializzazione era “inutile con ragazzi così giovani”. Poi però, parlando della chiusura delle accademie, mi ha detto di avere già in mente di prendere degli specialisti di prima e terza linea che potessero lavorare con i club. A questo punto gli ho chiesto come fosse possibile, visto che la specializzazione – come detto – era inutile.

E cosa ti è stato risposto?

Non mi ha risposto, mi ha ringraziato e mi ha fatto un in bocca al lupo per il futuro. Io sono sempre stato trasparente, giro in pantaloncini e infradito, sono me stesso e le persone lo apprezzano. Mi dispiace esser stato allontanato senza un motivo chiaro: avrei capito se mi avessero detto che stavo lavorando male, ma dirmi che non serve più uno specialista quando poi l’anno dopo faranno la stessa cosa è un po’ difficile da digerire.

Tornando alla Romania: il rugby romeno in passato sembrava vicino al salto di qualità, poi non è successo. Come vedi adesso la situazione lì?

Essendo qui da sole 5 settimane è ancora difficile dare una risposta precisa, anche se ho avuto un’impressione molto positiva. Posso dire che il livello è vicino a quello del Top10, è un rugby molto fisico. Le potenzialità sono tante, bisogna sviluppare tutto e cercare – come in Italia – di trovare supporto anche dal punto di vista economico.

Stai seguendo il nuovo United Rugby Championship?

Assolutamente sì! Io amo il rugby italiano, e il fatto di non lavorare più per la Fir non cambia nulla. Anzi, fra qualche settimana dovrei rientrare in Italia e tornerò a commentare le partite a Mediaset. Lo seguo molto calorosamente, la settimana scorsa ho mandato un messaggio a Leonardo Marin dopo il drop: ho avuto la fortuna di conoscerlo e fare degli allenamenti con lui, è un ragazzino che è riuscito a portare ad alti livelli tutto il lavoro fatto insieme ai club e alle accademie.

Delle Zebre cosa pensi? Hai seguito la rimonta sfiorata contro i Lions?

Ho visto solo il secondo tempo. Ho acceso sul 35-0 e il modo in cui sono riusciti a reagire è stato veramente ottimo, hanno rischiato anche di vincerla. C’è stata un’occasione da touche al 70’ che avrebbe potuto davvero riaprire la partita. La seconda partita contro Ulster non l’ho vista quindi non posso commentare, ma sono comunque molto fiducioso. Hanno un grandissimo allenatore come Michael Bradley, anche l’anno scorso sono riusciti a mettere in difficoltà molte squadre, conquistando vittorie importanti e sviluppando tanti giocatori per la nazionale.

Francesco Palma

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