Benetton e Zebre: una giornata tra ombre e luci

Uno sguardo al weekend delle italiane, che hanno raccolto meno di quanto avrebbero potuto ottenere

Benetton e Zebre: una giornata tra ombre e luci (Ph. Mattia Radoni)

Benetton e Zebre: una giornata tra ombre e luci (Ph. Mattia Radoni)

Non un bottino ricchissimo per le franchigie italiane in questo weekend. Se per il Benetton – nonostante la sconfitta in una partita che si poteva vincere – sono arrivati comunque 2 punti molto utili per la corsa playoff, le Zebre non sono riuscite a portare a casa qualcosa di concreto contro dei Warriors poco incisivi, e di certo non imbattibili.

Partiamo dal Lanfranchi, dove la squadra di Bradley ha tutto sommato tenuto testa agli scozzesi per buona parte del match, anche grazie ad una discreta prestazione difensiva. I veri problemi delle Zebre sono emersi palla in mano: rispetto alle partite precedenti, Bisegni e compagni hanno optato per un gioco più arioso, orientato alla ricerca degli spazi.

Spazi che però non sono stati trovati, con l’organizzazione difensiva di Glasgow che ha sopraffatto le combinazioni dei trequarti zebrati, talvolta cestinate a causa di fatali imperizie gestuali e scelte strategiche rivedibili. Forzare la giocata per sorprendere l’avversario è un’idea che fa parte da sempre del bagaglio zebrato, e che in alcuni casi ha anche funzionato. Questa attitudine deve però essere accompagnata da lucidità nei momenti chiave e capacità di prendere la decisione giusta al momento giusto.

Ne è un esempio quanto accaduto al 17esimo del primo tempo: calcio di punizione per le Zebre, sotto 0-7, da posizione molto agevole per piazzare. Fusco gioca veloce nonostante la difesa scozzese si fosse già schierata, finisce in un imbuto di 3 giocatori avversari, si isola e concede calcio di punizione. In una partita che tutto sommato si è giocata punto a punto e in cui Glasgow non ha mai preso il largo, sono 3 punti che potevano fare molto comodo. Tutti gli 80 minuti delle Zebre sono stati caratterizzati da una serie di ottime iniziative (Laloifi, Bruno e Giammarioli tra i più attivi, come sempre) vanificate poi da errori di handling e decision making. Purtroppo, a questi livelli, sono dettagli che fanno la differenza.

Poco dopo il fischio finale è toccato al Benetton scendere in campo. Gli Ospreys hanno avuto un ottimo inizio di stagione (a Monigo è arrivata la terza vittoria su 4 partite) e si stanno concretamente candidando ad un posto ai piani alti, eppure i leoni hanno dimostrato non solo di potersela giocare alla pari, ma – a tratti – sono parsi anche superiori (e non di poco) alla franchigia gallese, mancando solo – talvolta – nelle decisioni chiave e nella capacità di gestire al meglio i diversi momenti della partita.

Partita che si può dividere in 3 fasi. La prima di totale dominio del Benetton, che ha portato meno punti di quanto avrebbe potuto nonostante la superiorità numerica, e che ha visto la prima mezz’ora chiudersi “solo” sul 7-0. Nella seconda parte del primo tempo e all’inizio della ripresa gli Ospreys hanno approfittato delle sbavature avversarie, colpendo 4 volte in meno di 20 minuti, senza dover ricorrere a nulla di trascendentale, con il solito Rhys Webb che ha manovrato con intelligenza fuori dal comune l’attacco ospite, in grado di trasformare in voragine le crepe del muro Benetton. Puro istinto killer, quello che ancora – a volte – manca ai nostri ragazzi. Benché i leoni, in questo avvio di annata, abbiano dimostrato di essere saliti di colpi anche sotto questo aspetto.

Fatto sta che quando la partita sembrava finita, la squadra di Bortolami ha tirato fuori gli artigli si è rimessa in carreggiata, con grande forza d’urto sull’avversario, predominando possesso e territorio nei 20 minuti successivi. Il tutto esemplificato dalla quarta meta dei leoni, che hanno risalito il campo a un ritmo che gli Ospreys non hanno potuto reggere, anche grazie al lavoro del solito Pettinelli e del redivivo Sebastian Negri.

Specchio fedele della perfetta alternanza di ombre e luci del weekend trevigiano è stato Rhyno Smith, che ha alternato alcuni errori, talvolta gravi e banali (non è un’apertura di ruolo, e si vede) a giocate fantastiche partendo molto dietro alla linea del vantaggio. L’ideale sarebbe utilizzarlo come estremo, ma lì c’è un Coetzee che sembra già insostituibile per concretezza. Starà a Marco Bortolami trovare la chiave per valorizzare le qualità di ogni singolo giocatore, perché al di là degli errori sabato Smith ha costruito quasi da solo 2 delle 4 mete dei leoni, e non è un dettaglio trascurabile.

Venerdì prossimo ci sono gli Scarlets, che stanno vivendo un inizio di stagione negativo. È un match che, seppur in trasferta, appare alla portata dei leoni, che non possono lasciarsi scappare altri punti. Soprattutto, proprio perché si tratta di una partita da vincere, sarà un’importante prova di maturità per tutti.

Francesco Palma

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