Italia, Kieran Crowley: “Nazionale A funzionale alla crescita dei giovani. Ci serve trovare identità. Importanti gioco al piede e limitare gli errori”

Abbiamo parlato con l’head coach azzurro, a cinque giorni dal via del raduno in vista di novembre

Italia, Kieran Crowley

Kieran Crowley, il capo allenatore dell’Italia ph. FIR

Da quattro mesi capo allenatore dell’Italia (dal giorno immediatamente successivo la vittoria del Benetton Rugby in Rainbow Cup), Kieran Crowley si appresta a vivere, in questo autunno internazionale 2021 i primi Test Match azzurri.

L’ex Canada, che già aveva diramato delle convocazioni estive, senza però che la nazionale poi giocasse partite, ha selezionato negli scorsi giorni il gruppo che lavorerà per i duelli con All Blacks, Argentina ed Uruguay, con tante conferme ed anche qualche sorpresa, e da sabato 24 inizierà il lavoro in raduno, per rifinire la preparazione. Abbiamo raggiunto Kieran Crowley, per affrontare diversi temi relativi alla sua nuova avventura ‘internazionale’.

Kieran Crowley buongiorno, si sta per aprire il suo percorso alla guida della Nazionale italiana dopo cinque anni al Benetton. Quanto pensa che sarà diverso come incarico? Su cosa crede che servirà concentrarsi maggiormente rispetto all’esperienza trevigiana?

È fuori dubbio che rispetto a quanto fatto col Benetton ci saranno delle modifiche alla struttura di gioco, dovremo fare tutto quello che serve per crescere e raggiungere un livello che ci porti a competere nei test match odierni che sono molto difficili. Al momento l’Italia è 14esima nel ranking di World Rugby, affrontiamo quasi sempre squadre che sono più avanti di noi quindi puntiamo a un miglioramento totale.

Per il tipo di gioco che ho in mente io sarà molto importante il kicking game, dovremo essere bravi a leggere la partita e trovare le giuste posizioni in campo durante tutte le fasi e le situazioni della gara. Affrontando squadre come Nuova Zelanda e Argentina ora, o Inghilterra o Irlanda nel Sei Nazioni, serve capire come evitare di scontrarsi direttamente con quelli che sono i punti di forza degli avversari.

Servirà sbagliare il meno possibile, col Benetton in Pro14 si poteva rimediare a qualche errore, a livello internazionale invece praticamente no.

L’Italia giocherà contro tre avversarie di livello completamente diverso. Avrebbe preferito altre rivali o le va bene così?

Direi che le squadre che sfideremo mi vanno bene. La Nuova Zelanda ha grande capacità di muovere il pallone, l’Argentina è molto diretta e arriva dal Rugby Championship quindi ha più “vissuto” di noi, mentre l’Uruguay arriva carico per aver appena staccato il biglietto per il mondiale. Tutte e tre hanno in più rispetto a noi una cosa: il “vissuto”, si conoscono già e hanno affrontato delle partite negli ultimi mesi, noi no. Per questo ritengo che, oltre alla difficoltà dell’avversario, il primo test con gli All Blacks sarà complicato anche perché avremo poco tempo per lavorare insieme davvero, contando anche che i giocatori che arrivano dall’estero saranno in raduno solo il prossimo lunedì (nel weekend 28-29-30 ottobre Premiership e Top14 saranno in campo, a differenza dello URC ndr). Sarà comunque eccitante giocarla, ma rappresenterà una sfida sotto tanti punti di vista oltre a quelli proposti dai neozelandesi.

Quali possono essere considerati i principali obiettivi di questi test? Cercherà di creare la squadra titolare per il Sei Nazioni o farà diversi esperimenti?

La cosa importante che deve uscire da queste partite è il gruppo, dobbiamo iniziare a trovare una nostra identità di gioco. Sul discorso degli esperimenti è ancora presto per dirlo, le scelte finali devono ancora essere fatte perché comunque aspettiamo la settimana di raduno comune con la Nazionale “A” e avremo comunque bisogno di una rosa allargata. La gestione dei giocatori di settimana in settimana è un aspetto sempre più importante nel rugby moderno.

Qualche giocatore convocato nella selezione “A” potrà far parte della Nazionale italiana a novembre?

È possibile. Valuteremo in base alle esigenze che ci saranno, oltre a quello che assieme allo staff vedremo durante il lavoro fatto collettivamente a Verona.

