Dopo l’introduzione delle norme internazionali per l’omologazione dei terreni di gioco erano sorte alcune polemiche
All’inizio della stagione 2021/2022 la Federazione Italiana Rugby aveva deciso di adeguarsi agli standard internazionali per quanto riguarda l’omologazione dei campi in sintetico, cessando di concedere deroghe per tali superfici.
Una novità che aveva fatto storcere la bocca a molti, specie tra i club che avevano investito per poter avere quel tipo di terreno di gioco e rischiavano di trovarsi di fronte ad un impianto inutilizzabile per le competizioni.
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Con un comunicato ufficiale, però, venerdì 29 ottobre la FIR ha comunicato di aver omologato il 95% dei campi in sintetico italiani: “Nel volgere di pochi mesi abbiamo creato le condizioni perché i club, con il supporto dei due laboratori certificati da World Rugby nel nostro Paese, potessero meglio comprendere come sostenere con successo i test necessari a ricevere la certificazione internazionale e l’omologazione – ha spiegato Giulio Donati, che presiede la Commissione Impianti della Federazione – Oggi, a tempo di record, abbiamo adeguato e omologato la quasi totalità dei sintetici dedicati al nostro sport in Italia, supportandoli nella creazione di una cultura della manutenzione obbligatoria e creando un rapporto agevolato con i fornitori dei sintetici che garantirà, nei costi di manutenzione, anche quelli di certificazione biennale e omologazione annuale, come ulteriore strumento di agevolazione e tutela per le nostre società.”
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La maggior parte dei terreni di gioco di proprietà o in concessione a club italiani è stata quindi resa disponibile e nella maggioranza dei casi potranno tornare a disposizione già per l’ultimo fine settimana di ottobre.
Chiude Donati: “Voglio ringraziare gli uffici federali per aver operato con grande tempestività al servizio dei club, garantendo l’omologazione in tempo reale alla ricezione delle certificazioni, anche ben al di fuori dei normali orari lavorativi, a supporto del nostro movimento”.
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