È preoccupato del fatto che diversi giocatori chiamati con la Nazionale abbiano giocato poco o nulla durante queste prime settimane della stagione?

Sì, ne sono consapevole ma nel rugby di oggi questo è un problema con il quale tanti selezionatori devono fare i conti. Dovremo essere bravi a gestirlo, per evitare di prendere rischi o fare scelte avventate. Abbiamo Minozzi che non ha ancora giocato, Campagnaro che ha messo insieme tanti minuti ma tornando da due brutti infortuni, oltre a giocatori che sono appena rientrati come Negri, Steyn o Morisi. Lo stesso comunque vale per l’Italia “A”, valuteremo strada facendo. Vedremo ora cosa succederà in quest’ultima “finestra” possibile per far giocare certi profili, poi faremo le considerazioni appropriate.

Crede che le ottime prestazioni (con la crescita di qualità complessiva dei team in campo) di recente dall’Italia Under 20 nel Sei Nazioni, piuttosto che la vittoria dell’Italia Under 18 in Inghilterra ad agosto, possano presto dare giovamento e portare impulso anche alla Selezione maggiore?

Le belle prestazioni sono innegabili, la vera sfida è alzare adesso il livello della Nazionale maggiore che non ha avuto la stessa continuità delle selezioni giovanili. Per lanciare i talenti di queste squadre credo che il ricreare l’Italia “A” sia un modo funzionale e importante per provarli in partite comunque impegnative. Vorrei che questa squadra desse la possibilità a un numero sempre maggiore di giocatori di mettersi in luce, soprattutto quei giovani che dopo i bei risultati nelle giovanili possono rappresentare il futuro della Nazionale. La sfida contro la Spagna sarà estremamente interessante perché li metterà di fronte a un livello di test match internazionale.

Riguardo le posizioni di alcuni giocatori, dove vede meglio Carlo Canna? Avrà spazio ancora da centro?

Non considero Carlo Canna un centro, per me lui può dare il massimo se impiegato come mediano d’apertura o eventualmente rappresentare un’opzione a estremo. La maglia numero 15 della Nazionale al momento è “sospesa nell’aria”, perché Minozzi è a secco di minuti, Hayward è tornato nell’Emisfero Sud mentre Zebre e Benetton utilizzano normalmente giocatori che non posso schierare perché stranieri.

Cosa pensa Kieran Crowley dell’avvio di stagione di Mori a Bordeaux? Punterà su di lui da ala o da centro?

Per quanto riguarda Mori ho seguito alcune sue partite a Bordeaux e mi ha fatto un’ottima impressione, ritengo sia fondamentale che un giocatore della sua età abbia la possibilità di giocare a un livello così alto come quello del Top14. La sua posizione la sceglieremo insieme in base alle esigenze che avremo, anche se ha già fatto molto bene giocando ala.

Può dire qualcosa riguardo le assenze di Marcello Violi e Tiziano Pasquali dalle convocazioni sia della Nazionale Maggiore che dell’Italia “A”?

Voglio parlare di chi c’è, e credo che come piloni destri abbiamo dei giocatori importanti. A partire da Riccioni, autore di un grande inizio di stagione coi Saracens. Nocera ha iniziato bene con le Zebre, mentre su Ceccarelli ho parlato con lo staff di Brive e mi hanno assicurato che ha alte performance in allenamento. Nella “A” poi ci sono elementi come Neculai, che può avere un grande futuro, e Swanepoel che può diventare un profilo interessante.

Per la questione mediano di mischia credo che l’inizio stagione di Braley sia stato molto positivo, così come mi ha impressionato Fusco, mentre Varney è comunque talentuoso anche se ha avuto poco spazio a Gloucester in questa Premiership. Nella “A” abbiamo preferito convocare elementi giovani per capire il loro livello e valutarli in chiave futura.

Come sta andando il suo lavoro con Zebre e Benetton?

Si sta rafforzando sempre di più. Sia io che il mio staff abbiamo assistito diverse volte agli allenamenti, abbiamo comunicazioni costanti con Marco Bortolami e Michael Bradley. Anche Quentin Kruger ha avuto diversi incontri con loro, e man mano che la stagione va avanti approfondiamo sempre di più la conoscenza di ogni singolo giocatore e la sua capacità prestazionale con un numero importante di dettagli.

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